Un giorno di ordinaria follia, Strane voci...

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novedita
view post Posted on 27/3/2007, 11:58




Starsene seduti in quel piccolo angolo della locanda di Lakeshire non era certo uno dei suoi passatempi preferiti, ma la faticosa cavalcata, il primo sole caldo della primavera e la polvere nella gola spinsero presto il canuto viaggiatore a fare una sosta ristorativa. Stava andando verso le terre delle Steppe Arse, a caccia di lupi, e date le asperità ed il clima di quella regione, non era consigliabile avventurarvisi senza essersi ristorato prima, ed aver placato le propria sete.
Lasciò il cavallo al garzone della locanda, un ragazzetto smunto che non avrà avuto più di quattordici anni, che si occupò felicemente di far bere e riposare la bestia in cambio di pochi spiccioli. Novedita si assicurò che il cavallo ricevesse una equa razione di avena, controllando con lo sguardo il lavoro del ragazzo. I tavernieri ed i loro lavoranti erano, di fama, persone scaltre ed avvezze a tentar di fregare chiunque vedessero poco sveglio, e una lite non avrebbe giovato al suo viaggio. Dopo che il cavallo ebbe divorato il suo pasto, Novedita si tolse il cappello impolverato ed il mantello, li appese ad un porta abiti e si sedette in silenzio ad un tavolaccio presso la finestra. Il sole di mezzodì batteva sul suo volto attraverso i vetri, ed unito all'attesa di essere servito, creava un velo di sonnolenza sull'uomo. Si guardò intorno: pochi tavoli erano occupati, in maggior parte da persone del posto che facevano una pausa pranzo prima di riprendere a lavorare, e qualche straniero che aveva pernottato. Nonostante non ci fosse ressa, il servizio era lento, e Novedita non era il solo ad attendere di essere servito.
Dopo dieci minuti un ragazzetto fece capolino dalla cucina, da dove si spandeva un odore di uova fritte e cacio fresco, e si avviò verso i clienti. Fu attirato dalla figura dell'uomo con i capelli ed i baffi bianchi, il quale incuteva una sorta di rispettoso timore verso il ragazzo che si affrettò a prendere la sua ordinazione. Dopo un minuto, portava una porzione di pane e formaggio, una mela rossa, una tazza d'acqua e un quartino di vino rosso della casa.
Mentre mangiava, Novedita sentì un clangore di armature provenire dal piano superiore. Dopo un minuto, due giovani, goffamente chiusi nelle loro armature bianche, scesero dalle scale. Avevano l'elmo in mano ed i loro visi esprimevano gioia incontrollabile: un sorriso ebete era stampato sui loro volti mentre parlavano fissando il vuoto dinanzi a loro. Parlavano accanitamente, qualcosa su un reclutamento, sugli eserciti del nord.
Novedita non poté fare a meno di ascoltare, e passò velocemente in rassegna tutto ciò che conosceva in merito agli eserciti di Azeroth. Anche se non era ben aggiornato, non gli risultava che esistesse un suddetto Esercito del Nord. Con curiosità, tese l'orecchio indiscreto verso il colloquio dei due giovani. Essi si avviarono verso un tavolo dove già sedeva un uomo bruno, dalla folta barba ispida e nera, che con tono caporalesco si affrettò ad ordinare ai ragazzi di sedersi. Questi ubbidirono all'istante. Novedita assunse uno sguardo assente e rallentò il ritmo del pasto, mentre si sforzava di udire la conversazione.
"Riposo uomini. Oggi è il gran giorno. Il vostro grande giorno. La vostra occasione. Avete la possibilità, unica ed irripetibile, di unirvi al Grande Esercito del Nord. Siete stati scelti da attenti quanto invisibili esaminatori durante l'ultimo anno della vostra vita, ed avete dato prova di valore unico. No non interrompermi...! Le domande a dopo...ora ascolta. I nostri leader, unitamente a noi ufficiali..."
Un improvviso trambusto costrinse Novedita a distrarsi. Sette operai, che lavoravano alla manutenzione del ponte di Lakeshire, avevano interrotto il lavoro e si erano diretti chiassosamente alla locanda. A petto nudo, con indosso solo delle logore braghe lunghe fino al ginocchio, fecero ingresso nella locanda, parlando animatamente, ridendo e spandendo l'acre odore del loro sudore. Le loro voci coprivano quelle dell'uomo barbuto, che continuava a parlare ai ragazzi, seppur infastidito dal trambusto, gettando ogni tanto un'occhiataccia agli operai che, frattanto, avevano ordinato delle pinte di birra e stavano bevendo; ridevano sguaiati e ruttavano in continuazione. Novedita tentò di riconcentrarsi sul discorso di quell'uomo, ma non ci riusciva. Colse solo qualche altro spezzone di frasi: "....l'esimio Principe degli Eserciti del Nord sospetta che..."; "...il Re e suo fratello conseguono una vittoria dopo l'altra..."; ..."e la produzione di grano e legna è aumentata del venti per cento..."; "...per cui, in collaborazione con la Gilda più antica dell'Alleanza..."
A quest'ultima frase captata, Novedita ebbe un impercettibile sussulto. Il suo orgoglio gli impediva di vedere, nella Gilda più antica dell'Alleanza, un nome diverso dalla propria Gilda. Altre ne erano nate prima della sua, questo lo sapeva, ma praticamente nessuna, se non la propria, era sopravvissuta al logorìo del tempo. Cosa potevano sapere quei tre delle Gilde più antiche al momento? Quell'uomo avrà avuto si e no cinquant'anni...più o meno come lo stesso Novedita. Forse era errato pensare che egli non sapesse di più di quanto sembrava sulle Gilde, la loro storia e la loro fama. Ma di quale Gilda parlava? Sforzandosi di ricordare, riuscì a portare alla mente qualche nome di Gilde più o meno antiche, e nella sua mente si formarono solo pochi nomi. Defenders of the Crown? No...erano caduti nell'oblio molto prima...Miracle Blades? No, troppo vecchia...egli stesso ne aveva solo sentito parlare...Night Blades? La Gilda dello Gnomo Robbino si era spaccata per diverbi interni molto tempo prima, e dubitava che i membri di quest'ultima operassero ancora. Non sapeva neanche se Robbino, suo vecchio amico, era ancora in vita.
Tutte queste congetture risvegliarono l'indagatore sopito in Novedita. Dopo diverso tempo era tornata in lui la brama di sapere, di investigare di nascosto. Magari di sabotare. Dividere lealtà. Mettere l'uno contro l'altro. Spiare. Rubare segreti. Aizzare. Tutte queste idee le visualizzava in mente con contorni vaghi, attribuendo all'una e all'altra delle sfocate immagini di ricordi della sua vita, e di episodi eclatanti a cui aveva preso parte, senza però immedesimarvisi troppo. Non aveva una precisa idea di cosa avrebbe fatto...forse avrebbe prima di tutto indagato su questo fantomatico Esercito del Nord. Servivano nomi, e non ne aveva sentito neanche uno pronunciato dall'uomo barbuto, il che poteva far pensare ad una semplice trappola per polli, per infinocchiare quei due giovani ingenui. Forse il barbuto era in realtà un brigante, facente parte di una banda che derubava ed uccideva incauti avventurieri attirandoli con lusinghe e promesse di ricchezza e potere. Nessuno offre ricchezza e potere così, al tavolo di una locanda, a due idioti che scendono accaldati in armatura ancor prima di mettere piede fuori dalla locanda (e a questo pensiero la bocca ed i baffi si contorsero in un lieve sorriso beffardo). Forse quell'uomo faceva parte di una sorta di setta di visionari che da un giorno all'altro avevano tirato su delle storie per creduloni; dei pazzi, come ce ne erano tanti.
O forse era tutto veritiero. Un Esercito del Nord, forte e potente, e glorioso, si andava formando, e collaborava con una Gilda antica che egli neanche conosceva. In effetti non era aggiornato sulle ultime novità: spesso si abbandonava a momenti di inedia durante i quali non si interessava a niente se non starsene solo per boschi e monti, dove le notizie non arrivano con facilità.
Doveva sapere. Doveva saperne di più, i suoi sensi si erano risvegliati dal sonno, ed avevano fame. Una lieve scarica di adrenalina attraversò il corpo del gaglioffo, che si alzò dal tavolo. Entrò in cucina e sbatté le monete sul tavolo, facendo sussultare il cuoco. Si avviò verso l'uscita della taverna, ma prima si fermò al tavolo dove sedeva l'uomo barbuto ed i giovani, che ora tempestavano di domande l'ufficiale (o presunto tale). Alla vista di Novedita, i tre interruppero la conversazione e si voltarono con sguardo interrogatorio e fiero verso l'uomo. Gli operai stavano ancora bevendo chiassosamente.
"Questi uomini sono dei selvaggi..." fece Novedita in tono cortese, "disturbano la vostra conversazione, ed il mio riposo."
I tre non risposero; rimasero ad attendere, come se la frase non fosse bastata a rompere il ghiaccio. Bisognava giocare un'altra carta, e Novedita calò quella della zizzania.
"Ed in più, hanno osato denigrare la dignità di un cavaliere, qual vedo che siete dalle insegne."
Gli operai nel frattempo avevano abbassato il volume della conversazione, e a loro volta tendevano l'occhio e l'orecchio al tavolo dove sedevano i tre soldati. Uno dei giovani alzò nervosamente la mano per passarsela tra i capelli biondi e lunghi. Novedita non aspettava altro che un gesto del genere: gli sguardi degli operai e dei soldati si incrociavano ora; il tumulto era cessato e non volava una parola. Un avventore trascinò rumorosamente la propria sedia lontano dal tavolo, si alzò in tutta fretta e corse via da locale, prevedendo bufera. Questo movimento aveva distratto gli operai e i soldati, e con un breve guizzo Novedita afferrò una coppa di legno dal tavolo dei soldati e la lanciò contro il viso di uno degli operai. Quest ultimo non si aspetava una mossa del genere, e rimase di stucco quando il bicchiere urtò sul suo naso adunco e la poca acqua che ancora c'era si adagiò con un leggero splat sul suo viso. I suoi compagni proruppero in risate sguaiate, e l'operaio offeso si gettò per tutta risposta sul collo del giovane coi capelli biondi, assetato di vendetta. Novedita schivò il tuffo dell operaio e si tenne lontano, uscendo con calma dalla taverna mentre i tre soldati ed i sette operai si azzuffavano e rovesciavano tavoli e sedie. Sentì urla di rabbia e di dolore, calci e pugni e rumore di metallo mentre slegava il cavallo che riposava sotto una tettoia di legno; con un sorriso dipinto sul volto, montò a cavallo e si diresse ad Elwynn, dove avrebbe continuato ad indagare. Le immagini della rissa provocata da lui si affievolirono, e tornò alla sua mente la voglia di indagare e scoprire cosa si celava sotto questo fantomatico Esercito del Nord. Abbandonò il progetto della caccia ai lupi e si diresse ad ovest, verso Stormwind.

Edited by novedita - 27/3/2007, 16:45
 
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novedita
view post Posted on 2/9/2008, 01:00




[Hinterlands, un anno e mezzo dopo]

Seduto su un vecchio ceppo di legno, residuo di un albero abbattuto anni or sono da un fulmine, egli tossì lungamente e sputò a terra. Si allentò il colletto della casacca, sciolse gli stivali e li mise, insieme al mantello, ad asciugarsi al tepore del piccolo fuoco che aveva acceso. Tolse anche i pantaloni, rimanendo in braghe, e li strizzò prima di mettere anche quelli ad asciugare. Maledisse il momento in cui, quel pomeriggio, era finito in una pozza di acqua limacciosa attraversando le Terre Appestate; fortunatamente non l'aveva visto nessuno, ma non avrebbe certo fatto una bella figura. Il bel fusto alto dal passo felpato che scivola ed imprecando s'immerge nella merda...se fosse successo ai tempi delle sue cacce con SkoomA, quell'ammasso di rutti e scoregge avrebbe riso grassamente alla sua faccia, e l'avrebbe preso per i fondelli a vita.
La risata catarrosa del nano caprino echeggiò per un momento nella sua mente, ed un brivido freddo gli corse sul braccio. Cercò di non abbandonarsi ai ricordi, e si distrasse guardando il campo che aveva montato nei pressi di Aerie Peak. Il fuoco teneva lontano i lupi, ed egli saggiamente si era accampato non lontano dalla roccaforte, dove le bestie raramente si avvicinavano. Ma i nani avevano notato il focolare. Dopo dieci minuti, cinque di essi dalle facce rabbuiate fecero capolino tra gli alberi, moschetti alla mano. Egli in realtà li aveva sentiti arrivare, ma aveva preferito aspettarli immobile, così da rassicurarli. Un nano spaventato o eccitato può far schizzare l'inferno dal suo fucile, ed egli non avrebbe di certo gradito una parte di quell'inferno su di lui. Ancora una volta gli venne in mente quel vecchio porco.
"Salute a voi..." disse stancamente, voltando lo sguardo verso i nani. Tenne lo sguardo fisso su di essi per almeno un minuto. I nani borbottarono qualcosa tra loro, poi fecero un cenno e si allontanarono.
Riflette' che era inutile resistere. Cosa può fare un uomo della sua età, solo in mezzo al bosco davanti al fuoco, di notte, in braghe, se non ricordare?
Gli tornò in mente quel giorno nella locanda di Lakeshire. Ricordava bene il rivolo di sudore che gli scendeva sulla guancia mentre addentava il pane, l'aria afosa e sonnolenta del primo pomeriggio...

"Eserciti del Nord e giovani idioti in armatura a mezzodi'!"

Un sorriso allegro si dipinse sul suo volto quando questo motteggio gli venne alla mente. Niente poteva descrivere meglio di esso la situazione che vide quel giorno, e ancora tornò a sorridere pensando a come le cose si svilupparono. Come in un rituale, prese la sua borsetta di pelle ed estrasse del tabacco, della carne essiccata di Wendigo (e qui ebbe un veloce seppur passionale ricordo del suo amico dalle orecchie a punta) e caricò coscenziosamente la sua pipa. Si alzò in piedi e si diresse al fuoco, estrasse un ramo ardente e lo usò per accendere la pipa. Tossì e sputò ancora, mezzo intossicato dai fumi del fuoco, gettando stizzito il ramo nelle fiamme. "Dovrei fumare di meno", si disse, poi diede una lunga boccata e si sedette nuovamente. Le sostanze fumate aprirono alla sua mente le porte di quella calda e soporifera giornata...

Deciso a saperne quanto più possibile sugli Eserciti del Nord, egli si era messo in viaggio per Goldshire immediatamente. La cavalcata lungo la strada fu più lenta del previsto; incontrò diverse carovane che viaggiavano nella sua stessa direzione: chi a gruppi di due, tre o quattro individui a piedi; chi con carretti o a dorso di muli e asini, qualcuno a cavallo. Gente comune, vestita di abiti comuni, con sporte e bisacce, e zaini e fagotti, in spalla, in mano e in testa. Erano tutti uomini, giovani e di media età. Parlavano animatamente tra loro, alcuni gridavano eccitati, altri già sbronzi arrancavano cantando melodie sguaiate abbracciati tra loro, fracassando le bottiglie vuote. Alcuni contadini e braccianti della regione, incuriositi dal clangore della colonna di uomini, si erano spinti sul ciglio dlela strada ed osservavano la carovana passare. Un vecchio contadino gobbo, appoggiato sul suo rastrello, biascicava insulti con la sua bocca sdentata, lamentandosi perche' gli animali si spaventavano a causa del frastuono. Nessuno gli diede attenzione.
Il quadro della situazione era abbastanza chiaro. Dopo essersi fermato un minuto ad osservare il tutto, egli spronò nuovamente il cavallo e riprese il viaggio, aprendosi la strada a fatica tra la calca disordinata e vociante. Lanciò qualche insulto qua e là, riscosse altrettanto, e arrivò a Goldshire.
Il paese era in preda al disordine, ed egli decise saggiamente di non smontare ne' di abbandonare il cavallo. In mezzo a tali calche v'è sempre qualche carogna pronta a fotterne allegramente...
Al centro della piazza c'era un uomo alto, vestito di un'armatura bianca simile a quella dell'uomo barbuto che reclutava i giovani a Lakeshire. Il frastuono delle voci impediva di capire cosa stesse dicendo, ma pareva stesse dando ordini frenetici ai suoi subordinati in bianca armatura per ammutolire e tener composta quella calca di gente. Dopo mezz'ora, la colonna di viandanti era quasi completamente arrivata in paese. Dopo un'ora, l'ufficiale finalmente fu in grado di parlare.
"Sono il Capitano Tholsen degli Eserciti del Nord! Oggi è un grande giorno per noi tutti. Qui si tiene il primo reclutamento ufficiale nella contea di Elwynn! Voglio che sappiate che, in questo preciso istante, altri valorosi ufficiali stanno facendo la stessa cosa in altre regioni. Dopo il reclutamento, ci dirigeremo ad Ironforge e marceremo verso Loch Modan, dove ci uniremo al grosso dell'esercito. Li' inizieremo l'allenamento! Sarete affiancati da valorosi soldati del nostro esercito, i quali vi guideranno verso il raggiungimento della perfetta arte del combattimento!..."
Il discorso si stava facendo troppo prolisso, era addirittura fastidioso ascoltare. E ormai aveva già capito tutto da quando aveva incontrato la colonna di uomini che andava verso Goldshire. Qurgli uomini, come i due giovani in armatura di Lakeshire, si stavano unendo all'Esercito del Nord. Ancora una volta fu stizzito dal fatto di non aver saputo niente prima. Che fosse davvero un esercito di ventura in cerca di avventure e di prestigio, che avrebbe tentato di imprimere il proprio nome nella storia? Guidati da leader carismatici, avrebbero messo a ferro e fuoco le lande dei loro nemici e trattato con freddezza e mero calcolo tutti gli altri? Avrebbero imposto le loro leggi e fatto proseliti nel mondo? Avrebbero avuto acerrimi e leggendari nemici?
Ma no...non è certo questo il modo di muovere i primi passi verso la gloria...una massa di popolani non realizza un grande sogno...ci vuole ben altro...se credono di andare in giro a mettere insieme la gente più disparata e farne una macchina da guerra sono solo degli illusi...
Ma aspetta un attimo, e togli la trave nel tuo occhio prima di veder la pagliuzza in quella dell'altro. Fastidiosissima annotazione letta in un libricino di poco conto, e che ora tornava a pungere. Non era forse così che la sua storia aveva avuto inizio? Non si era forse lui stesso unito ad un gruppo nato dall'unione di un taglialegna e uno studente di magia nera troppo sicuro di se'? Fu costretto a fare un passo indietro.
Tutto ciò lo aveva colto impreparato. Non aveva messo in conto grandi avvenimenti nel futuro...immaginava un'epoca di stallo, di piattezza, dove tutti avrebbero comodamente seduto sui propri allori, veri, falsi o presunti, finche' una nuova era di caos non si sarebbe abbattuta. E allora il mondo avrebbe pianto e maledetto i propri giorni d'inedia...
Gli venne in mente l'immagine nefasta di Andromalius. Il Nero. Il servitore del Giallo. Il membro del Giallo Sigillo. Le sue frasi secche in quella lingua bieca e maledetta, che nessuno o quasi sembrava comprendere. Le sue predizioni, i suoi farneticamenti. La sua sete di distruzione. L'odio che suscitava nei più, la curiosità che destava in altri, la forza che scagliò contro i propri bersagli. Già, bersagli. Forse anche nemici, ma prima bersagli.
"...il salario di 3 monete d'oro ciascuno, pari al vostro primo pagamento, vi sarà consegnato all'arrivo al campo di Loch Modan..."
Questo spezzone di discorso, pronunciato dal Capitano, scrollò Novedita dal suo torpore di ricordi e lo riportò alla questione principale. Egli scosse la testa per scacciare quest'ennesima visione e si concentrò su ciò che aveva sentito, e la sua mente si diresse verso un freddo ragionamento.
C'erano tra le 300 e le 400 persone in piazza. Se il Capitano aveva parlato di reclutamento in altre regioni contigue, sicuramente intendeva le regioni di Duskwood, Westfall e Redridge. Di certo non si poteva contare sui ribelli irregolari di Stranglethorn. In proporzione di densità e in rapporto a quelli reclutati a Elwynn, le regioni avrebbero potuto offrire all'incirca 200, 100 e 150 persone rispettivamente. Non molti di più, pensava. Quindi un totale di 750-900 uomini. Aveva parlato anche di un grosso dell'esercito. Su questa cifra si poteva variare molto, a seconda di una miriade di fattori, tra i quali anche le menzogne degli ufficiali militari, la miglior arma da reclutamento, meglio della coscrizione...Un calcolo pessimistico gli suggerì che il "grosso" dovesse consistere in almeno il doppio degli uomini (che altrimenti, alla vista di un "grosso" non più numeroso di essi stessi, avrebbero probabilmente abbandonato l'impresa) di quelli che partivano. Un totale che si aggirava intorno alle 3000 unità, la cui metà circa prevedibilmente incapace al combattimento. E una paga iniziale che si aggirava intorno ai 9000 pezzi d'oro, e si sarebbe ripetuta a cadenza mensile forse, o bisettimanale. Una cifra importante, non certo da mantenere gli alti Cavalieri di Stormwind, ma degna di nota. Se quell'Esercito possedeva veramente tali fondi, poteva trattarsi di qualcosa di serio.
Sicuramente un esercito del genere non avrebbe creato problemi alle città maggiori come Undercity o Stratholme, ne' questi pazzi si sarebbero addentrati nei dongioni di Naxxramas. Ma potevano creare grattacapi se si fossero diretti a Tarren Mill o nei boschi sinistri a sud di Tirisfal. Di sicuro avrebbero suscitato però attenzione da parte dei Negromanti e dei Cavalieri Neri, che avrebbero meditato vendetta. In pochi minuti, Novedita si rese conto che questi uomini avrebbero potuto creare più problemi di quanti ne potessero risolvere armati di bottiglie rotte e braccia flebili. Di certo, la sua mente aveva viaggiato molto, e si era posto numerose condizioni da verificare affinche' questa sua idea potesse aver luogo, ma ormai doveva andare fino in fondo ed indagare.
L'intera questione poteva essere una gran bufala o un'interessante avventura, ma ciò che contava adesso era l'azione. Egli aveva notato ormai che col passare degli anni la mente tende ad intorpidirsi e rimuginare sul passato, trascinando con se' il corpo in questo torpore. Aveva cominciato ad avere queste sensazioni da tempo e stava per abbandonarvisi, ma un colpo di reni del suo sopito orgoglio e un pò di fortuna forse lo avrebbero aiutato, ora. Nulla è peggio dell'intorpidimento della mente, lo aveva sempre pensato, anche se, ad occhio esterno, il gaglioffo ispirava tutt'altro.
Pensò alla prossima mossa. Certo, poteva fare tutto da solo, ma ora pensare ed agire in fretta era diventato più difficile. Forse avrebbe fatto meglio a farsi aiutare da qualcuno. Scorse rapidamente nella mente le facce amiche della sua vita, tagliò fuori i morti, i dispersi e i traditori e scelse la persona che riteneva più giusta, meravigliandosi subito dopo di aver dovuto pensare così tanto. Diede un colpo di speroni al cavallo e lo indirizzò ad ovest, sulla strada che portava a Westfall.
Novedita non fu sorpreso di non trovare la sessa situazione di Elwynn a Westfall. A Sentinel Hill non c'era la rumorosa folla di Goldshire, ma solo i soliti abitanti del posto. Fieri e coraggiosi. Aveva sempre invidiato questi uomini nel suo profondo: difendevano da sempre la loro regione a costo delle loro vite, senza che gli implorati aiuti arrivassero dalla capitale. A distanza di anni, nulla era cambiato sotto quel punto di vista: ancora oggi pendevano taglie sulla testa di nuovi criminali, c'erano campi da pattugliare, gnoll da scannare e murloc da tener lontani. Abbandonati a loro stessi, gli abitanti di Westfall si difendevano strenuamente.
Novedita lasciò il cavallo legato alla staccionata della taverna e vi entrò. Guardando verso il soffitto si ritrovò a sorridere: il tetto dell'osteria era crollato di nuovo. In vent'anni era successo almeno altrettante volte: a causa della taccagneria del padrone del locale, le riparazioni erano sempre state fatte frettolosamente e da operai di dubbia efficienza, e puntualmente ogni anno il tetto crollava, vuoi per un motivo, vuoi per un altro. Aveva letto un manifesto di sberleffo nella taverna di Lakeshire (i tavernieri di Azeroth erano spesso in rivalità tra di loro) dove ogni persona che aveva assistito ad uno degli episodi di crollo lasciava una riga di sfottò. Aveva saputo anche che stavolta, offeso dagli sberleffi, quel taccagno si fosse deciso a chiamare degli operai degni di questo nome. E sapeva già chi poteva essere stato incaricato di questo lavoro.
Su un ponteggio di legno stava un uomo ben piazzato, intento a prendere misure con una squadra. Novedita lanciò un fischio all'uomo che si voltò di scatto con un sorriso sincero dipinto sulla faccia...

Edited by novedita - 7/9/2008, 17:23
 
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novedita
view post Posted on 3/9/2008, 01:26




"Messere! Che piacere rivedervi!"
C'era solo una persona che, a distanza di tanto tempo, potesse ancora chiamarlo "messere" senza accompagnarvi una nota sarcastica. Un uomo la cui mente semplice, sincera e schietta non aveva mai cambiato il modo di trattare i suoi compagni di Gilda. Sempre lo stesso, indomito entusiasmo e la stessa devozione, la stessa sincera allegria nel vedere qualcuno a cui si tiene. Un uomo che pareva ancor ora ringraziare i suoi compagni per la sorte che gli avevano riservato e per il modo in cui lo avevano strappato all'inedia e alla povertà, trascinandolo in situazioni ed avventure che non avrebbe neanche mai letto sui racconti fantastici che abbondavano nella letteratura umana.
"Sor Mirillano...sor Mirillano," fece Novedita, "finche' vivrai tu, e la gente come te, il mondo si terrà in piedi...spero solo di morire prima di te, e data a mia età, credo che anche nella morte sarò fortunato..."
Mirillano, che nel frattempo era rimasto ad ascoltare, lasciò cadere a terra la squadra e balzò giù dalle impalcature. Si batte' un poco i pantaloni per pulirli dalla polvere e tese il braccio al canuto compare, che ricambiò vigorosamente il saluto. Novedita aggiunse qualche pacca sulla spalla e un sorriso: era un vero piacere ritrovare una persona fidata.
"Sono stato in ansia durante l'ultimo anno," fece Mirillano, "le notizie erano sparute e...ma noto con piacere che come al solito sapete come mantenervi la pellaccia addosso!" e subito si morse la lingua, temendo di esser stato troppo volgare. Nessuno della Gilda aveva mai osato alzare una mano su Mirillano, ma in altri tempi Novedita non gli avrebbe fatto passar liscia una tale espressione senza almeno rispondergli in modo brutale. Ma con gli anni il gaglioffo si era ammorbidito verso i propri compagni. Da una parte si sentiva anche responsabile delle sofferenze che quest'uomo aveva dovuto patire durante la sua vita nella Gilda. Che colpa aveva lui negli intrighi delle alte sfere? Eppure anch'egli era stato perseguitato. E mille altre volte aveva messo a repentaglio la propria vita per seguire ora quel matto di SkoomA nelle sue avventure, ora Novedita in terre orchesche, ora nei deserti di Tanaris, da solo, lontano da tutti, un contadino esposto a mille pericoli per recuperare oggetti rari per conto della Gilda. Ricordò quando Mirillano aveva insistito nell'accompagnare lui e SkoomA in una ronda per Stormwind e si erano ritrovati a combattere contro il mago nonmorto Moriar e i suoi lacchè, e di come avesse coraggiosamente sparato tutti i suoi colpi d'archibugio, seppure inutilmente, contro il fetido carognaccio, e di come si fosse avventato su quest'ultimo a colpi di mazza. Di quando rimase solo alla Torre della Gilda, insieme alle guardie, quella volta che la sede fu assalita da guerrieri nonmorti. Di come avesse accompagnato SkoomA e Franca nella caccia ad Un'Goro, e ancor ora glie ne era grato, perche' grazie al sale cher aveva in zucca aveva badato a quei due svitati. Si ricordò di quando lo vide correre a perdifiato verso di lui e Hilog, durante una perlustrazione a Hillsbrad, inseguito da una pattuglia di scheletri arcieri che si accingevano a tirare contro di lui, e di come, seppur nell'ansia della corsa, egli fosse riuscito ad inserire quella parola, "messere", nella sua richiesta d'aiuto: "Messeri...temo di essere stato scoperto!" aveva gridato con la lingua di fuori dallo sforzo...
Assalito ancora una volta dai suoi pensieri, Novedita si era appena reso conto che Mirillano gli stava parlando ma lui non ascoltava. Quando Mirillano tacque, tagliò corto invitandolo ad andare in un posto tranquillo dove parlare tra vecchi amici. Senza far domande, Mirillano invitò Novedita a seguirlo fuori dall'osteria. Lasciò detto all'oste che avrebbe ripreso i lavori al più presto, ma aveva bisogno di qualche ora per discutere un'importante questione di famiglia.
Essi si sedettero su una panca nel patio dell'osteria. C'erano solo loro due a godersi l'imbrunire della giornata al fresco della veranda. Un ragazzo portò, senza che nessuno lo chiedesse, una brocca di vino rosso e due coppe, e senza proferir parola si ritirò subito dopo. Mirillano versò il vino mentre Novedita caricava la pipa. Dopo un brindisi e una sorsata di vino, Novedita iniziò a parlare senza preamboli.
"Hai sentito parlare degli Eserciti del Nord?"
"L'Esercito del Nord?" lo corresse Mirillano. "Sì. E' già da qualche settimana che gira in queste lande cercando proseliti in giro. Io in verità, di esercito vero e proprio non ho visto neanche l'ombra. Ma i loro ufficiali ne parlano molto, e ne intessono grasse lodi. Pare che vogliano creare una linea d'assedio nelle Terre Appestate. Vogliono partire da lontano, circondando l'aera est delle suddette terre e bloccare le vie d'accesso."
Novedita fu sorpreso dalla prontezza di Mirillano. In altri tempi era lui quello che sapeva le cose, era informato su avvenimenti, intrighi e guerre. Ora aveva bisogno di informazioni da Mirillano, il che gli suonava strano. Stava perdendo colpi? "Ma no, caccia via questo pensiero. Sei solo stato via per troppo tempo." pensò.
"Che altro sai su di essi? Chi lo comanda? Da dove sono spuntati?"
"In verità, sembra che alcuni eroi di fama abbiano messo insieme le proprie forze per compiere questa impresa. Almeno un paio di Gilde, che io sappia, hanno reclutato mercenari a Kalimdor e li hanno portati qua. Ora tentano di rimpolpare le fila con milizia locale, ma se volete sapere la mia, non credo..."
Novedita lo interruppe bruscamente. "Cosa sai sui loro piani?"
"Non molto messere...ho incontrato questi uomini d'arme quattro giorni fa qui a Sentinel Hill. Ero stato convocato per le riparazioni al tetto dell'osteria, e mentre decidevo il da farsi sono piombati in paese. Il loro araldo ha cercato invano di parlare alla gente...qui hanno tutti il dente avvelenato, sono in collera con Stormwind per gli aiuti negati e hanno già abbastanza grattacapi per pensare di regalare i loro uomini ad una causa sconosciuta. Sapete, ormai la Milizia del Popolo conta solamente 100 uomini o poco più...."
"Vai avanti."
"Come vi dicevo, la loro proposta di reclutamento non ha attecchito qui. All'inizio era solo una discussione, poi i toni si sono alzati, si sono levati fischi, poi spintioni e lanci di uova. L'Esercito del Nord se n'è andato con le pive nel sacco da Westfall...! A quanto ne so, solo una decina di scapestrati li hanno seguiti. Due dei fratelli Molsen, insieme ad alcuni loro compari di dubbia natura..."
Novedita trasse un lungo respiro dalla pipa. "Dicevamo dei loro piani..."
"Sì. Io so solamente che intendono cingere d'assedio le vie principali delle Terre Appestate dell'est. Alcuni soldati mi hanno detto che intendono montare campi provvisori lungo il fiume Thondroil, sul ponte che lo attraversa, e di bloccare i passi di montagna a sud. Una volta assicuratisi l'embargo alla regione, probabilmente tenteranno una sortita a Corin's Crossing."
Corin's Crossing. Una volta era una fervente stazione commerciale, sempre piena di gente di tutte le razze. Dopo l'invasione del Flagello era diventato un'avamposto dello stesso. Ricordava ancora ora quando vi si era avventurato per la prima volta insieme a Paladino Harek e l'immancabile mastro SkoomA. Novedita voleva avvicinarsi alla città ma gli altri due glie lo sconsigniarono caldamente, avendo già visto il luogo. "Stai solerte Novedita! Gli abomini ti sbuciaranno la trippa con le loro asce!" Egli aveva riso al grottesco commento del nano, ma non rideva più quando, scoperto da uno spettro, era stato attaccato da alcuni ghoul. E non era neanche a venti metri dalla prima casa. Fortunatamente i compagni lo avevano seguito a distanza e, mentre la testa di uno dei ghoul saltava in aria, fracassata dal colpo d'archibugio di SkoomA, Harek caricò gli altri tre con il suo scudo, gettandosi con tutto il peso del corpo. Protese anche il braccio destro in avanti, schiantando la sua mazza d'argento contro il duro cranio di uno dei ghoul. La mazza si ruppe in due e Harek, per l'impeto della carica, rovinò a terra. Altri nonmorti arrivavano, attirati dal trambusto. Novedita riuscì a tenere a bada i ghoul abbastanza da dare il tempo a Harek di rialzarsi e pararsi con lo scudo. Mentre parava i colpi dei ghoul, il Paladino cercava invano a tastoni la sua scimitarra corta che portava appesa al cinturone, ma Novedita notò che si era sganciata nel ruzzolone ed ora era troppo lontana. Harek teneva lo sguardo concentrato sui suoi nemici, parando i loro colpi, ma non vedeva la propria arma e continuava a cercarla a tastoni. SkoomA caricò i ghoul sul fianco con la sua lancia da caccia, impalandoli cagnamente; bestemmiando, consigliò ad alta voce una saggia ritirata. I tre scapparono e si rifugiarono tra le rocce a sud del paese, dopo aver corso per un chilometro.
SkoomA e Novedita si sedettero a terra a riprender fiato. Harek, dopo una breve ma rituale preghiera di ringraziamento, si alzò in piedi, sguardo rivolto verso terra. La sua faccia arrabbiata esprimeva tutto il dispiacere per aver perso un'arma pregiata e sicuramente costosa. Novedita ricordava bene quella facciona quadrata e la grossa mascella corrugata, le labbra protese grottescamente verso il basso e il nero ciuffo di barba appuntita di Harek. Il Paladino stette in silenzio per qualche secondo, poi sorrise e, mantenendo lo sguardo fisso nel vuoto, disse:
"Non dite a Hilog che sono caduto caricando in combattimento, altrimenti ricomincia con le sue accorate prediche sulla necessità di mantenere una perfetta arte di scherma e...tutte le sue parolone..."
Il prurito di un morso di insetto lo riportò alla normalità. Erano passati almeno dieci minuti, e probabilmente si era appisolato. Mirillano aveva atteso in religioso silenzio un'altra domanda o il proseguo del discorso, ma alla fine si era accontentato della compagnia di un suo vecchio compare, senza chieder niente.
"Voglio saperne di più su questa storia. Sai Mirillano, ho pensato che questo Esercito del Nord potrebbe creare dei grattacapi. Se disturbano troppo a lungo il Flagello, potremmo ritrovarci un'orda di ghoul e zombie alle porte di casa nel giro di due settimane. Non è che mi vada molto a genio l'idea...ho deciso di seguirli e vedere gli sviluppi della faccenda."
"Hai parlato con Randall?" chiese Mirillano. Novedita ignorò di proposito la domanda.
"Partirò domattina credo. So che l'Esercito del Nord si radunerà a Loch Modan a breve...e un pò di giusta compagnia non mi guasterebbe. Se vuoi puoi unirti a me. E' tanto che non facciamo un viaggio io e te..."
"Io e voi, da quando mi avete portato a Ratchet a caccia di Tauren! Non vedo l'ora di partire!"
"E come la metti con il lavoro?" disse tagliente il Novedita. Sapeva di toccare Mirillano su un argomento caro.
"Questioni di famiglia, messere. Niente è più importante. Lascerò le mie direttive ai due operai che ho portato con me. E se non saranno in grado di riparare il tetto, vi aspetto l'anno prossimo alla taverna di Lakeshire per scriverne di come questi poco caprini signori non siano stati in grado di dare un tetto alle proprie teste!"
Novedita rise brevemente, ma di gusto. "Si cena?"
"Indubbiamente messere. Lo stomaco chiama, e risponderemo in solerzia. Chiederò all'oste di apparecchiare per due, ma per stasera non accennate egli al fatto della mia dipartita, altrimenti metterà merda di murloc nella zuppa di fagioli e farà scatarrare il proprio cane nella mia birra!"

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novedita
view post Posted on 5/9/2008, 19:21




Dopo una frugale cena, i due compari sedettero per non piu' di una mezz'oretta dinanzi al fioco focolare della taverna. Il vento passava dal grosso buco del tetto e raffreddava le ossa, oltre a spargere cenere e braci per terra, ma ne' l'oste ne' gli altri avventori sembravano preoccuparsene. Dopodiche' si ritirarono in una piccola stanza con due letti e si distesero per riposare. Mirillano si addormentò presto, e Novedita lo invidiò; chi dorme placidamente e non fatica a prender sonno ha pochi pensieri gravosi, o ha la coscienza pulita, o entrambi. E forse non si poteva dire lo stesso per il baffo balordo...
Prima di cadere nel sonno, Novedita ripensò al discorso con Mirillano. Era talmente preso dai flash dei suoi ricordi negli ultimi due giorni che gli capitava di isolarsi o non ascoltare le persone. Aveva anche dimenticato di chiedere alcune cose importanti a Mirillano; decise che glie le avrebbe chieste strada facendo, dopotutto il viaggio rischiava di essere noioso.
L'indomani fu svegliato dalla mano di Mirillano che lo toccava lievemente sulla parte anteriore della spalla destra; ricordava che il suo compare fosse particolarmente sensibile al tocco fisico mentre riposava, abituato com'era a dormire con un orecchio sempre vigile, o in stato di perenne tensione o all'aperto, dove le bestie sono spesso predatrici silenziose e letali.
Novedita sollevò le impannate della finestra e un brivido lo attraversò quando il freddo vento della mattina sfiorò la sua pella ancora intorpidita dal caldo delle coperte. Il sole non si era ancora levato; Mirillano era già pronto, tese al compare una colazione frugale fatta di frutta fresca e scese le scale. Novedita lo osservò mentre sellava i cavalli e dava un'ultima controllata ai bagagli. Si soffermò ancora una volta a pensare ai pericoli e alle peripezie che quell'uomo aveva affrontato insieme alle Gilda, ed a causa di essa; provò un leggero senso di colpa verso di lui, e si chiese se avesse fatto la cosa giusta nell'invitarlo a venire alle Terre Appestate. D'accordo, glie lo aveva chiesto, ma Mirillano aveva preso la domanda come una formalità ed aveva subito accettato, convinto come sempre di dover agire per conto della Gilda. In realtà, Novedita aveva preso questa iniziativa da se', e non aveva avvertito nessuno all'infuori di Mirillano, ma quest'ultimo non si era fatto problemi a caricarsi di quest'ennesimo fardello e a partire. Quando Mirillano alzò il suo sguardo verso la finestra, Novedita si affrettò a prepararsi e a scendere le scale. Dopo aver sistemato la propria roba, salì in sella e fece cenno a Mirillano di seguirlo; solo allora si avviarono a nord, verso Elwynn Forest.
Procedettero di buona lena e al primo sorgere del sole giunsero a Stormwind. Erano mesi che Novedita non vi metteva piede, ma non si soffermò su niente e nessuno, procedendo svelto verso il Quartiere dei Nani, seguito a ruota dal Mirillano. Da lì, presero il solito tram gnomico e viaggiarono spediti verso Ironforge.
La capitale dei nani metteva molto più a proprio agio Novedita che Stormwind: era una città più tranquilla sotto alcuni punti di vista. Le genti di Ironforge erano molto dedite al proprio lavoro e alle proprie attività, non facevano domande indiscrete e non creavano problemi di sorta. La piazza di fronte l'entrata era trafficata ma non c'erano i damerini, gli ubriaconi, gli attaccabrighe e i perditempo di Stormwind.
"Passiamo alla distilleria a prendere un pò di rum," disse Novedita, "le Terre Appestate sono fredde e inospitali e la pansa calda ci terrà il morale alto..."
"Volentieri!" disse Mirillano. I due sostarono una decina di minuti nella distilleria, soffermandosi a discutere sulla qualità e sul prezzo delle bottiglie con il proprietario. Dopodiche' visitarono le stalle per comprare dei ferri di cavallo robusti, in caso di bisogno. Novedita soffermò lo sguardo su alcune bardature da battaglia in vendita presso le stalle. Erano fatte in cuoio bollito rinforzato, e coprivano completamente i fianchi ed il collo dell'animale. Non erano certo bardature da guerra, ma potevano tornare utili e proteggere le bestie contro i graffi e i morsi dei nonmorti. I ghoul non alzavano mai molto le braccia, appesantite dal marciume, e non graffiavano mai più alto della coscia. Alcuni di essi, più agili, sembravano avere una particolare predilezione per il collo degli animali, ed erano soliti balzare su di esso con voracità. In questo modo spesso spaventavano o ferivano gli animali, disarcionando il cavaliere sul quale poi si gettavano. Ricordava quella volta, mentre si avviava a Scholomance con Randall e Hilog...
Mentre i tre attraversavano il ponte che conduceva alla fortezza, erano stati assaliti da alcuni ghoul balzati fuori dalle acque limacciose del lago. Randall era in testa alla fila e il suo cavallo fu preso d'assalto dalle creature, che lo graffiarono in profondità col le loro unghie spesse. L'animale nitrì profondamente per il dolore e s'impennò, gettando Randall a terra e scappando via dalla fortezza maledetta. Dopo una breve battaglia, i tre si sbarazzarono dei ghoul e andarono a recuperare il cavallo. L'animale era vivo e visibilmente spaventato. Zampe e muso non presentavano danni, ma i fianchi erano fittamente lacerati dai graffi. L'animale morì due giorni dopo...
"Belle eh?" Fece un nano a Novedita, riprendendolo dal suo temporaneo torpore. "Le ho fatte io stesso insieme ai miei due figli. Ne abbiamo fatte dieci, ben otto sono state vendute! Guardate l'intessitura del cuoio, la sua lucentezza e sopratuttto il suo spessore. Senza contare che sono molto leggere e non appesantiranno molto le vostre cavalcature...che peraltro sembrano ben in forma! Lasciatemi dire che possedete due bellissime bestie! Secondo me sono più che in grado di sopportarle..."
Novedita era un esperto in pelli. Le aveva lavorate da quando aveva otto anni. Aveva imparato i rudimenti presso la bottega di un pellaio a Tanaris, e successivamente aveva continuato da se'. Quando partì per i suoi viaggi, che lo avrebbero condotto ad Elwynn, la sua capacità gli fu molto utile per sopravvivere, barattare e vendere, e le sue conoscenze aumentarono di molto. Erano più di quarant'anni che aveva intrapreso questa carriera, ed era la cosa che più lo appassionava. Se il nano mentiva se ne sarebbe accorto, e gli avrebbe fatto fare una figuraccia non da poco. Si soffermò ad analizzare le bardature...
Erano ottime. Il cuoio era davvero di ottima qualità, la foggia perfetta ed erano indubbiamente nuove e in perfetto stato. Riconobbe il buon lavoro ma non parlò. Se avesse intessuto lodi al nano riguardo il lavoro, egli avrebbe scaltramente aumentato il prezzo; il furbacchione ovviamente non aveva ancora pronunciato la cifra, pronto com'era a modificarla secondo i suoi piaceri. Stette non più di dieci secondi a guardarle, poi proferì:
"Sembrano buone. Quanto vuoi?"
Il nano, colto un pò alla sprovvista, esitò un secondo, poi disse:
"100 monete d'oro l'una."
Il prezzo era buono, tutto sommato. Sicuramente il nano ci stava guadagnando, ma si aspettava un prezzo più alto. Novedita si affrettò a dire:
"100 monete. E' quanto hai detto. Lasciati dire comunque che hai una bella stalla, e l'averci inserito un'attività di vendita supplementare è stata un'idea superba..." Con la coda dell'occhio gettò uno sguardo a Mirillano che lo osservava. Quel pelato era veramente sveglio...
Si mise dinanzi al nano e disse: "Siete un commerciante ragionevole." nello stesso istante, con la mano destra posizionata dietro la schiena fece un piccolo gesto verso Mirillano, che il nano non poteva vedere a causa dell'imponente figura dell'uomo. Il gesto, uno dei cenni tradizionali della Gilda, era comunemente chiamato "Concorda". Colui al quale veniva fatto il cenno doveva, alla prossima occasione possibile, concordare con colui che aveva fatto il gesto. Subito dopo Novedita si voltò verso Mirillano e chiese:
"Tu che ne pensi?"
Mirillano si avvicinò alle bardature e fece finta di ispezionarle e d'intendersene, concordando in fretta che l'affare era da farsi. Il nano non aveva avuto il tempo di dire un'altra parola da quando aveva dichiarato il prezzo iniziale. Questo era solo uno dei mille espedienti che Novedita aveva imparato per vivere al meglio con il minimo sforzo. Ne sapeva delle belle, ed aveva sviluppato anche tecniche "in due", come le chiamava lui, da attuarsi con l'ausilio di un compare abbastanza scaltro e svelto. Era piacevolmente sorpreso dalla reattività di Mirillano, molto meno ingenuo di quanto lo fosse anni prima; dopotutto, Mirillano non aveva solo dato alla Gilda, qualcosa l'aveva anche preso. Fu sorpreso anche dal fatto che i due avessero istintivamente usato un gesto comune di Gilda dopo tanto tempo. Significava che c'era ancora qualcosa che legava tutti, forse.
In pochi secondi i due avevano portato il nano a vendere le sue costose creazioni al prezzo minore. Mirillano aprì automaticamente la sporta del denaro, pronto a pagare la metà del costo totale. In genere in Gilda usavano così. Tranne Franca, pensò Novedita. Se fosse stata viva, l'avrebbe sollevata volentieri da terra prendendola per le orecchie, o per i cicci. Quella stronzetta aveva almeno 400 monete d'oro di debito con la Gilda...
Novedita fermò la mano di Mirillano. "Non stavolta compare...offro io!"
Mirillano fu allietato dall'evento e accettò umilmente. Novedita contò il denaro dinanzi al nano e fece per consegnarglielo, quando una voce catarrosa appena fuori dalle stalle gridò:
"100 monete d'oro per tutt'e due! Lo sappiamo tutti che le hai rubate a Therabas..."

Edited by novedita - 9/9/2008, 02:24
 
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novedita
view post Posted on 7/9/2008, 18:03




I due compari, il proprietario delle stalle e altri due avventori presenti si voltarono di scatto per vedere in faccia chi fosse il villanzone che aveva gridato quella frase. Ma qualcuno aveva già capito di chi si trattasse...
La sua figura si stagliava, o meglio non si stagliava, per quel metro o poco più come al solito. I capelli lunghi e unti, le trecce nodose dei baffi e la pansa più larga di una volta, il Messere Caprino aveva fatto la sua entrata in scena con la solita verve. Gli occhi ridotti a piccole fessure e lo sguardo un pò più strabico del solito fissavano il mercante; quest'ultimo si apprestò a una difesa:
"Come osate! Queste bardature sono il vanto del mio lavoro, e di quello dei miei figli! Ore di sudore e abnegazione..."
"...e di fesserie che vai cianciando! Guarda come ti penzola la bava mentre menti!" riprese SkoomA mentre faceva il suo tronfio ingresso nella stalla. Si fermò un momento ed alzò la testa verso Mirillano, il quale disse:
"Messere SkoomA, lieto di ritrovarvi!"
"Mirillano!" disse brevemente SkoomA. Poi si voltò verso Novedita.
"Novedita!"
"Hai la fiatella di pertugio di Murloc." gli rispose l'umano in tono sarcastico.
Subito dopo i saluti di rigore, SkoomA riprese la sua invettiva. "Non vorrai mica dare una fregatura ai due signori! Me l'ha detto Yuberin, ieri sera in tavernette a Kharanos, tra i fumi dell'alcool."
"E chi è questo Yuberin? Come osa anch'egli? Vi farò frustare! Menzogneri!"
"Yuberin, quello del deposito Steelgill. Il nano nero, nipote di Donna Aserta, cugino di Ciancichello Scassapalle della Gilda dei Balestrieri alleata ai Moschettieri delle Nevi Nere. L'altro giorno si parlava asertamente dei traffici gaglioffi che stanno avvenendo e di come siano state trafugate armi, armature, copper, sorecchi, facìe e balle di fieno ai Pellegrini di Dersello. Non è passata una sola notte di luna piena da quando il presagio di ciò fu asertamente invocato a Stranglethorn. Non vorrai mica contraddire le parole dei portavoce delle terre di Kalimdor, e più precisamente della tribù elfica degli Edo'Maris del nord, i quali sono stati incaricati di ciò dal Guardasigilli del Re e dai cancellieri d'oltremare?"
SkoomA farneticava. Vomitava nomi e situazioni alla sua maniera, con quel suo linguaggio dialettale aspro e vaneggiante; agli occhi dei più, sarebbe risultato un pazzo, ma Novedita aveva intuito il gioco di SkoomA. Mentre continuava a parlare senza sosta, la faccia del mercante si era rabbuiata; evidentemente, o qualcosa di cui SkoomA parlava era vero, o aveva la coscienza sporca. In effetti il prezzo definito era basso, il nano sembrava mostrare una certa fretta nel disfarsi di questi articoli. Un nano non fa certe offerte stracciate, e se comunque le facesse non riuscirebbe a tener su un'attività commerciale in tempi che si facevano bui, data la scarsità di avventurieri rispetto al passato, e alla scarsità di situazioni stesse che potessero incoraggiare una forte compravendita di equipaggiamento da guerra.
"Un momento, un momento..." interruppe il proprietario delle stalle. "Siamo gente ragionevole, uomini d'onore, dico bene...?" I tre amici annuirono. "E allora possiamo risolvere la situazione in altro modo...non è bello che quattro uomini d'onore stiano qui a lanciarsi invettive, diamo un'occhiata migliore a queste bardature allora. In effetti, dato il vostro intendimento in materia, è possibile che io mi sia sbagliato sulla foggia di codeste bardature. Riguardiamone insieme..."
"Sono troppo basse." sentenziò SkoomA.
"Il cuoio è troppo liscio." aggiunse Novedita.
"Le cuciture sono intessute a filo singolo. Non reggeranno più di due mesi." concluse Mirillano. Stavano dicendo fesserie senza senso, ma ciò che conta in certi momenti è la velocità dell'azione. Una favella ben allenata può superare in velocità il corto pensiero di alcune persone. I commenti erano inopportuni ed inventati, ma il nano evidentemente non capiva un'acca di lavorazione e foggia di cuoio. In più, Novedita aveva osservato come quelle bardature fossero praticamente l'unico articolo in vendita oltre a cianfrusaglie ordinarie che si trovano più o meno in qualsiasi stalla di una capitale.
Il commerciante stette un momento in silenzio, ed osservò uno ad uno i volti dei tre. Questi ultimi, impassibili, ricambiarono brevemente lo sguardo e poi lo volsero altrove, fingendosi annoiati.
"Venite con me in ufficio." fece il nano a bassa voce, e fece strada verso una porta sul lato che aprì, facendovi entrare i tre. Lasciando la porta aperta, per non destar ulteriore attenzioni e sospetti, il nano fece per parlare ma fu interrotto sul nascer di favella da SkoomA:
"100 oro per tutt'e due..."
"110!" gridò il nano in un ultimo impeto mercanteggiante. Novedita sorrise ed allungò 110 monede d'oro sonante al nano, che le contò coscenziosamente riponendole subito dopo in un sacchetto che legò al collo e mise sotto la camicia di cuoio.
"Prendetele e andatevene!". Furono le ultime parole che rivolse, adirato, ai tre compari.
Una volta fuori dalle stalle, SkoomA disse agli altri due:
"Che ci fate qui?"
"Te ne parleremo con godimento Messere Caprino. E' tutto cominc..."
"Aspetta, non cianciamone così in pubblico. Venite a casa mia, ne parleremo dinanzi ad un arrosto!"
"Accetteremmo ma siamo un pò di fretta..." rispose Novedita.
"Dimmi intanto di che si tratta!"
"Esercito del Nord." disse Novedita a bassa voce.
"E potevi dirlo subito no? Sono passati di qui stamani all'alba. Sono diretti a Loch Modan pare, ma non c'erano abbastanza grifoni per tutti. Alcuni ufficiali sono andati in volo, il resto della plebaglia è in marcia a piedi. Di fretta non ce n'è. A piedi ci vuole un pò, e se vuoi saperlo, secondo me ci metteranno un bel pò. Non mi parevano equipaggiati bene per i freddi venti e le cagne bufere di Dun Morogh, ne' comunque dei vigorosi marciatori. Cos'è, devi seguirli?"
"Sì."
"E allora, figurati! Potete passare la notte qui, e domattina partiremo asertamente anche noi! Sicuramente li ritroveremo per strada, anzi ti dirò di più, gli scorreggeremo in faccia mentre li sorpassiamo sui nostri bei destrieri. Posso stare un pò sul tuo, un pò su quello del mirillante, almeno le bestie si stancheranno poco. Possiamo anche prendere un mulo per trasportare viveri in quantitade, oppure procurarci un mortaio da Steelgill..."
"Oppure puoi star zitto un attimo, cavolo! Fammi pensare..."
C'era ben poco da pensare. SkoomA si era autoinvitato senza neanche sapere cosa c'era da fare. Non solo, stava già facendo piani su come organizzare il viaggio, e fantasticava addirittura di portare un mortaio. Vecchio pisciasotto, almeno non aveva perso il suo istinto pugnace.
"Ce la fai con quella trippa? O dovrò tornare sempre indietro a raccoglierti, ammesso che riesca a sollevarti?" lo stuzzicò Novedita.
"Stai solerte messere cagno...ho solo messo qualche chilo in più...ho dovuto pure smettere la tunica in metallo rinforzato di Jezzail. Ma la rimetterò presto..."
"Andiamo a chiamare pure Stonegear?" si intromise Mirillano, che era rimasto in silenzio da quando aveva commentato la qualità delle cuciture della bardatura.
"Stonegear non c'è, è andato a Winterspring a recuperare dei piani di costruzione trafugati da quei mannerri dei goblin di Ratchet, che ne fuggirono verso monte Hyjal inseguiti dalle pattuglie di Bortolotto de' Porcioletti, a loro volta coadiuvate..."
"E basta!" sbottò Novedita. Chissà in che condizioni versava zio SkoomA. Erano almeno un paio d'anni che non lo vedeva, e già durante gli ultimi tempi in cui si frequentavano aveva assunto comportamenti via via più strani, marcati. Chissà ora. Ma l'avrebbe scoperto presto.
I tre si incamminarono verso l'abitazione del Caprino, fermandosi a parlare con il Mastro Grifoniere di Ironforge. Egli li guardò attraverso le sue spesse lenti appannate dal calore della Grande Forgia, e disse:
"Mi spiace mastro SkoomA, ma per voi e i vostri gentili compagni d'arme non c'è modo di volare a Loch Modan, almeno per i prossimi due giorni. Ma non solo per voi: tutta Ironforge è impossibilitata a utilizzare il servizio. Gli alti ufficiali dell'Esercito del Nord hanno preso tutti i grifoni disponibili, anche quelli vecchi e più malandati. Hanno pagato bene, in danaro sonante. Abbiamo mantenuto solo la riserva d'emergenza, il Battaglione dei Grifoni d'Elite che protegge la famiglia reale. Se volete raggiungere Loch Modan dovrete viaggiare sui vostri cavalli, o aspettare almeno due giorni."
Era solo una formalità, non dispiaceva a nessuno cavalcare, anche se bisognava caricarsi pure SkoomA e la roba che si sarebbe tirato appresso. Dopo una sosta in un emporio di spezie, SkoomA fece strada verso la propria casa e fece entrare i suoi amici.
"Casa vostra, come sempre, grasseggiatene in abbondanza, e godete di tutto ciò che la casa ne offre."
"Che se magna?" chiese Mirillano.
"Arrosto."
"Arrosto de che?"
"De sto caz...arrosto di cinghiale. Anzi, già che ci sei, vedi di condirne al meglio con le spezie che ho acquistato, ravviva lo foco e rosolane ancora, che pronto non è."
"Agli ordini..." sospirò Mirillano sorridendo, e si accinse a cuocere la cena.
"Raccontami ciò che sai sull'Esercito del Nord." Disse Novedita.
"In pr..."
Novedita lo interruppe subito:
"E cerca di non girarci troppo intorno...vai dritto al punto..."
SkoomA fu leggermente infastidito ma riprese gagliardamente a favellare:
"Due tra le Gilde più in carne al momento hanno deciso di finanziare un assedio di lunga durata alle Terre Appestate dell'Est. Pazzi."
"Nomi."
"Quei pescivendoli della pugnetta di cristallo, e gli altri non mi sovvengono...c'è anche quel lanciatore di puzzette calde e ghiaccioli, quel mago che era tra le nostre fila..." (spesso, quando parlava di qualcuno o qualcosa che non gli andava a genio, SkoomA evitava persino il pronunciarne i nomi, per darne ancor minor importanza, tramutando il suo discorso in una difficile sciarada) "...e quel cacciatore di polli d'aia, danzerino ed irriverente, che ben figurerebbe con un ortaggio spinoso tra le pudenda. Solite facce, illusi, esaltati, ciechi!!! Io te ne dico! Budersi, poco caprini, aserti nel deretano più che nelle menti...carne umana-feretti aoaoaoaoa in pasto a dentacci cariati..."
"Bloccati mastro SkoomA! Non fai degna figura...il tuo blaterare sai, dopo tanti anni, comincia a farmi innervosire un pò..."
"E' l'età." disse secco SkoomA.
Chissà, forse aveva ragione il nano. Tutto sommato, SkoomA aveva tirato fuori un paio di nomi essenziali che davano un quadro maggiore della situazione. Per il momento era sufficiente. Decise che si sarebbe goduto una cenetta come ai vecchi tempi, avrebbe magnato et beto, fumato anco in grassitade, favellato in maniera caprina coi compari e avrebbe rimandato la serietade all'indomani. Si sforzò di essere più tollerante verso il Nano e acconsentì ad ascoltare alcuni dei suoi racconti più folli.
La cena fu uno spasso. I tre motteggiavano e ridevano come in altri tempi, felici di pasare una serata spensierata e di essersi ritrovati quasi per caso. Fu allora che SkoomA si alzò, prese una bottiglia piccola e nera dalla credenza e la portò tronfiamente a tavola, enunciando:
"CIRCA 99% DI SANGUE DI DRAGO IMMERSO IN PELLE DI MURLOC LIQUIDA TUTTO CONTORNIATO DI ALCOOL PURO 100% E BENZINA NANICA (S)...." e sbatte' vigorosamente la bottiglia sul tavolo. La boccia si incrinò lievemente, mentre i due compari umani scoppiarono in risate veramente grasse.
Quella era la descrizione dello SkoomA, bevanda in uso ai tempi della gioventù di SkoomA e dalla quale aveva ovviamente tratto spunto il padre del nano, Harro, per il nome al momento della venuta al mondo del figlio. In realtà l'aveva anche somministrata alla moglie, donna Aserta, durante il doloroso travaglio. E ancora oggi, SkoomA descriveva così quella bevanda. Chissà cosa c'era davvero dentro. Nessuno della Gilda aveva mai capito se quelle parole fossero solo frutto dell'euforia di Harro, o se fossero verità anche solo in parte, e i nani che conoscevano la formula si limitavano a ridacchiare e a mantenere il segreto quando qualcuno glie lo chiedeva.
Il battito del cuore di Novedita aumentò il ritmo. Erano anni che non ne beveva, e ricordava che il liquore fosse molto forte sebbene, stranamente, non gli sovvenisse il sapore. Sapeva che avrebbe dovuto berne, ma non si dispiacque.
Ancora ridendo, Mirillano s'apprestò a dire al nano:
"Versatene in solerzia, altrimenti berremo anche cocci di bottiglia...!"
SkoomA ne versò in fretta, i tre trangugiarono un bicchierino di negro liquore e stettero a guardarsi.
Ecco perche' non ricordava il sapore...
Sapeva di tutto e di niente. Era oleoso, denso e vagamente disgustoso, e a tratti, forse per la suggestione, si sentiva il sapore di benzina. Bruciava la lingua, ma lasciava la gola fresca, e metteva velocemente un cerchio alla testa, dilatando anche i vasi sanguigni. Un intruglio degno della peggiore pozione di Andromalius. Novedita si maledì un'ultima volta per averlo bevuto ancora, ma già sentiva l'ebbrezza salirne. Anche i compagni erano in preda all'estasi da SkoomA. Novedita si voltò verso una parete , dove notò una grossa pergamena in carta pecora, scritta a mano. Riconobbe la calligrafia di SkoomA e lesse a fatica le parole:

Dona anche tu copper per la causa! dobbiamo spenderne per creare le famigerate armi in copper puro...un copper per la causa è un copper per Randall

NOI SIAMO IL COPPER VOI NO

N° Conto 333h4
Intestato a: Randall Tnade, nato Stormwind nel 4, ubicato a Duskwood, celibe
Abi: tnade Cab:pnaTte
Iron Forge lì 22/*******
In Fede, Pilot Stonegear e Mastro Skooma



Le risate usciron fuori grasse e scatenate. Era il vecchio slogan coniato e fatto stampare da SkoomA per aumentare gli introiti della Gilda, in un momento in cui la veloce espansione aveva richiesto ingenti quantità di denaro in tempi brevi. Non se ne ricordava minimamente, fu come leggerne per la prima volta, e le risate furon genuine. Il mirillante e il caprino si unirono alle risa dopo aver letto essi stessi. Che tempi...
Subito dopo SkoomA invitò i compagni a leggerne dell'altro, sempre scritto su carta pecora, su un'altra parete. I tre erano alle lacrime, gli spasmi allo stomaco e le mascelle dolenti. Novedita lesse:

Alle armi! Son giunte alle mie naniche orecchie richieste di entrar a far parte della Randall Fist...nuove leve per far carneficina di Troll ah ah ah..bnene....cerchiamo malfattori, gaglioffi dal cupo sguardo e dal caprino stealth, che isappian sfornar massime et abbian coraggio in battaglia..

Chiedetene grassamente....e ora gueraaaaAaaAaa....
"Dal naso colante schioccò la dodicesima goccia di sudore nanico...ma dopo men di un battito d'ali Novedita, pie' d'Eolo, impaziente nel voler trafugar gli ori delle immonde bestie, aprì il fuoco...il nano nient'altro aspettava che far fuori i Murloc e così fu...."



Questo era il vecchio manifesto di reclutamento, quando la Gilda tentava di espandersi. L'aveva scritto sempre SkoomA, ed aveva riscosso invero molto successo col suo linguaggio schietto e pazzoide. Ma era troppo rileggerne, e complice lo SkoomA, i tre ne risero a crepapelle.
"Leggetene anche qui!" continuò SkoomA, spiattellando sul tavolo un vecchio taccuino logoro:


(3) INVENTARIO NANICO:

575 kG DI COPPER PURO
100KG DI FERRO
200 KG DI TIN

BOSSOLI: PERFORANTI, AGGRAPPANTI, SACCENTI, MAGICI.

TRIVELLE: TRIVELLA SPECIALE PER COPPER, MISURATORE DI PUREZZA DEL COPPER MOD KD, LUCIDATORE DI COPPER.

ESPLOSIVI: BOMBE A MANO, DINAMITE MODELLI G1 G2 G3 G4, CANNONI.

FUCILI: A CANNA UNICA, A DOPPIA CANNA, A TRIPLA CANNA.

MINERALI: TIGERSEYE 2 KG, AQUAMARINE 2KG, COPPER FORMATO FINO 300 KG, LASTRE DI FERRO DA 10 KG CADAUNA.

NOTA DEL NANO: DEVO RACCOGLIERE PIù COPPER, DI PIU DI PIU......



Fu troppo.
Alla fine, esausti, i tre amici si concessero un'ultima fumata di pipa. Poi, come ai vecchi tempi, si lasciarono addormentare dov'erano. SkoomA sulla sua larga poltrona, Mirillano sulla panca dove aveva seduto tutta la sera, Novedita su una sediaccia, appoggiando le gambe ad uno sgabello. Chiuse gli occhi velocemente, prima di tutti.

Edited by novedita - 14/9/2008, 00:55
 
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novedita
view post Posted on 8/9/2008, 17:58




Il giorno dopo, i tre compari partirono verso mezzodì. Novedita voleva partire presto ma dovette aspettare con riluttanza che SkoomA fosse pronto. Il nano si stava portando un bagaglio eccessivo, come se si stesse armando per una crociata di cinque anni. Tra tutte le cianfrusaglie un lungo archibugio, peraltro abbastanza antiquato, campeggiava in posizione verticale all'interno di uno zaino e dondolava pericolosamente, facendo baluginare la baionetta; e un grosso barile di polvere da sparo, abbastanza da armare cinque archibugieri per un'intera battaglia, era legato in posizione orizzontale sul groppone del cavallo di Mirillano. Skooma si accomodò sul cavallo di Novedita e lasciò che Mirillano portasse tutte le vettovaglie con se'.
Neanche il sole di mezzogiorno può riscaldare abbastanza le nevi eterne di Dun Morogh, e i tre lo sapevano. Con indosso lunghe tuniche di lana spessa, cappelli e guanti, si avviarono nell'aria pungente della regione nanica. Seguirono la strada principale, che era assai tranquilla e priva di pericoli. Solo ogni tanto, un cumulo di rifiuti lasciati qua e là dava traccia del passaggio degli uomini a piedi.
"Sono dei sozzi," commentò Mirillano, "questa regione già ne soffre tanto a causa degli gnomi corrotti e delle loro radiazioni..."
"Il livello delle radiazioni si è inspiegabilmente abbassato," commentò SkoomA, "Il nostro Re sta progettando un attacco di ingente portata insieme al Gran Tinker di Gnomeregan. Secondo me non è tutto 'sto gran Tinker visto che alberga già da anni in Ironforge. Se io fossi lo Re dei Nani e la mia cittade fosse in mani ai purulenti, di certo non starei a sostare le chiappe in ospitalitade eterna. Metterei mano all'ascia, ne leccherei la lama e riprenderei la mia città con la forza mia e dei miei fratelli."
Subito dopo cambiò discorso. "Mirillano, ti ho mai cantato la canzone che fu iscritta al tempo della mia nascita per celebrarne la stessa?"
"Credo prorpio di si messere," rispose Mirillano, "ma non avrei a dolermene se ne cantaste ancora. E se ne gradite, accompagno la vostra voce con la mia fisarmonica!" e così dicendo tirò fuori lo strumento dalla tasca del mantello.
"Sembra che mi toccherà assistere a questa riunione del gruppo musicale..." sospirò Novedita.
"Eh, se c'erano anche Stonegear e Jezzail, ne avremmo suonate delle belle..." disse SkoomA.
Già. Novedita ricordava bene le tante serate passate a divertirsi al deposito Steelgill, a casa di Stonegear. Ricordava la lunga tavolata (Stonegear insisteva affinche' tutti i commensali sedessero allo stesso tavolo, per non crear gruppetti e per far socializzare eventuali visitatori occasionali.) composta da dieci, venti o più persone, accalcate al medesimo tavolo a sgomitare per un pò di posto. Quante volte si fracassavano cocci e bottiglie nel marasma generale! E al momento giusto, quando gli animi erano caldi e le lingue ben sciolte, i nani e Mirillano tiravano fuori i propri strumenti e suonavano insieme. Suonavano per lo più canzoni popolari, stornelli e vecchie melodie in nanico. Stonegear era un discreto percussionista sui suoi tamburelli di pelle d'alce, costruitigli personalmente da Novedita, Jezzail era un buon flautista grazie ai suoi rigidi studi giovanili, Mirillano sapeva suonare chitarra e mandolino, e addirittura strimpellarne d'arpa, come anche disponeva di una voce avvezza al canto. Gli altri nani formavano un coro di voci assai divertente e spesso tiravano fuori vecchie canzoni sconce d'osteria, che avrebbero fatto rabbrividire qualsiasi lord o nobile per i loro contenuti ed il modo in cui venivano espressi. Com'è che faceva quella della Marchesa?

"...osteria numero quattro,
la marchesa aveva un gatto;
con la coda del felino
si faceva un dit..."

La voce roca di SkoomA che si apprestava a cantare lo scrollò dal quotidiano torpore dei ricordi. Il nano emise una grottesca imitazione di una scala melodica per riscaldare la voce e cominciò a cantare:

" Quand'è che noi siam in battaglia
quand'è che pan e focaccia ci abbaglia
quand'è che il copper lucente
vien impiegato in arte guerrante
noi ne vediam
noi ne sognam
con un bel sorso di SkoomA
SkoomA è il nom del neonano
figlio di nani d'onore
e per il suo futuro isperiamo
tante ricchezze, tante bellezze
noi ne speriam
noi ne preghiam
con un bel sorso di SkoomA
SkoomA è il nom del fanciullo..."

SkoomA andò avanti per cinque minuti buoni, ripetendo sempre la stessa strofa. Dopo un pò si stufò e si giustificò dicendo di non ricordarne il resto. Poi chiese a Mirillano:
"Tirane fuori il mandolino e suonane delle belle!"
"Messere, se prendo in mani lo strumento non terrò più le redini e ne cadrò a terra. E data la mia proverbiale fortuna, ne cozzerei lo cranio pelato sull'unico spuntone di roccia in questa neve soffice! Che ne dite se, invece, tiro fuori delle vettovaglie e della birra fresca? Vi rinfrescherà la gola canterina. Ne ho spillato stamani di buon'ora, direttamente dalla carovana che ne portava a Ironforge, mentre voi ancor russavate tra le coltri e vagheggiavate nel sonno della costruzione di non so quale torre..."
"Buona idea il Mirillano!" tuonò gaiamente SkoomA. Se fosse stato sul cavallo di Mirillano, SkoomA gli avrebbe certamente allungato una sonora pacca sulla schiena.
"Panini con lonza di Murloc! N voi ne volete?"
"Come no!" rispose SkoomA.
Per qualche minuto si riuscì a tappar la bocca del nano con cibi e bevande, ma dopo che ebbe divorato due panini e trangugiato due birre, SkoomA riprese la sua attività di intrattenitore con ancor più fervore. Ricominciò a cantare, seppur blandamente, parti di canzoni che conosceva, intermezzandoli con storie ed aneddoti. Non tacque un minuto, ma ormai i due compagni si erano già riabituati al pazzoide. Del resto era stato sempre così, non c'era certo verso di cambiargli il carattere ora, dopo trecento e più anni passati su quella terra.
Novedita, nel frattempo, stava in silenzio e si godeva il viaggio. Il nano non gli dava più fastidio, anzi ora pensava che era molto meglio che fosse venuto con loro. SkoomA non era mai stato di peso a nessuno, anche se aveva un suo comportamento tutto particolare. Invece, si stava rendendo conto di quanto potesse essere noioso viaggiare con uno come se' stesso. Lui non era mai stato un tipo tanto ciancione anche se, quando s'infervorava, le parole uscivano dalla sua bocca veloci come fulmini e taglienti più di una lama. Passava più tempo a riflettere e ragionare che a spiegare e a parlare. Si mise nei panni di qualcuno che viaggiasse da solo con lui, e concluse che viaggiare per ore e macinare chilometri a fianco di una persona troppo silenziosa non dovesse essere il massimo. Molte volte aveva intrapreso viaggi e missioni in compagnia di una sola altra persona, compresi i due con i quali viaggiava ora. Era il suo carattere, e a volte in passato gli aveva procurato problemi e fraintendimenti con coloro che non appartenevano alla Gilda, ma anche con alcuni dei gradi più bassi della Gilda. Si ricordò di Telvanni e di quando aveva dovuto ricorrere alla violenza fisica su un gildato per prevenire la diffusione di notizie private. Lo aveva anche minacciato, ricordò. E dopo quell'episodio, i due non si erano più rivisti. Ora Novedita si domandava se l'ultimo loro incontro e il fatto che lo gnomo non si facesse più vivo erano collegati in qualche maniera. Sperava di no. Chissà dov'era quell'odioso quanto ciccioso gnomo gobbo e pelato? Ad ingegnar bombe e a rimestar copper, probabilmente...
Novedita si scosse dai suoi pensieri quando vide in lontananza il Passo del Cancello Nord. Il passo era difeso da una piccola fortezza nanica. C'erano due di quei classici edifici nanici ovali o rotondi, cinti per metà da palizzate e per metà dalla dura montagna. Al suo interno, due grossi carri a vapore troneggiavano minacciosamente. Gli Archibugieri pattugliavano e all'interno regnava la calma. All'arrivo dei tre, due guardie gli fecero segno di fermarsi e si avvicinarono a piedi per un riconoscimento di routine. Dopo una breve occhiata li lasciarono passare.
Durante l'attraversamento della postazione, Novedita pensò di fermarsi un momento a chiedere informazioni ai nani. Mentre SkoomA discuteva appassionatamente di archibugi con Mirillano, Novedita gli fece cenno di fermarsi e il nano interruppe la conversazione.
"Che c'è?" chiese. "Perche' ci fermiamo?"
"Voglio fare qualche domanda ai nani." disse Novedita. "Approfitta per alleviare il dolore al cranio del mirillante e stai un pò zitto, che mi serve fresco. Torno subito."
Novedita individuò due guardie che, non essendo di turno, sedevano su una panchina di pietra a fumare. I nani non gradivano essere disturbati durante i loro impegni. Se invece fosse stato a Stormwind, qualsiasi operaio avrebbe approfittato di un forestiero che chiedeva indicazioni per fare una pausa quanto più lunga possibile.
"Salute a voi Mastri Archibugieri!" fece Novedita.
"Salute a te!" rispose il più anziano dei due. L'altro, un nano dal pelo rosso, rimase in silenzio a squadrare l'umano.
"E' per caso passata di qua l'armata dell'Esercito del Nord?"
"Ah no, giammai!" rispose fiero il nano, "quando abbiamo udito la marmaglia arrivare abbiamo mandato dei rangers da loro. Come vedi, ci sono dei ponteggi là, all'entrata della galleria..."
L'altro nano si intromise: "Stiamo eseguendo dei lavori di manutenzione alla bocca della galleria. Non potevamo arrischiarci nel lasciar passare tutti quegli uomini. Troppo trambusto, non vogliamo che le pareti rischino per il momento, e troppi soldati sconosciuti a calpestare e urtare e sbattere. Avrebbero creato disturbo. Non avevano manco una divisa, molti di loro intendo. Li abbiamo diretti alla porta a sud, dove i lavori inizieranno al termine di questi, il prossimo anno..."
Novedita approfittò della pausa per fare un'altra domanda: "Sapete dirmi quanti erano all'incirca?"
"Meno di mille. Io direi fra i seicento e gli ottocento."
Bene, i conti tornavano, più o meno.
"Vanno ad unirsi all'Esercito che è accampato a Loch Modan..." riprese il più giovane dei due.
"E sapete quanti ne sono lì?"
"Ah no," fece il nano anziano, "quelli sono passati direttamente per la porta a sud non più di dieci giorni fa. Credo che si siano accampati a sud della regione, ma non ne sono certo. Ho del lavoro da fare e non mi sono interessato più di tanto alla cosa."
"Grazie mastri nani," concluse Novedita, "all'erta come sempre!"
"Puoi dirlo forte," rispose fiero il vecchio, "vuoi un tiro di pipa compare?"
"Che c'è dentro?"
"Roba salutare." rispose il nano.
Novedita tirò una lunga boccata, ringraziò e restituì la pipa. Tornò subito ai cavalli e li trovò soli con Mirillano.
"Dov'è?" chiese quindi.
"E' andato a dar sfogo alle sue impellenze..."
"Per lo meno, non la farà sul mio cavallo, e nei pressi del mio fondoschiena...anzi a proposito, vuoi portarlo un pò tu?"
"Per carità messere, Dersello è carico all'inverosimile. Portatene voi, vi prego!"
SkoomA tornò e salì sul cavallo di Novedita. "Dai andiamo!" sbottò impaziente.
I tre ripresero la cavalcata e attraversarono la lunga galleria. Al suo interno, vi erano impalcature e pali di sostegno, ed alcuni operai con le lanterne sull'elmetto che lavoravano. Mirillano si voltò e chiese ad un ingegnere:
"V'è pericolo?"
"No signori, normale manutenzione. Passatene ma fate attenzione a non sbattere la tes..."
Mirillano non udì il resto della frase, ma solo un sordo tonf sulla nuca, e per poco non cadde da cavallo. Aveva sbattuto pienamente contro un'impalcatura mentre era voltato, e ora veniva deriso dai compagni.
"Cavolo," disse Novedita, "cominciavo a preoccuparmi..."
"Potevi far meno il ciarlone!" derise SkoomA.
"Messere Caprino, detto da voi, è come "cornuto" detto da un bove ad un asino..."
Nel pomeriggio, l'audace combriccola era giunta alla Valle dei Re a Loch Modan. Avevano man mano svestito gli abiti da neve in favore delle camicie a maniche lunghe. Avevano anche indossato le corazze, per precauzione.
"Io ho fame!" sentenziò SkoomA, "Perche' non andiamo a comprare del pane caldo e della mortadella da quel mercante..."
"Mastro non sprechiamo danari," disse Mirillano, "in più avete portato ingenti scorte di cibarie. Fermiamoci a pranzo qui!"
"Va bene fermiamoci," disse Novedita, "ma non troppo. Tra un pò calerà il sole e voglio giungere a Thelsamar prima del tramonto. Tanto ormai non ci sono più abbastanza ore di luce per raggiungere l'accampamento..."
"Forse sarebbe bene spiarne di notte, invece." suggerì SkoomA.
"Non c'è bisogno stavolta, messer nano. Ne guarderemo dal di fuori, almeno per ora, senza intrometterci."
"Ma allora me lo spieghi che vuoi fare una volta che arriviamo lì?"
"Già è vero," rispose Novedita, "tu non sai neanche perche' siamo qui, eppur ti unisti..."
"Malacreanza, non me ne dicesti!"
"Malo cervello, non me ne chiedesti!"
Dopo una sosta ristoratrice, Novedita, SkoomA e Mirillano ripresero la via verso Thelsamar. Non poterono fare a meno di notare tracce di battaglia sul sentiero che conduceva ad una zona infestata di coboldi. Novedita decise di seguire le tracce, ma da solo. Disse agli altri due di aspettarlo, che avrebbe fatto un'ispezione veloce. SkoomA voleva unirsi e già si armava di moschetto, ma Novedita lo convinse a risparmiar la polvere da sparo per tempi peggiori.
Celato alla ormai fioca luce del sole grazie alle sue capacità, il gaglioffo si avvicinò all'accampamento dei coboldi silenzioso ed impercettibile. Si sistemò in un punto oscuro e osservò attentamente. L'erba era pesantemente calpestata, c'erano armi sparse dovunque, molte delle quali rotte, e macchie di sangue, corpi di coboldi e dovunque campeggiavano rami spezzati, terra divelta e fango. Sparsi qua e là tra i coboldi sterminati, non più di una trentina di cadaveri umani dava colore alla monotona massa di carne cobolda in putrefazione. Fu abbastanza; altrettanto silenziosamente, Novedita si dileguò e tornò dai propri amici.
"Allora?" fece SkoomA, archibugio alla mano.
"Riponi il pistolino, messere caprino, che la battaglia è finita!"
"Che avete visto?" chiese Mirillano.
"C'è stata una strage di coboldi. L'area è piena di cadaveri. Di sicuro, gli uomini sono passati di qui e hanno sterminato questi soreci di miniera. Hanno perso una trentina di uomini, non di più. Le tracce continuano verso il lago."
"Seguiamone dunque!" suggerì SkoomA.
"Domani mastro nano...non mi va di incappare ora in quegli idioti infervorati da una strage di topi, ne' di incontrare gruppetti di superstiti. Andiamo a berne a Thelsamar..."
"E sia..." concluse SkoomA, pensieroso.
Al calar del sole, i tre erano giunti a Thelsamar. La città era in genere molto quieta, ma ora era in indubbio fervore data la presenza dell'Esercito del Nord nella regione. La guardia era raddoppiata rispetto al solito, in città sciamavano nani e umani. Molti di questi ultimi erano soldati ed ufficiali dell'Esercito del Nord, probabilmente in città per affari inerenti le truppe.
I tre scoprirono con disappunto che le stalle erano piene. Era un bel problema; non si potevano lasciare i cavalli nel bosco, era rischioso.
"Dobbiamo accamparci nel bosco." disse SkoomA.
"Non stasera" rispose Novedita. "Dobbiamo rimanere in città e reperire informazioni. Tu non conosci nessuno qui?"
"A dir la verità, lo stalliere è cugino della sorella della zia di Yuberin credo..."
"Ecco bravo," concluse Novedita, "vallo a rincoglionire con i tuoi discorsi, e quando te lo sei lavorato fischia che portiamo i cavalli dentro!"
Il nano sorrise, schioccò la lingua e strizzò l'occhio ciccioso, poi entrò nelle stalle. Due minuti dopo si affacciò dalla porta e fece cenno ai compari di far etrare le bestie.
"Che gli diceste?" chiese Mirillano.
"Delle istorìe succulente et cagne. Ora si va in tavernetta vero?"
"Per forza," disse Novedita, "andiamo a vedere che aria tira."

Edited by novedita - 9/9/2008, 14:32
 
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novedita
view post Posted on 12/9/2008, 19:14




I tre compari si fecero strada tra la calca rumorosa che affollava Thelsamar e giunsero alla locanda. Sebbene questa fosse una grossa struttura, era talmente piena di gente che molti sostavano al di fuori di essa, seduti in terra o sulle panche di pietra per le vie. Tra di loro c'erano abitanti del posto, gruppi di soldati e mercanti che, fiutando la possibilità di affari, si intrattenevano a bere birra e a discutere con gli uomini d'arme.
SkoomA, che guidava la compagnia, avanzò baldo e aprì la robusta porta della locanda. Una zaffata di aria calda mista a sudore raggiunse le narici dei tre, che sgomitando non poco arrivarono al bancone. L'osteria lavorava a pieno regime, servendo birra e carne allo spiedo che due nani, al fuoco di un camino, cuocevano ininterrottamente. Un'orchestrina suonava ed allietava la serata, mentre battone umane, nane e gnome giravano ammiccando e sorridendo, alla ricerca di clientela. Novedita ordinò tre pinte, le distribuì e cercò con lo sguardo un posto libero dove sedersi.
"E' inutile messere," disse Mirillano, "la locanda è piena fino all'orlo!"
"Non berremo in piedi," rispose Novedita, "andiamo a sederci con quei soldati lì..."
"Fateci un pò di posto ragazzi!" esordì SkoomA, accomodando il proprio fondoschiena sulla panca dove erano già accalcati gli uomini. Novedita e Mirillano lo imitarono e costrinsero il gruppetto a far spazio. Erano otto uomini, in armature di cuoio leggere e mantelli bianchi sporchi, che rimasero a fissare indispettiti l'allegro terzetto.
"Suvvia, non siate inospitali, dacche' noi nani ne elargiamo d'ospitalità, e non chiediamo che dividere una parte di panca con voi! Io sono SkoomA il Caprino, nano d'onore. E voi, fate dunque parte dell'Esercito del Nord?"
"Sembra di sì," rispose uno dei soldati, "ormai siamo diventati famosi!" Gli altri sorrisero, annuendo al camerata.
"Si sente parlar molto di voi, signori," prese a dire Mirillano, "siete dunque diretti ad una guerra? Non ho sentito dire niente al riguardo..."
"E' così," riprese uno dei soldati, "ci siamo uniti al resto dell'esercito accampato a sud est. Ci stiamo allenando, ma tra due giorni partiremo alla volta del nord! Sembra che ci sarà un'imminente invasione da parte del Flagello e noi opporremo resistenza..."
Idioti, pensò Novedita, mentre i suoi compagni continuavano a discutere con i soldati. Se gravasse una minaccia del genere, di sicuro gli eserciti maggiori ne sarebbero al corrente, e avrebbero già mosso le loro truppe, e la faccenda sarebbe stata sulla bocca di tutti. Sarebbe stato impossibile non accorgersene, anche rimanendo tagliati fuori dal mondo civile per un pò. Non c'era nessuna invasione...i loro comandanti avevano probabilmente mentito loro. Stando a quanto Mirillano si era fatto dire a Westfall, l'idea era di approntare un assedio alla Terre Appestate dell'Est. Se gli ufficiali mentivano, o raccontavano verità differenti ai soldati, c'era da preoccuparsi.
"E dite, voialtri, che fate qui? Volete forse unirvi all'Esercito del Nord?" chiese un soldato a Novedita.
"Bè, in realtà ci stavamo pensando," disse Novedita cogliendo la palla al balzo per celare le sue vere intenzioni, "ma volevamo saperne qualcosa di più. Dovremmo trovare un buon ufficiale disposto a spiegarci qualcosa sulla situazione, non siamo sicuri di essere all'altezza."
"Cadi a fagiuolo, amico. Si dà il caso che io sia un Caporale, assegnato a questa squadra di sette uomini. Il nostro è un esercito di indubbio prestigio, innanzitutto ci hanno già dato la paga iniziale...domani avremo altro oro. Gli ordini sono di muovere a nord, verso le Wetlands, poi proseguire a nord verso le Highlands di Arathi, poi ad ovest, sulle colline di Hillsbrad. Lì riceveremo altre istruzioni..."
"Interessante," interruppe Novedita, "dovremo pensarci un pò su."
"Fate come volete," riprese il caporale sorridendo, "noi saremo accampati fino a domani notte, poi partiremo. Se volete, passate domani al campo e chiedete per il reclutamento. Dite che vi ha mandato il Caporale Oistins. Se riesco a farvi unire alla mia squadra, ci alleneremo e combatteremo insieme!"
"Sicuramente!" concordò Novedita, e poi riprese a colloquiare amabilmente con tutti gli altri. Mirillano e SkoomA parlavano di facezie e si imbonivano gli otto idioti, ora decantando la qualità delle armi dei soldati, ora offrendo un giro di birre. Novedita, nel frattempo, era andato al bancone a bere con due dei soldati e cercava di spillare informazioni. I due si allontanarono per concordare il prezzo e le prestazioni con due prostitute quando Mirillano raggiunse Novedita al bancone.
"Messere, se questi armigeri vogliono passare dalle Wetlands alle Highlands, dovranno passare per Thandol Span!" disse Mirillano.
"Ci avevo pensato," fece Novedita, "in questo caso ci sono due possibilità: o possiedono almeno un paio di navi per trasportare tutti, o hanno intenzione di marciare su Thandol Span con la forza!"
"Non credo abbiano navi," rispose Mirillano, "ho provato a chiederlo ai soldati ma non sanno niente. Secondo me vogliono attaccare Thandol Span e continuare a piedi."
"A quanto so, al momento quella zona e il ponte stesso sono in mano ai Nani Neri. Non credo che i nani siano in numero adeguato per fermare l'Esercito del Nord, ma di sicuro la cosa non piacerà a Dagran Thaurissan. Sembra che questi dementi creeranno problemi man mano che avanzeranno...e a noialtri toccherà di riparar le loro cazzate strada facendo."
"Se così fosse, messere," disse Mirillano, "non credo che passeremo molto tempo a raccogliere i cocci prima che l'ultimo di questi invasati venga impalato e torturato a dovere e poi tramutato in un cagno nonmorto!"
"Lo credo anche io, Mirillano, ma dobbiamo essere sicuri di come si muoveranno. Domattina andremo al loro campo e cercheremo di scoprire di più."
I tre rimasero ancora un paio d'ore alla locanda, poi SkoomA tentò di rimediare una camera per la notte.
"Niente da fare," disse il nano agli umani, "non c'è posto neanche per il figlio del Re in persona. Le stanze sono piene compari, pare che dovremmo sostare all'addiaccio!"
"Non c'è problema ormai," rispose Novedita, "abbiamo saputo quello che c'era da sapere, possiamo anche dormire fuori. Ci sistemeremo non lontani dalla città, in ogni caso, per essere pronti ad ogni evenienza."
"E poi, mastro Novedita, se il freddo tormenterà le tue carni anziane, v'è sempre dell'ottimo SkoomA che portai da casa, vedrai che ti farà togliere anche i vestiti d'indosso!"
"Per fortuna che hai detto SkoomA...sai, stavo per temere che mi proponessi di riscaldarmi con il tuo ciccio corpo. Non è che mentre ero via hai preso strane abitudini? Dimmelo subito che se così fosse ti lascio a dormire alla stalla. Perlomeno lì, se provi a sfogare i tuoi pensieri balordi, ti beccherai una bella zampata equina!"
"Non fare il mannerro, casomai tu che stai sempre tra i boschi in solitudine, chissà che pratiche vai sperimentando con le bestie! Sai compare cagno, la scusa della concia delle pelli non regge più...!"
Dopo un altro paio di sfottò, i tre si diressero poco fuori città, dove legarono i cavalli e si accinsero a riposare.
"Aiutatemi ad imbastir la tenda!" disse SkoomA.
"Ma che vuoi, io dormo nel sacco a pelo, e così farà il buon mirillante. Perderemmo più tempo a montare e smontare la tua caserma che a riposarci! Ti ricordo che domattina si riparte...se non ce la fai, ti lasciamo qui a gozzovigliare e a rimorchiarti le battone gnome. Ti ho visto sai, ammiravi i loro piccoli e bassi deretani in tavernetta..."
"Mastro SkoomA," chiese Mirillano, "ma non diceste che avremo raggiunto gli armigeri in marcia e scorreggiato su di loro sorpassandone?"
"E' vero," aggiunse Novedita in tono deridente, "ma ti dico io il perche' non ce l'abbiamo fatta Mirillano! Siamo lenti, mastro nano e le sue cianfrusaglie ci rallentano. Egli deve sempre pisciarne, e sovente il suo nanico pancino chiede cibo..."
SkoomA borbottò qualcosa in risposta mentre sistemava il suo giaciglio. Lui aveva sempre avuto un particolare gradimento per le gnome. Di certo non disdegnava le nane, ma guardava molto le gnome, e a volte in passato ne fotteva allegramente nei lontani bordelli di Tanaris. Ricordava che spesso si intratteneva con Franca e si chiese se, durante le missioni che spesso intraprendeva con lei, non ci andasse per frasche a godere in modo caprino. Di certo la gnoma non disprezzava le razza diverse da lei; faceva di tutta l'erba un fascio. Si ricordò di come quella piccola maga fosse irriverente, spilorcia e poco rispettosa delle regole di Gilda. Se fosse stato per lui, l'avrebbe cacciata a calci dalla Gilda quanto prima. Ma Randall insisteva nel volerla tenere. Gli venne alla mente di quando ne aveva parlato a Randall stesso...
"Lo so bene che tipo è," disse quel dì Randall a Novedita, "e anche meglio di te. Conosco bene i suoi lati negativi, e come sai ho provveduto ad allontanarla per un pò, nel tentativo di riaddrizzarla, ma non c'è molto verso. Tuttavia, conosco anche i suoi lati positivi, che forse tu non vedi o non vuoi vedere, ed è utile alla Gilda, seppur a suo modo. Il modo in cui piange povertà e intasca denari in modo più o meno chiaro è utile. Lo sai che le spese sono tante, e anche se non vuol mai tirar fuori mezzo copper e preferisce mandarlo in fumo per i suoi vezzi, io riesco sempre ad estorcergli una parte del denaro, che va ai nostri fondi. In più sa tenersi buoni i membri delle Gilde rivali, cosa che tu non fai per esempio, anzi, fai il contrario, eppure sei sempre tra le nostre fila, e mai mi sognerei di fare a meno di te."
Niente da dire; chiaro e conciso come sempre, e aveva sempre ragione. D'altronde, era il Mastro per eccellenza e sapeva tenere tutti uniti.
"Non vorrai che diventi il nostro stendardo puttaniere!" disse sibilante Novedita. "Non mi piacerebbe essere conosciuto per l'appartenenza al Randall Fist, la Gilda dei magnaccia..."
"Non esagerare," rispose Randall, "i gusti personali non sono mai stati in discussione nella nostra Gilda, e come vedi la cosa ha dato i suoi frutti. Non credo che il suo comportamento sia così esagerato come lo dipingi tu. E poi figurati, dopo il caprino pisciasotto dalle mutande ferrate, il paladino dal linguaggio forbito e dai castelli in aria e l'elfo dalla personalità malefica, una gnoma "alla mano" non da certo così all'occhio...se poi credi che le sue eventuali acrobazie da letto possano scalfire lo spessore delle nostre gesta, ti invito a riprenderti velocemente da questo abbaglio..."
Quando riaprì gli occhi, Novedita si ritrovò nel cuore della notte. Si era appisolato durante i suoi ricordi, fuori dal sacco a pelo, e ora sentiva le ossa dolenti e l'umidità che gli infreddoliva i piedi. Sputò a terra e diede un'occhiata intorno: i cavalli stavano riposando tranquilli e Mirillano dormiva a bocca aperta nel caldo sacco a pelo. Con disappunto, scoprì invece che SkoomA non c'era. Di sicuro non gli era successo niente, altrimenti avrebbe gridato come un pazzo e fatto un trambusto tale da svegliare tutta la regione. Il lungo moschetto era ancora lì, ma mancava il fucile ordinario che utilizzava sempre, la sua ascia, una sporta di cibo e la bottiglia di SkoomA che avevano iniziato a bere ad Ironforge il giorno prima. Quel nanaccio non aveva resistito all'idea di girare di notte armato fino ai denti in cerca di chissà cosa.
Stizzito, Novedita scosse Mirillano per svegliarlo. "Che succede messere..." disse Mirillano, ancora rintronato dal sonno.
"Il caprino è già andato...sembra che ci toccherà andarlo a cercare. Via, alzati in fretta e facciamo i bagagli...che nervi..."
I due sostarono in città per vedere se SkoomA fosse nei paraggi. Per le strade ormai c'erano solo le guardie e le battone, più qualche sbronzo che dondolava qua e là. Accertatisi che SkoomA non fosse tra questi, Novedita e Mirillano andarono a chiedere informazioni alla locanda.
C'era solo un nano ancora sveglio dietro il bancone, tutti oramai dormivano nelle stanze.
"Messer nano," chiese Mirillano, "per caso un nano basso e grasso, dal pelo nero e dai folti baffi a treccia, ciancione e molesto, è passato di qui stanotte?"
"Ha con se' un'ascia, un fucile e una sporta di cuoio nero." aggiunse Novedita.
"Credo che il pazzoide che era qua corrisponda alla vostra descrizione. E' venuto circa quattro ore fa, ha blaterato qualcosa, ha preso della birra ed è andato via. Ha detto che era diretto all'accampamento dell'Esercito del Nord, e di avvertire in caso fossero passati due umani, un baffo balordo di bianco pelo ed un pelato dal baffetto corto e dai modi discreti..."
"Grazie nano, a presto!" disse Novedita uscendo, seguito da Mirillano.
"Accendi le torce, monta a cavallo e andiamo!" disse Novedita a Mirillano. "Se è partito quattro ore fa, sarà quasi arrivato! Spero solo non combini danni..."
I due amici cavalcarono nella notte sul sentiero di terra battuta che, costeggiando il grande lago a sud e risalendo poi a nord est, portava al sito di scavi di Whelgar. Senza dire una parola, procedettero spediti e incuranti dei rumori del bosco e degli ululati che da lì si levavano ogni tanto.
Era l'alba quando, al trotto, erano giunti in un punto alto di una collina dalla quale si vedeva molto bene l'accampamento dell'Esercito del Nord. Finalmente, Novedita poteva vedere con i suoi occhi in cosa consistesse la faccenda intera.
"Ben svegliati!" fece la voce catarrosa di SkoomA, spuntato da dietro un grosso masso mentre si sistemava le braghe e le mutande ferrate.
"Non mi andava più di aspettare," riprese il nano, "così ho preso il necessario e sono venuto ad osservare questi mannerri. Ma ho lasciato detto in tavernetta che se due baldi mi avessero cercato, mi avrebbero trovato qui al campo..."
"Sì sì," rispose Novedita con aria di sufficienza, "biancopelo e testa pelata...ce l'ha detto l'oste...guarda che prima o poi toccherà anche a te aver pelo bianco e forse una testa pelata, e allora ti derideremo grassamente e ti verranno restituite tutte le pizze che hai dato in testa a Mirillano...allora, che hai scoperto?"
"Vedine tu stesso!" rispose SkoomA porgendo un cannocchiale dalla foggia antiquata al compagno. "Volevo andare a dirgliene quattro su come si organizza un campo e su come combatterne, ma mi sono trattenuto e sono rimasto a guardarne da lontano, senza intromettermi, come tu ne dicesti...!"
Novedita era già intento ad osservare il campo tramite il cannocchiale, e non diede risposta al nano. Il campo consisteva in realtà in un ammasso irregolare di tende e tendoni. Dietro di esse erano sistemati alcuni carri pieni di vettovaglie, armi e armature. Di fronte alle tende c'era un grosso spiazzo di fango e terra battuta dove le reclute si allenavano. Tutt'intorno, degli arcieri pattugliavano i confini del campo, delimitati da grosse torce piantate nel terreno.
"E' difficile stabilirne il numero messere...il campo è sistemato alla bene e meglio!" disse Mirillano.
"Già," rispose Novedita, poi si voltò verso SkoomA e chiese: "Ti hanno visto?"
"No messer cagno, non sono tanto sprovveduto. Siamo lontani, e quegli idioti non hanno fatto partire neanche una squadra di esploratori a tenere d'occhio le circostanze del campo. Se io fossi stato a capo del campo, ne avrei mandate. Da qui potremmo addirittura tirare di mortaio e fare una pastella di fantoccini prima che contrattacchino...dovevi acconsentire a prendere un mulo e un mortaio a Ironforge! Io ne dicevo!"
"Hai ragione, siamo lontani. Per ora sistemiamoci qui, facciamo riposare i cavalli e pranziamo."
I tre si rifocillarono, abbeverarono i cavalli e si concessero un veloce bagno nelle acque di un laghetto lì vicino. SkoomA riassettò l'equipaggiamento e lucidò il lungo moschetto mentre fumava la sua pipa e Mirillano si inaricò di controllar le vettovaglie e lavare quelle poche stoviglie che avevano. Novedita, pipa in bocca, riprese ad osservare il campo col cannocchiale.
Anche se il sole del primo pomeriggio splendeva e illuminava il panorama, ed il cielo era terso, lo spiegamento caotico dell'accampamento rendeva difficile la stima degli uomini. Calcolò un minimo di 180-200 tende, di quelle basilari utilizzate da molti eserciti per le truppe più semplici. In ogni tenda in genere dormivano dieci o dodici soldati, in più c'erano le tende degli ufficiali. Saranno stati almeno duemila uomini.
"I balordi giunti dalle regioni del sud non hanno equipaggiamento," disse SkoomA, "stamani alla prima alba ho notato che molti dormivano in terra, con coperte e sacchi a pelo. Saranno stati almeno cinquecento. Credo si tratti della colonna che proviene da Elwynn."
"Come avevate stimato, messere, sono tra i 2500 e i 3000 uomini in armi!" disse sorridendo Mirillano.
"Già," riprese Novedita, "non è un grande esercito, tutto sommato. Se contiamo che sono riusciti a perdere almeno trenta uomini contro i coboldi, ne perderanno almeno dieci volte tanto per passare Dun Modr. Prima di arrivare alle Terre Appestate saranno in 2500...forse..."
"Ammesso che faranno così!" aggiunse SkoomA. "Ma da questa posizione non possiamo scoprire di più..."
Il nano interruppe il discorso quando sentì del brusio giungere dal campo. Sebbene fosse lontano, si poteva sentire un indistinto vociare provenire dalla valle. Anche Novedita e Mirillano si erano voltati e osservavano il campo: sembrava essere scoppiato un tumulto, una rissa o comunque una discussione animata su larga scala. Gli uomini parevano agitarsi e discutere con fervore.
"Credo che sarà da fare come dici tu, mastro nano," disse Novedita richiudendo il cannocchiale e porgendolo a SkoomA, "se vogliamo saperne di più bisognerà avvicinarsi e tendere il nostro occhio indiscreto, così come l'orecchio. Certo che tu, tra occhio strabico e orecchio mezzo sordo dopo anni di spari, ci sarai di dubbio aiuto...non bestemmiare messere caprino, ne ischerzo!"
Montarono tutti a cavallo e si avviarono verso la valle. Stavano per fermarsi a nascondere i cavalli quando una colonna di uomini, almeno duecento, iniziò a muovere verso la loro posizione. Non sembravano avere intenzioni belligeranti, data la lentezza del passo, ma per sicurezza i tre indossarono le armature e tennero le armi a portata. Quando la testa della colonna fu vicina, SkoomA chiese:
"Ohibò armigeri, dove andate così riluttantemente? Partite forse per la pugna?"
"Pugna un cazzo!" gridò uno di loro, "Oggi dovevamo ricevere la paga, ma il denaro non s'è visto! Abbiamo già rischiato la vita per arrivare sin qui e ora ci dicono che la carovana che portava il denaro è stata assalita e depredata! Ma quando mai si manda una carovana così, allo sbaraglio, con più di cinquemila pezzi d'oro? E' come mandare un bambino a piedi da Darkshire a Lakeshire..."
"Siamo stufi!" "Noi ce ne andiamo!" "Carogne!" "Bastardi!" Ogni genere di insulto veniva scagliato da quella colonna di uomini adirati che se ne tornava verso casa, abbandonando i sogni di gloria per rimetter mano agli aratri.
"Andiamo bene..." commentò Novedita.
"Se questo è l'inizio della loro guerra, ne vedremo altrettanto presto la fine!" disse SkoomA.
I tre cercarono qualcuno non eccessivamente in collera da dargli qualche altra informazione. Riuscirono a scoprire che di denaro ce n'era, ma non abbastanza per tutti gli uomini, e allora si era deciso di licenziarne 150 e di pagare la metà del salario pattuito agli altri. Per tutta risposta, altri cento uomini avevano deciso di disertare. Alcuni ufficiali avevano promesso che, all'arrivo della seconda carovana, tutti sarebbero stati pagati regolarmente.
"Stando a questi uomini, la carovana è stata presa d'assalto a sud di Tarren Mill dai nonmorti." disse Mirillano.
"E come pensavano comunque di farne arivare a Loch Modan, ammesso di non incappare nei cancri? Volandone sopra le teste dei Nani Neri di Dun Modr? Che mannerri!" disse SkoomA.
"Hai ragione, i conti non tornano." commentò Novedita. "Ma ora dobbiamo capire fino in fondo che cosa sia successo veramente. E' ovvio che questi uomini non conoscono tutta la verità...o forse neanche una briciola di essa..."
"Dovremmo andare al campo e convincere un ufficiale a parlare..." suggerì Mirillano.
"Non credo che parleranno. Tenteremo di infiltrarci e spiare i loro piani, in caso contrario costringeremo qualcuno a scucirsi la bocca..." disse Novedita.
"E' proprio quello che intendevo, messere, quando ne dissi di convincerne. Nessuno è migliore di voi in questa arte!" rispose Mirillano sorridendo.
I tre decisero quindi di tornare alla loro posizione precedente e organizzare un piano. "Carica il fucile mastro nano," disse Novedita a SkoomA, "può darsi che ci sarà da convincere qualche baldo giovine a non ostacolarci troppo..."
"E' già carico!" disse SkoomA sorridendo, "e non vegge l'ora di sputar bossoli sui mannerri!"

Edited by novedita - 12/9/2008, 21:29
 
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novedita
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"Cerca di non scaldarti troppo SkoomA," suggerì Novedita mentre i tre tornavano sulla collina, "non dobbiamo entrare in guerra con l'Esercito del Nord...piuttosto, metti le cervella ammalate al lavoro e cerchiamo di tirar fuori qualche idea."
Arrivati in cima, Mirillano avvertì lo stomaco lamentarsi profondamente. SkoomA lo sentì e, voltando la faccia verso il mirillante, disse: "Ho fame anch'io!"
"Messeri, abbiamo bisogno di un piano ben congegnato, ma a stomaco vuoto non si ragiona lucidamente! Abbiamo dormito poco e cavalcato tutta la notte, poi un pasto leggero...prepariamo un pò di brace e mettiamo ai ferri l'abbacchio che ho portato! L'ho ucciso due giorni fa, sentiste com'è tenero..."
Così fu fatto. I tre si concessero un comodo pasto, dopodiche' cercarono di escogitare un metodo per conoscere la verità sui piani dell'Esercito del Nord. Si misero a sedere su delle coperte spiegate intorno alle braci calde ed analizzarono la situazione.
"Abbiamo bisogno di convincere uno degli ufficiali a parlare," esordì Novedita, "ma non ce ne basta uno qualsiasi. Un Maresciallo o un Tenente potrebbero non essere a conoscenza della situazione, essendo ufficiali minori, più adibiti a mansioni militari. Abbiamo bisogno di uno dei loro Capitani!"
"Bella forza!" commentò ad alta voce SkoomA, che nel frattempo aveva acceso la pipa e si era svaccato orizzontalmente sulla sua coperta. Lo sguardo rivolto al cielo terso, il nano emise una voluta di fumo dalla bocca, poi riprese a parlare. "Come facciamo a riconoscerli?"
"Ci ho già pensato," rispose Novedita. "L'Esercito del Nord è un'organizzazione militare ispirata all'esercito regolare di Stormwind. Ho fatto caso ai segni distintivi e ai gradi che portavano gli uomini che ho incontrato finora, dall'uomo nella taverna di Lakeshire all'ufficiale che reclutava a Goldshire, e anche osservando il caporale di ieri sera in taverna. Utilizzano gli stessi simboli, diversificandone solo i colori. Dovremmo essere in grado di riconoscerli."
"Bella mossa," commentò SkoomA ammirevole, alzando le sopracciglia, "sei un buon osservatore messere ladro!"
"Bisogna sempre stare attenti ai particolari..." gli rispose il compare.
Mirillano, nel frattempo, aveva preso in mano il cannocchiale e osservava incuriosito il campo. "Messeri," disse dopo un paio di minuti, "il campo è pattugliato da arcieri e la zona antistante è brulla e priva di ripari. Niente rocce, niente arbusti o alberi. Non si può tentare d'infiltrarsi frontalmente."
Novedita prese il cannocchiale e osservò. "La zona del campo confinante con i monti è mal controllata. Hanno accatastato pile di sacchi e barili in quell'angolo, c'è poco campo visivo per le stesse guardie. Forse se avviciniamo il campo da quel lato possiamo intrufolarci con maggiori possibilità." Tornò a voltarsi verso i propri compagni e riprese: "Ma c'è comunque ancora troppa luce, è troppo rischioso. Aspetteremo che cali la sera e ci avvicineremo, ma c'è un'altra questione da definire."
"Sentiamo!" disse SkoomA.
"I disertori hanno parlato di una carovana che portava l'oro no?"
"Sì messere," rispose Mirillano, "e hanno detto che è stata assaltata a sud di Tarren Mill, lungo la via che porta al Muro di Thoradin."
"Dobbiamo assolutamente scoprire la verità riguardo questo fatto." riprese Novedita. "L'unico modo che abbiamo è quello di andare a Southshore e parlare con la gente del posto, ma non abbiamo molto tempo. Se questi pazzi vogliono anche attaccare Dun Modr avranno bisogno, come dire, di un aiutino...dobbiamo anticiparli a Dun Modr e controllare la situazione locale, ma non riusciremmo a fare tutto ciò e rimanere costantemente dietro questa marmaglia."
Novedita fece una piccola pausa, poi disse: "Dobbiamo dividerci."
"Astuto piano Novedito," disse SkoomA, che nel frattempo di era rimesso seduto. "La situazione si fa sempre più cicciosa et interessante, e immagino che la tua mente balorda abbia già diviso la squadra vero?"
"Sì," rispose Novedita. Si rivolse a Mirillano e disse: "Tu sei il meno avvezzo al combattimento e a una missione di spionaggio. Preferirei che non rischiassi la vita qui, potresti metterti in viaggio via grifone e scoprire cosa è successo a Hillsbrad. Da lì potresti raggiungerci a Menethil Harbor. E poi non vorrai mica mandare SkoomA da solo...abbisogna che qualcuno lo controlli altrimenti si infilerà in qualche guaio!"
"Saccio badarne bene a me stesso e a tutti voi e la vostra progenie. Peccato che di progenie non ne avete e preferite passare il tempo ad appecoronare bestie selvatiche e piantare insalatine!" borbottò SkoomA.
"Ero della stessa idea messere," rispose Mirillano, "sicuramente voi unitamente al messere caprino riuscirete a spillar facilmente informazioni, in più in caso di schermaglia non avreste a preoccuparvi di me. E poi non mi dispiace mettermi in viaggio per la mia città natale, vi confesso che non vedevo l'ora di tornarci! Sarà almeno un anno che non vi metto piede..."
"E sia dunque!" concluse Novedita. "Se siamo tutti d'accordo, si farà così. Il resto del piano lo definiamo più tardi, messere caprino. Intanto tu fai quello che cacchio ti pare, io mi stendo un paio d'ore!"
Novedita e Mirillano si concessero qualche ora di sonno ristoratore mentre SkoomA sedeva a fumare e a rimuginare sul da farsi.
Dopo qualche ora, Novedita fu svegliato dal nano che lo scrollò vivacemente per la collottola. "Il sole ne cala," disse il nano, "e faremmo meglio ad appressarci! Non voglio mica passare tutto il tempo a risvegliarti dai tuoi ozi mentre l'Esercito dei Budersi compie le sue malefatte!"
"Mirillano, preparati, devi partire." disse Novedita. "Portati solo lo stretto necessario, dacche' per domani sera sarai già a Southshore. Prendi il mio zaino, è capiente e adatto alla marcia."
"La marcia messere?" chiese sorpreso Mirillano.
"Non vorrai mica prenderti un cavallo," disse Novedita beffardamente, "se mi lasci solo con il mio non ce la faccio a portarmi il nano e tutto il resto della roba! Prenditela con questo vecchio scorreggione che se non si carica di paccottiglia non esce manco di casa! Tanto dovrai camminare solo fino a Thelsamar e poi potrai goderti il panorama seduto sulla groppa di un grifone."
"Allora parto subito messeri!" disse Mirillano, "Datemi solo il tempo di prepararmi."
Dopo qualche minuto Mirillano, zaino in ispalla e torcia alla mano, era pronto. "Dove e quando ci rincontriamo?" chiese.
Novedita fece un rapido calcolo, poi disse: "Se tutto fila liscio, per domani in tarda sera dovremmo essere a Menethil. Appena hai raccolto prove sufficienti dirigiti lì e cercaci in taverna. Se noi dovessimo arrivare prima di te, faremo lo stesso."
"D'accordo. Messeri, arrivederci a domani dunque!" salutò Mirillano con un ampio gesto della mano ed il suo caparbio sorriso.
"Buona sorte mirillante," disse SkoomA, "attento a non finire in qualche pertugio cagno!"
"All'erta!" rammentò Novedita.
Dopo il breve commiato, Mirillano si voltò ed iniziò a camminare di buona lena verso ovest. Sarebbe arrivato a Thelsamar a notte fonda, o al mattino. Doveva viaggiare di notte, col pericolo che i trogg, i coboldi o le bestie selvatiche lo attaccassero. Non era una bella prospettiva per Mirillano, e Novedita non pote' fare a meno di sentirsi nuovamente in colpa. Lo avevano mandato nuovamente allo sbaraglio, costretto a scarpinare di notte e a viaggiare in solitudine. Di certo, Mirillano non era uno sprovveduto, non lo era mai stato; non era un buon combattente ma sapeva tenersi lontano dai guai. Tuttavia, ancora una volta agiva in modo cieco in nome dell'amicizia e della riconoscenza che nutriva verso la Gilda. ..
Si ricordò di quei lontani giorni a Stormwind. La Gilda stava godendo di un momento di espansione, e vari avventurieri si offrivano di portare a termine le comande dei ranghi più alti per mettersi in luce. In quel tempo c'era un frenetico impulso tra i vari membri; tutti si sentivano spronati a dare il meglio di se' affinche la propria Gilda eccellesse in tutti i campi. In nome di Randall, quando egli stesso era ancora scomparso e di cui non si avevano notizie, si teneva alto il prestigio guadagnato. Si organizzavano esplorazioni, spedizioni in terre nemiche, si coadiuvava la difesa delle città durante gli assalti da parte dell'Orda che in quel tempo erano assai più frequenti; si intrattenevano rapporti ufficiali con le altre Gilde, si dichiarava guerra ai relativi clan ordaioli, si emettevano taglie su nemici eminenti; si eccelleva nelle professioni e nell'artigianato, si mercanteggiava con successo. Dopo quasi due anni erano riusciti a mettere su i fondi per costruire una torre cinta di mura ed eleggerla come Quartier Generale, trasformandola poi in una vera e propria stazione di frontiera e punto di appoggio per l'intera Alleanza, data la sua posizione strategica. Alla fine era diventata addirittura un bersaglio da parte dell'Orda stessa che ne riconosceva l'indubbia importanza e che tentò invano di abbatterla...
"Finiscila di fissarne il vuoto!" gridò SkoomA facendo lievemente sobbalzare l'umano. "Il mirillante ormai non è che una caccola di Goblin all'orizzonte, e te ne ricordo che v'è ancora da definirne i dettagli della missione! A meno che tu non voglia caricare a testa bassa come un caprone..."
"A quello ci pensi tu!" rispose seccato Novedita. "Vado a pisciare." disse brevemente, allontanandosi verso il sottobosco vicino. Mentre camminava, sentì la voce del nano che continuava a sfottere:
"Puoi anco pisciarne qui vicino, mica ti miro l'uccello. Se vuoi allontanarti per strimpellarti il mandolino allora è un'altra cosa, potevi dirlo subito..."
Novedita voleva ancora un paio di minuti per ripensare a quella volta. Già, durante quel periodo di fervida crescita, un giorno si era fatto venire il vezzo di rimediare una gran quantità di seta per i suoi affari privati. L'avrebbe divisa con Jezzail e utilizzata come meglio credeva. Aveva mandato una missiva ad un mago, uno delle leve fresche della Gilda, che operava a Duskwood. Gli ordinava di consegnargli una quantità di merce che ora non ricordava, ma volle essere fiscale e caporalesco e diede grande importanza al fatto, urgendo l'uomo a partire immediatamente per Stormwind. Voleva che anche i nuovi membri lavorassero, faticassero e si temprassero come avevano fatto i vecchi: se volevano far parte del Pugno dovevano rimboccarsi le maniche. Non desiderava rischiare di finire come molte altre Gilde, in declino e a gozzovigliare e a perder tempo, collezionando disfatte e insuccessi. Stava di fatto che il mago in questione, che si chiamava Alexander, tardava ad arrivare. Deciso a dargli una lezione esemplare, Novedita era salito a cavallo e si era diretto a Duskwood, ma alle porte di Stormwind fu chiamato da un uomo appiedato che lo pregò di fermarsi. Era vestito di una semplice tunica da apprendista e portava lunghi capelli castani. Aveva una faccia cupa e rabbuiata.
"Io sono Vaugor, un amico di Alexander. Voi siete colui conosciuto come Novedita?"
"Sono io," aveva risposto il gaglioffo in tono fiero, "cosa vuoi?"
"Sono venuto a riconsegnarvi questo." fece l'uomo, porgendo a Novedita il sigillo del Randall Fist che veniva consegnato ai membri effettivi. C'era inciso il nome di Alexander. Novedita fissò lo sconosciuto con occhi interrogatori, al che l'uomo riprese:
"E' morto. Lo abbiamo trovato ucciso, mezzo divorato dai mastini neri lungo la strada che porta da Darkshire a Elwynn. So che stava viaggiando per conto della Gilda. Volevo solo informarvi."
Detto ciò, l'uomo si era voltato e si dirigeva a passo lento verso Goldshire. Novedita era rimasto a pensare a ciò che era successo: per un suo vezzo, aveva mandato un membro della Gilda allo sbaraglio e ne aveva causato la morte. A quel tempo si lavò i sensi di colpa parlando con i compari più cagni quali SkoomA, Jezzail e Kathros. Tutti convenivano sul fatto che, per far parte della Gilda, bisognava sapersela cavare.
"La nostra non è una Gilda di signorinelle," aveva detto Kathros in tono sommesso, "chi non sa badare a se' stesso non ha futuro tra di noi!" e ne aveva riso. "Tutti noi ci siamo fatti le ossa da soli, senza amici e senza un copper in tasca, ed è solo grazie al nostro ingegno e al nostro spirito che siamo qui. Se qualcuno vuol godere della nostra fama e dei nostri onori, deve pure saperseli guadagnare! Vogliono provare a starci dietro? Che provino..."
Anche lui ormai era chissà dove. Chissà se custodiva ancora il Martello? L'elfo aveva combattuto strenuamente quando il Quartier Generale era stato attaccato dai sicari di Stormwind, e aveva preso con se' quell'arma mirabilante prima che cadesse in mani sbagliate. La brandiva con furore, e nessuno dei soldati mandati a saccheggiare e distruggere aveva osato avvicinarglisi dopo che, vibrando colpi su colpi, aveva ridotto in poltiglia armi, scudi e braccia di almeno dieci di loro...
Un veloce battito d'ali tra le frasche riportò l'umano alla realtà. Si diresse nuovamente verso il campo, dove SkoomA aspettava impazientemente che si decidesse il da farsi.
"Ho pensato che si potrebbe salire su quell'altura nei pressi del loro equipaggiamento accatastato ed intrufolarci tra le casse ed i barili. Da lì saremmo a uno sputo dalle tende degli ufficiali!" propose SkoomA.
"E' una buona idea," rispose Novedita, "ma andrò solo io. Tu rimarrai appostato sull'altura e con i tuoi occhi porcini terrai d'occhio la zona e mi avvertirai, in caso di bisogno."
"Vuoi tutto il divertimento per te messere cagno!" sbottò SkoomA, "finirò per addormentarmi mentre ti aspetto!"
"Non fare il mannerro, nano, lo sai che sono più bravo di te in certe cose. Io non pretendo certo di tirar di moschetto come tu ne sai!"
"Vorrei ben vedere!" fece Skooma, aggrottando la fronte.
"Dai, ora nascondiamo cavalli ed equipaggiamento e scendiamo. Mi raccomando, fai silenzio..."
Dopo aver sistemato le loro cose i due amici scesero la collina e, con il conforto delle ombre, si avvicinarono all'accampamento salendo sull'altura meno controllata che avevano osservato qualche ora prima.
"Io mi apposto qua!" fece SkoomA sottovoce, estraendo il fucile.
"Ricordati che non devi sparare. Limitati ad avvertirmi se vedi movimenti imprevisti." Detto ciò, Novedita indossò una bandana a coprirgli la metà inferiore del viso, mise il suo mantello mimetico e si calò silenziosamente lungo il dirupo. Arrivato in fondo, si nascose in un angolo buio tra le casse e lanciò un'occhiata al nano, che lo stava osservando cicciosamente e gli faceva un gesto di incoraggiamento alzando il pollice.
Novedita sentì tornare la familiare scarica di adrenalina che lo prendeva ogni volta che intraprendeva missioni del genere. La tenne sotto controllo e scivolò silenziosamente verso le tende, fermandosi dietro delle grosse botti piene d'acqua. Poteva sentire delle voci che parlavano, ma non era abbastanza vicino da capire cosa dicessero. Ad un tratto si sentì colpito da un sassolino alla testa e si voltò di scatto: il nano gli stava facendo un gesto in direzione della sua destra. Allarmato, Novedita fece ricorso alle sue doti di mimetismo e lasciò che, pochi secondi dopo il grezzo avvertimento del nano, due soldati passassero a meno di un metro da lui senza accorgersene. Lanciò una nuova occhiata a SkoomA, poi fece capolino dalle botti.
Era a pochi metri da una tenda ufficiali. Guardandosi intorno contò otto persone nei paraggi che avrebbero potuto vederlo se fosse entrato. Aspettò quasi mezz'ora, silente e chino, senza muovere un muscolo. La gola incominciava a bruciargli e avrebbe volentieri tossito, ma non poteva permetterselo in quel momento. Dannata pipa, dannata carne di Wendigo, dannati sigari di Tanaris e dannate tutte le schifezze che aveva ingerito, inalato o utilizzato nei suoi cinquanta e più anni di vita su quella terra malata...
Stizzito, cercò di portare a termine la missione in fretta. Quando gli occhi degli uomini si fecero meno vigili, e la notte stava calando, Novedita sgusciò lestamente nella tenda più vicina. Appena entrato, cercò di abituare velocemente gli occhi al buio per distinguere le sagome. Nell'oscurità si dipinse la figura di un uomo, disteso sul proprio giaciglio al centro della tenda. C'erano diversi effetti personali in giro, ed un'armatura completa smontata e adagiata in terra.
"Perfetto!", pensò Novedita. "Se dorme da solo in una tenda, deve essere un ufficiale importante." Lentamente, estrasse dal taschino un fazzoletto precedentemente imbevuto di sonnifero. A passo felpato si avvicinò all'uomo e osservò il suo volto da vicino. Baffi curati, capelli puliti. Non puzzava. Di sicuro un ufficiale importante. Il suo volto era a pochi centimetri da quello dell'ufficiale quando quest ultimo aprì di scatto gli occhi. Dopo due secondi aveva realizzato di essere stato sorpreso nel sonno e i suoi occhi si allargavano dal terrore, ma aveva già il fazzoletto piantato in bocca. Novedita dovette operare solo una leggera pressione sulla fronte per tenerlo fermo, e chiudergli le narici per costringerlo a respirare il sonnifero. In cinque secondi era tutto finito. Come da manuale, pensò soddisfatto Novedita.
Assicuratosi che l'ufficiale fosse adeguatamente anestetizzato, Novedita diede una fugace occhiata fuori la tenda. Via libera, questi idioti non avevano ronde notturne interne, solo perimetrali. Decise di approfittare di questo colpo di fortuna e si caricò l'uomo in spalla. In un paio di minuti che sembrarono un'eternità, Novedita giunse all'altura dove il nano lo aspettava. Appena vide l'uomo addormentato, SkoomA ripose il fucile ed aiutò Novedita a tirarsi su con il suo pesante carico. Riprese fiato dieci secondi, poi senza dire una parola fece cenno al nano di aiutarlo a portare l'uomo.
Una volta al loro campo, Novedita gettò senza troppe cerimonie il corpo dormiente a terra e sedette a tirare il fiato insieme al nano, che nel frattempo s'appressava a preparare la pipa. Senza smettere la bandana, Novedita accese una fioca torcia e perquisì l'uomo, togliendogli la daga che teneva nel risvolto della camicia. Era in camicia e braghe corte, non aveva neanche le scarpe ai piedi.
"Quanto ci vorrà prima che si risvegli?" chiese SkoomA.
"Una mezz'ora." rispose Novedita.
Infine l'uomo si svegliò. Tossì e sputò per il cattivo sapore del narcotico, e in pochi secondi si rese conto di non essere nella sua branda al calduccio della tenda. Si guardò intorno spaesato e vide i volti dei due sconosciuti; istintivamente, portò la mano alla camicia per prendere il pugnale ma ne vide splendere la lama tra quattro dita di una mano.
"Non è neanche affilato," disse Novedita senza rivolgere lo sguardo al prigioniero, "non ci avresti fatto comunque un granche', poi scommetto che non sai usarlo."
"Chi siete? Che volete?" gridò l'uomo.
"Parla piano grattaterra!" minacciò Skooma, "Altrimenti ti sparo in petto!"
"Il mio compare ti tiene sotto tiro, e scappare qui al buio non ti conviene. Non andresti lontano...non sai dove sei e comunque non credo che in braghe e senza scarpe ci sfuggiresti. Dunque stattene buono." disse Novedita.
Il prigioniero stette qualche secondo in silenzio e valutò la situazione, poi assunse una posizione più rilassata ed attese in silenzio, spaventato.
"Vogliamo solo farci una chiacchierata...è facile. Noi domandiamo, tu rispondi. Non sognarti neanche il contrario. Se rispondi senza girarci troppo intorno vedrai che sarai presto libero. Allora: mi dici dove siete diretti?"
"Alle Terre Appestate..."
"Cosa dovete fare?"
"Stiamo andando a cingere d'assedio la regione est. Gli ordini sono di presidiare il ponte sul Thondroil e i passi di montagna a sud, attendere rinforzi e non permettere che i nonmorti passino tra una regione e l'altra. Quando la nostra posizione sarà sicura e saremo in numero sufficiente, attaccheremo Corin's Crossing..."
Mentre l'ufficiale parlava, SkoomA ascoltava scrollando la testa e facendo smorfie di disaccordo ad ogni affermazione.
"Come intendete arrivarci?" riprese Novedita.
"Marceremo verso le Wetlands, poi attaccheremo Dun Modr e attraverseremo le Highlands. Una volta a Southshore procederemo verso Nord."
"Avete navi?"
"No, non si è mai parlato di navi. Che io sappia, l'intero viaggio si farà a piedi, non è previsto nessun mezzo ausiliario"
"Bene, sei stato chiaro e conciso. Ora dimmi, qual'è la Gilda che comanda e finanzia tutto ciò?"
"Crystal Fist." rispose l'uomo.
"E chi vi guida?"
"Il mago Everlong."
Questi due nomi innervosirono e stizzirono i due compagni non poco. Lo consideravano un traditore per come s'era lavato le mani durante i periodi delle accuse, delle ingiurie, delgi attentati e dei macchinamenti contro la Gilda, allontanandosi lentamente da essa e abbandonandola nel momento in cui nessuno poteva venirlo a sapere, e cosa più importante di tutte, prima che Randall desse il lascito ai membri. Il modo in cui si era arrogato il diritto di "fondere" il Randall Fist con l'altra Gilda e il fatto che volesse vivere della sua luce riflessa non andava a genio ai vecchi membri.
"Basta così," sentenziò Novedita, tagliente. "Ora vattene."
"...e dove?" chiese timidamente l'uomo.
"Vattene a casa! Pazzo!" gli rispose Novedita. "Sei un imbecille, un cieco. Non capisci che il giorno in cui ti sei arruolato in quell'esercito hai firmato la tua condanna a morte? Cosa credi che potrete fare? Quanti di voi sanno combattere, e quanti di voi hanno già sperimentato gli orrori delle Terre Appestate? E ora ti dico, vattene immediatamente a Stormwind, o dovunque tu abiti, oggi è il tuo giorno fortunato. Diserta, se vuoi. Se non hai il coraggio dì che sei stato ferito e non puoi combattere..."
"Ma io, grazie agli dei, sono illeso!" rispose l'uomo, "non mi crederanno e mi faranno scaraventare nelle Stockades per diserzione..."
SkoomA, già adirato, non aspettava altro. Con un gesto fulmineo fece roteare il fucile a mezz'aria, lo afferrò per la canna e vibrò un violento colpo sulla testa dell'uomo con il calcio dell'arma. L'ufficiale gemette e cadde a terra, tenendosi la testa con le mani: dalle dita colavano rivoli di sangue. Novedita lanciò uno sguardo interrogatorio al nano che rispose con uno sguardo di sufficienza, facendo segno di avere la situazione sotto controllo, poi parlò:
"Ora hai la ferita! Se torni a casa in queste condizioni e dici di essere stato assalito, vedrai che non ti rispediranno più a combattere..."
"Mi...mi avete fracassato la testa...io morirò..." gemette l'uomo che, ancora a terra, si dimenava dal dolore.
"No, non morirai," rispose SkoomA, "ti farà male la testa per un mese però. D'altronde, è meglio prendere una legnata in testa che finire mangiato vivo dai ghoul non credi? Ti ho salvato la vita."
Il nano tornò ad accomodarsi a terra sulla sua stuoia. Novedita provò un senso di pietà per quell'uomo sul quale il nano aveva scaricato le sue ire. SI avvicinò e gli controllò sommariamente la ferita, gli applicò uno stretto bendaggio e gli fece bere dell'acqua.
"Non sprecar cose per un simile mannerro," disse sprezzante SkoomA, "egli è un vile servo dello sparacaccole..."
"Potevi evitare un colpo così forte." gli disse freddo Novedita. Senza badare a quello che il nano continuava a dire, frugò nello zaino di Mirillano ed estrasse un logoro paio di calzoni di tela che porse all'uomo, invitandolo ad indossarli. Gli diede anche un paio di vecchie e scomode galosce di legno, gli restituì il pugnale e gli regalò una torcia e un pezzo di carne secca avvolta in un panno.
"Riposati se vuoi, e appena puoi parti per Thelsamar. Ti basterà viaggiare verso ovest. Ricorda: non troppo vicino al lago, ci sonoi coccodrilli, non troppo vicino al bosco, ci sono gli orsi. Viaggia al centro della strada. Tornatene da dove vieni e dimentica i sogni di gloria e i castelli in aria. Nel mondo ci sono tanti venditori di aria fritta, non comprarne più."
Senza dire niente, l'uomo andò a sedersi sotto un albero e si addormentò, spossato. Novedita stette a guardarlo per qualche secondo, poi disse a SkoomA:
"Non riesco ancora farmi una dormita decente. Ce la fai a stare sveglio fino all'alba?"
"Messere cagno, perdi grassamente colpi! Dormine pure, che io veggo su di te e su capoccia spaccata...lui di certo non darà problemi di sorta...vedi di non darmene manco tu che comunque ora ho intenzione di berne del grassissimo SkoomA e godermi l'ebbrezza fino a domattina!"

Edited by novedita - 16/9/2008, 18:25
 
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novedita
view post Posted on 25/9/2008, 00:20




L'indomani, in mattinata tarda, il sole alto in cielo destò Novedita. Guardando in terra, ancora seduto, inspirò profondamente l'aria e stiracchiò le braccia: i suoi occhi caddero sulla figura dell'uomo che avevano catturato la notte prima. L'ufficiale era rannicchiato su se' stesso e sulla sua camicia leggera e stringeva ancora in mano la sua arma. La fasciatura sembrava aver tenuto egregiamente.
Voltandosi, vide la figura di SkoomA seduto a terra. Il nano era appoggiato ad una roccia e russava lievemente; in terra giaceva una bottiglia vuota di liquore nero.
"Io perdo i colpi eh?" gridò Novedita al nano per svegliarlo. "Guardati, non ci si può neanche più fidare..."
Senza scomporsi, SkoomA rispose:
"Non offendere messere cagno, che ciò è peggio dei soliti sberleffi quotidiani. Di Mastro SkoomA figlio di Harro ci si può sempre fidare...io non stavo dormendo...stavo pensando, e riposavo gli occhi."
"E a che pensavi?" domandò Novedita.
"...ai deretani piccoli e bassi delle battone gnome." rispose sarcastico il nano.
Novedita andò a rinfrescarsi al laghetto e al suo ritorno prese nuovamente il cannocchiale per osservare il campo. Almeno un centinaio di tende erano state già smontate, e gli uomini stavano anche caricando i carri.
"Prima di mezzodi' partiranno," disse SkoomA, "abbiamo un buon vantaggio."
Novedita non gli rispose, anzi si accinse a rinfagottare le sue cose e a caricare i cavalli. SkoomA lo imitò e, mentre si preparavano, aggiunse:
"Sono tremilaseicento."
Novedita si interruppe e rimase ad ascoltarlo. Il nano continuò a sistemare la sua roba e, senza dare uno sguardo al compare, continuò:
"Credo che ieri sera tu avessi troppa fretta di andare a coricare le tue membra ammalate, dacche' ho pensato di porre io al marrano questa domanda. L'ho svegliato qualche ora fa perche' russava e mi infastidiva. Già che c'ero, gli ho chiesto quanti erano. Hanno seicento tiratori tra balestre ed archi, milleduecento lancieri e mille fanti. Portano con loro due trabucchi smontati nei carri e hanno l'appoggio di cento tra maghi di Stormwind e stregoni delle regioni circostanti. Cento archibugieri, duecento uomini a cavallo con lance e scudi tondi, altrettanti di cavalleria pesante con lance da giostratori e armature spesse. Una cinquantina di paladini. E poi servi, infermieri e fabbri."
Novedita rimase un momento a riflettere. "Possibile che li abbiamo sottovalutati?" aggiunse.
"E' proprio quello che pensavo messere cagno," riprese il nano, "oltre ad essere più di quelli che avevamo stimato noialtri, sembrano anche pugnaci..."
"Di sicuro raderebbero al suolo Dun Modr...probabilmente non ci sarà bisogno di aiutarli..."
"Non sbilanciamoci neanche troppo a favore," consigliò SkoomA, "dacche' questi idioti hanno reclutato bifolchi e campagnoli qua e là e non sono riusciti a mantener la parola sulla paga. Se hanno perso davvero la carovana in maniera così scapestrata sono degli ingenui e ne commetteranno altre, di facezie. Non dimentichiamoci che hanno avuto persino difficoltade coi coboldi piccoli e gobbi di Loch Modan...vi sarà da vedere se posson tenere testa ai ciancicanti ghoul. O se sanno che un abominio è alto quasi tre volte più di loro e può falciarne tre alla volta con altrettante mani infette. E poi li nani neri di Thandol Span ne vendono carastosa la pelle...essi son avvezzi alla guerra, anzi ne bramano in costanza, affamati dei segreti del mondo...lanceranno copper esplosivo in quantitade..."
Nel frattempo, il prigioniero si era svegliato. Novedita gli rivolse velocemente la parola:
"I tuoi ex compagni stanno levando le tende...è meglio che tu te ne vada in fretta! Non vorrai che ti vedano..."
"La pena per la diserzione è l'impiccagione!" aggiunse SkoomA. "Dunque vanne."
L'uomo sembrava ancora esitare.
"Se ti rivedo insieme a quella marmaglia, o scopro che hai detto qualcosa in giro, verrò a cercarti personalmente e ti sbudellerò vivo con la lama più piccola che ho!" minacciò Novedita, rivolgendo uno sguardo torvo all'uomo. Quest ultimo, dopo la minaccia subita, si apprestò riluttante ad incamminarsi verso Thelsamar, mentre i due compari lo sorpassavano sui cavalli e si avviavano nella medesima direzione.
"Secondo te ce la farà?" chiese Novedita.
"Non è affar nostro compare," rispose SkoomA, "noialtri ci siamo ritrovati spesse volte in situazioni del genere, e ci siamo fatti cagnamente strada da noi stessi per sopravvivere et emergere in questo mondo balordo. Se egli è uomo vero ce la farà, altrimenti la sua morte non creerà problemi di sorta..."
"Affrettiamo il trotto dei cavalli, voglio mettere più terra possibile tra noi e quei dementi!" riprese Novedita.
I due compari cavalcarono speditamente fino a Thelsamar, ma decisero di non sostarvi. Costeggiarono la città e proseguirono verso il sentiero a nord che porta alle Wetlands, incrociando di tanto in tanto le pattuglie dei nani che a dorso dei loro arieti controllavano le strade, vestiti di quei caratteristici mantelli e cappucci verdi; Skooma aveva un saluto ed un motto allegro per ognuno di essi. Si fermava un minuto ogni volta che ne incrociava uno, facendo sempre le stesse domande sulla situazione nella regione e complimentandosi per la bellezza e la prestanza delle bestie. I suoi fratelli nani ricambiavano volentieri il breve saluto e auguravano buona sorte ai due amici, mentre alcuni si soffermavano incuriositi dal lungo archibugio che SkoomA teneva legato al cavallo.
"Il tempo ci assiste, messere cagno," disse SkoomA, "il cielo è sgombro e l'aria tiepida. Sarà un viaggio di piacere...se solo questa bestia si decidesse a non sballottolarmi! Questo cavallo non mi piace!"
"Neanche tu piaci a Dersello," rispose il compare, "sembra che preferisse la monta di Mirillano. Egli è sicuramente più esperto di te nel trattar con le bestie, e di certo il tonico deretano del mirillante non pesa come il tuo, tondeggiante e flaccido." Il nano assunse la sua solita espressione accigliata, quella che tirava fuori ad ogni sberleffo dei propri compagni, poi Novedita riprese: "e non abituarti troppo al clima favorevole! Presto ci ficcheremo nelle paludi e l'umidità finirà di marcirti le ossa!"
"Mi piacciono le Wetlands!" rispose il nano, "ho condotto molte cacce e molte guerre qui...tutti i nani degni di tal nome hanno contribuito a mantenere lontane le minacce della sozza palude..."
"Le minacce della palude!" lo interruppe Novedita. "Siamo stati degli stupidi...come abbiamo fatto a non pensarci..."
"Di cosa cianci?"
"Dun Algaz!" rispose secco Novedita. "Non so se ci siano ancora orchi lì...l'ultima volta che ci sono passato, i nani erano impegnati a difendere i loro avamposti contro gli orchi Dragonmaw! Se gli orchi hanno conquistato le posizioni strategiche ci sarà da combattere per passare...non vorrei dover attendere l'esercito delle pugnette..."
"A quanto ne so, i nani di Loch Modan hanno messo in ritirata gli orchi, non c'è da preoccuparsi. Passeremo con solerzia fra i miei fratelli vincitori! Ma per essere sicuri domanderemo a loro...mirane messere cagno, siamo giunti alla stazione di Dun Algaz!"
A distanza di circa duecento metri, agli occhi dei due compagni comparve la stazione di controllo dei nani. Similmente a quella di Dun Morogh, la stazione di presidio era formata principalmente da un grosso edificio ovale, intorno al quale sorgevano tre o quattro casupole. Alcuni nani si riposavano all'ombra di un gazebo sotto il quale avevano della merce esposta in vendita; altri montavano di guardia, e al piano superiore dell'edificio tre cecchini tenevano costantemente d'occhio il passo che dava verso le Wetlands. Altre guardie appiedate, distribuite fra la strada e i vari edifici, parevano abbastanza annoiate. SkoomA si fermò, scese da cavallo e lo legò sommariamente ad una staccionata.
"Maledetta bestia...fammi fare una pausa messere cagno! Questo cavallo mi sta facendo doler le chiappe più del previsto!"
Detto ciò, il nano si avviò a passo solerte verso il gazebo, voglioso di rovistare tra le merci in vendita.
"Am wurt am minr!" disse ad alta voce ai due nani seduti sotto il gazebo, distraendoli dal loro sonnecchiare. "Volevo ispezionare la vostra mercanzia, ma che genere di bancarella è questa, sprovvista d'ogni bene? Ne volevo acquistare di bossoli perforanti, di quelli che usai nella Campagna di Silithus, organizzata da Gwarth il Solerte, in concomitanza con i Cavalieri di Stromgarde. Te ne ricordi?"
"Sì me ne ricordo," rispose infastidito uno dei due commercianti, "ad ogni modo, non ho più munizioni. Ieri sono passati degli ufficiali dell'Esercito del Nord a cavallo ed hanno acquistato tutte le scorte rimaste."
"Allora i soldi ce li hanno!" pensò Novedita, "Solo che li usano per ciò che preferiscono e mentono ai propri uomini..."
"Dunque, niente bossoli perforanti?" tagliò corto SkoomA.
"No."
"Aggrappanti?"
"No..."
"Saccenti?"
"No!"
"Magici?"
"No! No! Non ho più niente! Ma lo capisci o no? Niente proiettili!" sbottò il commerciante.
"Peggio per te compare smerciatore," rispose offeso SkoomA, "avevo intenzione di farti fare grassi affari, ma tu ne rifiuti di trattare con un nano d'onore. Andiamo messere cagno, rimettiamoci subito in viaggio!"
"Aspetta nonno caprino, chiediamo ai nani riguardo Dun Algaz..."
"Dun Algaz è sicura," rispose prontamente il commerciante, "noi nani non stiamo a perder tempo dentro le nostre città a fare i belli. Abbiamo ricacciato gli orchi nella palude, ci metteranno almeno un mese prima di riorganizzarsi...potete passare tranquillamente..."
I due amici ripresero a cavalcare verso nord, ma a passo più lento, per non stancare troppo i cavalli. Sarebbero stati comunque più veloci di un intero esercito, e preferivano risparmiare le forze dei cavalli per sfruttarli meglio nella ostile terra paludosa. Attraversarono il lungo tunnel scavato nella montagna e si trovarono, pochi minuti dopo, alla vista degli avamposti di Dun Algaz. C'erano segni recenti di lotta, ed i nani si stavano occupando di tirar su le fortificazioni laddove esse avevano ceduto. Alcuni orchi erano stati catturati, ed ora venivano utilizzati come schiavi. Vestiti solo di pantaloni cenciosi e a piedi scalzi, gli orchi sudavano e faticavano portando i materiali sui siti di costruzione. Ogni orco era oltremodo carico di legna o mattoni o ferro, ed invero gli orchi sono creature naturalmente forti, ma parevano soffrire molto sotto i lavori forzati dei nani. Essi venivano costantemente tenuti sotto tiro dagli archibugieri, ed alcuni nani con le fruste si occupavano di urlare loro ordini e direzionarli come più preferivano. Gli occhi dei pelleverde esprimevano tutta la rabbia ed il risentimento verso i nani, ruggendo e bramando con ansia il dì in cui i loro fratelli avrebbero soggiogato i nani e gustato il sapore della vendetta. SkoomA li osservava disgustato mentre cavalcava a passo lento, e periodicamente sputava a terra in modo teatrale, ad esprimere il suo disprezzo. Gettò qualche insulto in lingua nanica agli orchi, poi riprese indispettito a guardare di fronte a se'.
L'aria si faceva più umida man mano che i due compari scendevano la ripida discesa acciottolata che portava all'ultima galleria prima delle Wetlands. Il nano si allentò la collottola e smise i guanti, mentre Novedita si calava in testa un cappuccio.
"Non sarà ora di pranzo?" chiese SkoomA.
"Guarda che i viveri li porti tu...allunga le manacce e prendi qualcosa pure per me che la trippa duole e reclama!"
SkoomA infilò le mani nella sporta ed armeggiò qualche secondo, tirando fuori una forma di cacio e del pane quasi raffermo. Tagliò delle grosse porzioni per se' ed il suo amico, sebbene con qualche difficoltà dato che era a cavallo e sobbalzava spesso, lanciando piccoli monosillabi di disappunto.
Il sole aveva appena iniziato il suo lento declino quando SkoomA e Novedita uscirono dal tunnel e fecero il loro ingresso nelle paludi. C'era una leggera nebbia fin dove l'occhio poteva arrivare, e qua e là si sentiva l'acqua sgocciolare, ribollire e rompersi laddove una creratura la attraversava. Qualche verso indistinto di bestia selvatica fece innervosire i cavalli, che cominciarono a scalpitare e a sbuffare.
"Stai fermo equino..." disse invano SkoomA mentre tentava di non essere disarcionato dalla bestia, che continuava a muoversi. Novedita tenne a bada il proprio cavallo e prese solidamente in mano le redini della bestia di Mirillano che, senza il suo padrone, si sentiva evidentemente a disagio.
"Stiamo all'erta," dise Novedita, "e mettiamo mano alle armi...ora che ci penso, credo che non vi sia stata una singola occasione nella quale io abbia attraversato queste paludi senza dover affondare una lama in un qualsivoglia essere vivente!"
Dopo aver speso un paio di minuti per placare le bestie, i due si presero la briga di indossare le armature e impugnare le armi. SkoomA vestiva una maglia di ferro ad anelli spessi, dei proteggigamba di scaglie di drago e stivali di simile foggia. Il suo grosso elmo d'acciaio troneggiava sulla sua testa ma lasciava scoperta l'impavida faccia segnata dal tempo e dalle battaglie. Con una mano prese le redini e con l'altra tenne il fucile carico, con la canna rivolta verso l'alto. Novedita aveva indosso i suoi soliti paramenti di cuoio, tesori preziosi e spoglie di guerra ottenute in anni di avventure. Una vasta gamma di piccoli pugnali era sistemata sul fianco sinistro della sella, a portata di mano, mentre sull'altro lato portava una spada ed una mazza.
Così armati ed allertati nei sensi, i due amici procedettero per diverso tempo a trotto verso nord ovest, tentando di seguire il sentiero. La cosa si era fatta sempre più difficile dato l'infittirsi della nebbia, che all'altezza della prima curva i due furono costretti a rallentare ulteriormente il passo per seguire le tracce del sentiero: inoltrarsi nella nebbia e finire tra le insidie della palude non sarebbe stato affar da prendere sotto gamba. Nel frattempo era sceso un silenzio pesante, interrotto solo da isolati rumori. Skooma annusò l'aria intorno, poi disse:
"Puzza di cane."
I cavalli avevano iniziato a dondolare la testa in modo ritmico, e anche lo stesso Novedita si sentiva osservato. Non passò molto che disse al nano:
"Credi che ci stiano seguendo?"
"Certo che sì." rispose secco il nano a bassa voce. "Sono intorno a noi, ne sento la puzza già da qualche minuto. E non possiamo arrischiarci di mettere le bestie al galoppo..." e prese a guardarsi intorno. Con un gesto della mano roteò il fucile in posizione orizzontale e continuò a tenerlo saldamente puntato.
"Credo sia questione di momenti..." disse Novedita, estraendo lentamente due piccole lame.
Dopo pochi secondi, dalla nebbia dinanzi a loro i due compagni videro delle sagome umanoidi avanzare a passo svelto. Senza esitare un momento SkoomA aprì il fuoco sulle figure nemiche, e dopo due rapidi colpi si udirono altrettanti guaiti di dolore e si intravidero due corpi abbandonare la presa sulle armi e abbattersi a terra senza vita. Novedita chiuse un occhio per prendere la mira e scagliò prontamente una delle sue piccole lame da tiro su una terza figura che si portò le mani alla gola e morì gorgogliando all'istante. Dopo pochi secondi, almeno altri sei di quei figuri si stavano avventando sui due compagni di ventura, abbaiando e sbavando furiosamente.
Erano ovviamente gnoll di palude, una razza bellicosa e violenta la cui occupazione principale era quella di assalire ed uccidere viandanti o bestie del luogo. Il cavallo di Novedita, addestrato alla guerra, si impennò istintivamente e prese a scalciare in direzione degli uomini bestia, colpendo in faccia e sul petto due sfortunati gnoll che caddero al suolo esanimi. SkoomA, dal canto suo, pensò bene di saltar giù da cavallo prima di essere disarcionato, data la sua scarsa familiarità con i cavalli. Senza preoccuparsi della bestia che si allontanava nitrendo spaventata, il nano avanzò fieramente verso il nemico continuando a sparare colpi a casaccio nella nebbia. Infervorato dalla battaglia lungamente attesa, scaricò velocemente l'arma da tiro e la pose a terra, afferrando poi saldamente l'ascia che teneva appesa al cinturone.
Novedita, dopo aver scagliato un'altro coltello verso uno degli assalitori, ricordò che gli gnoll avevano una particolare predilezione per le armi contundenti. Che fossero mazze, randelli, martelli o semplici bastoni, l'importante per loro era sbattere qualcosa con violenza su una qualsivoglia parte del corpo, piuttosto che tentare di infilzare e tagliare. E in effetti, gli gnoll che si paravano di fronte ai due avevano mazze chiodate e clave. Ma egli ricordò con orrore che gli schifosi uomini cane amano altrettanto anche le balestre. Gli archi sono complicati da usare per le loro mani canine, ma chiunque può tirare il grilletto di una balestra e perforare un'armatura. Mentre SkoomA finiva un ultimo gnoll che tentava invano di proteggersi col suo scudo di legno marcio, il gaglioffo saltò velocemente giù da cavallo e si acquattò a terra, cercando riparo alla meglio e approfittando delle sue doti di sparizione. Mentre il suo destriero continuava a muoversi e a sbuffare, cercando di non rimanere un bersaglio facile, Novedita gridò a SkoomA:
"Stai al riparo! Ci tireranno addosso dalla nebbia!"
SkoomA parve ricordare di questa tecnica di battaglia degli gnoll e si diresse prontamente verso un vicino acquitrino, troppo basso per ospitare un coccodrillo, ma abbastanza alto da coprire la metà del tozzo corpo del nano, ma non prima di aver lanciato una veloce bestemmia.
Almeno dieci corpi di gnoll giacevano a terra senza vita e ci furono alcuni secondi di silenzio, dopodiche' si sentì lo scatto simultaneo di almeno una decina di balestre e altrettanti dardi che fischiavano nell'aria. Era impossibile prevedere da dove tirassero gli gnoll, e Novedita pregò in cuor suo che il proprio cavallo non venisse colpito. Lo sentiva ancora muoversi, ma non sentiva il cavallo di Mirillano.
Si udirono latrati e guaiti, e morsi e ruggiti, e le balestre furono ricaricate. In completo silenzio, i due amici attesero sperando di non incappare nella traiettoria di qualche proiettile, ma ancora una volta i dardi fischiarono nel vuoto. Una terza salva seguì. Gli gnoll parvero allora comunicare tra loro con i loro versi simili a quelli dei cani, e dopo meno di un minuto si fecero avanti, circospetti. Mazze alla mano, avanzavano lentamente e cercavano con lo sguardo una sagoma da abbattere. Puntarono il cavallo di Novedita e si avviciarono per ucciderlo e depredarlo dei suoi beni, ma l'animale si erse a fiera difesa, scalciando come gli era stato insegnato. Non sembrava aver molta paura degli gnoll, ma erano almeno dieci contro uno. Fu allora che Novedita emerse dall'oscurità, accecato dal risentimento e arrabbiato a morte per il pericolo di perdere una bestia preziosa e il suo carico, e sfogò tutta la propria maestria nell'arte del combattimento. Chi doveva avere paura, del resto, in un combattimento tra la nebbia che rende la vista debole? Lui o una massa di uomini cane? SI era addestrato all'arte dell'assassinio lungamente, durante gli anni trascorsi nel S.I.7, ed aveva affinato le proprie doti innate. Se qualcuno era in pericolo, quelli erano gli gnoll.
Silenzioso e veloce si avvicinò alle spalle degli gnoll e, in una macabra sequenza rituale, uccise tre gnoll in pochi secondi: spezzando l'osso del collo al primo con un gesto fulmineo, piantando un coltello in profondità della schiena del secondo e spezzando una flebile zampa del terzo con un poderoso calcio, mandandolo a terra dolente. Le sue gambe erano allenate da anni di marcia e corsa sui terreni più disparati e dagli studi nell'arte del combattimento senz'armi; un suo calcio era molto più pericoloso del suo pugno, e nonostante l'età era ancora in grado di portare a segno colpi potenti. In lui si risvegliò il sopito istinto guerriero e continuò a combattere disarmato ed invasato, giacche' le armi da corpo a corpo erano rimaste sul cavallo ed egli, scendendone, non aveva trattenuto con se' che tre piccoli coltelli da lancio. Nella rissa fu ovviamente assistito da SkoomA che nel frattempo era riemerso dal pantano e, urlando, aveva caricato gli gnoll a testa bassa.
Dopo un paio di minuti di feroce combattimento c'erano quasi venti cadaveri di gnoll a terra, più qualche ferito che SkoomA si affrettò a finire impietosamente, spappolando ad ognuno il cranio con l'impugnatura dell'ascia.
"I cavalli!" disse allarmato Novedita, il quale prese a correre verso la propria bestia che, nel frattempo, si stava allontanando disorientata. La raggiunse presto, poi si voltò verso SkoomA e gridò:
"Dov'è Dersello?"
"Mi è sfuggito nella pugna, ma dev'essere qui intorno, non credo che si sia messo in gagliardo viaggio per le terre del nord..."
"Ti ricordo che con lui ci sono le nostre provviste, la tua tenda e il tuo lungo pistolone..."
A questa frase, SkoomA spalancò gli occhi e si allarmò, prendendo subito a cercare l'animale. Fortunatamente, Dersello aveva tanto sale in zucca quanto il suo padrone, e non si era minimamente sognato di allontanarsi troppo tra le paludi. Si era fermato a pochi passi di distanza, abbastanza da non essere notato dagli gnoll: era evidentemente spaventato, ma si calmò presto. Novedita fece bere velocemente le due bestie, poi disse:
"Andiamocene in fretta. Fortunatamente non ci siamo allontanati molto dalla strada, ma non mi va di incrociare altri gnoll..."
"Se ci saranno altri canicarogne tra noi e Menethil," disse SkoomA risalendo in groppa, "gli sbucerò la trippa e ne farò insaccati con le budella e poi le infilerò nei pertugi rettali dei loro simili...!" "Che vengano pure!!!" urlò poi in tono di sfida. Era ancora visibilmente eccitato per lo scontro di poco prima, ma Novedita fu felice di averlo ritrovato combattivo ed efficace come lo ricordava.
Era ormai sera quando, in lontananza, SkoomA e Novedita scorsero le mura della città. Esse non cingevano il porto in toto, essendo state abbattute in alcuni punti e non proteggendo ovviamente la città dal versante del mare, eppure incuteva un rispettoso timore. Erano state erette dai nani in una zona aspra e fuori mano, ed erano un simbolo della loro strenua lotta contro i draghi, gli orchi, gli gnoll, i sauri, i nani oscuri e tutte le altre minacce della regione.
Dopo una ventina di minuti, quando il sole era ormai completamente calato e la notte incedeva, i due amici arrivarono finalmente al porto di Menethil. La temperatura era scesa, ed un fastidioso vento soffiava, spinto dalle correnti che provenivano dal mare; non era piacevole sui corpi sudati dei due amici che avevano speso la giornata ad attraversare la palude. Nonostante fosse sera tarda, il porto era in discreta attività: una nave era ormeggiata e i suoi marinai erano intenti a scaricarne il contenuto sulla banchina, sotto l'ispezione del loro capitano. Alcuni mercanti trattavano e discutevano, passeggiando sulla banchina, vestiti nei loro lunghi impermeabili e cappelli da marinai.
I due si diressero prontamente alle stalle, dove spogliarono i cavalli dei loro fardelli e si preoccuparono di pagar loro una sistemazione decente, un pasto ed un meritato riposo. Pagarono anche un extra per la strigliatura e la pulizia completa.
"Stasera non dormiremo sotto un tetto di stelle!" disse Novedita mentre si incamminava insieme al nano verso la locanda, "Ho proprio voglia di ficcarmi al caldo di una locanda...andiamo mastro nano, dobbiamo anche vedere se Mirillano è qui!"
"In caso contrario, spero vivamente di non dover attenderne a lungo...non voglio stare con le mani in saccoccia a ravanarne mentre l'esercito dei giancretessi si avvia verso Dun Modr."
I due entrarono nel locale e scoprirono che c'erano diversi avventori; molti marinai approfittavano per mangiare e riposarsi almeno una notte, mentre i loro capitani portavano a termine le loro consegne. Ma anche molti abitanti del posto prendevano parte alle tavolate; in effetti, alle Wetlands non doveva esserci molto di cui svagarsi: uscire dalle mura poteva significare essere mangiati o uccisi, ed era pericoloso persino pescare. I murloc conoscevano questa abitudine degli umani e, spesso, tendevano agguati ai pescatori solitari intenti a guadagnare di che sfamarsi.
Novedita, dal canto suo, sperava di trovare Mirillano. Non avrebbe voluto attenderlo, in più se egli non fosse stato lì, poteva anche trovarsi in pericolo. Una vaga inquietudine prese a farsi strada dentro di se', ma per fortuna era destinata a morire velocemente.
SkoomA si guardò intorno per qualche momento, poi scorse finalmente Mirillano seduto ad uno dei tavoli.
"Eccone!" disse SkoomA ad alta voce, facendo un gesto verso Mirillano per farsi riconoscere. Quest ultimo alzò lo sguardo e sorrise ai compari, facendo loro cenno di avvicinarsi. Novedita notò che, allo stesso tavolo ma di spalle, era seduto un nano vestito di una casacca grigia. Era completamente calvo, eccezion fatta per una coda castana sulla nuca tenuta ferma da un laccio. Mentre Novedita e SkoomA si avvicinavano al tavolo, il nano seduto con Mirillano si voltò e fece per salutare i due compari.

Edited by novedita - 25/9/2008, 01:49
 
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novedita
view post Posted on 5/12/2009, 23:38




“Messer Novedita, gagliardo SkoomA…alla buon’ora! Ben trovati compagni!” la voce gioviale del nano castano eruppe con forza, facendo voltare alcuni degli avventori della locanda. Qualcuno parve addirittura infastidito dall’esplosione di allegria.
“PILOT! Vecchio balordo, figlio d’un cane carogna, scorreggia nanica, ancora ti reggi in piedi vedo….!”
Rispose SkoomA ad alta voce, mentre si avviava a passo deciso verso il tavolo occupato dai due compagni di Gilda. SkoomA abbandonò velocemente l’ingombrante bagaglio a terra e scambiò qualche cazzotto e qualche veemente stretta di mano e di braccia col suo simile. I due si lasciarono andare a qualche breve scambio di turpiloqui nella loro aspra lingua, poi SkoomA si sedette velocemente al tavolo, di fronte a Mirillano, per parlare con lui. Stonegear si avvicinò a Novedita e lo guardò dal basso verso l’alto con un largo sorriso. Stette un paio di secondi così, poi esordì gagliardo:
“Forza messere cagno, venitene e unitevi alla tavolata, immagino che ci sarà molto da discuterne!”
e così dicendo si voltò immediatamente e si diresse al tavolo. Prima di sedersi si prese la briga di tirare un cameriere per la camicia e blaterò un ordine in nanico, al quale il cameriere sorrise ed annuì. Novedita nel frattempo era rimasto in piedi sulla soglia della locanda, e mentre il nano non poteva sentirlo, rispose al suo saluto:
“Ben trovato a te Stonegear…”
Nella sua mente già si stava dipingendo il quadretto di quello strano viaggio: cominciato quasi per caso, dopo aver udito una conversazione altrui. Dopo aver chiesto a Mirillano di accompagnarlo si era incamminato con lui verso nord, ma la sorte aveva deciso di non far viaggiare soli i due amici giacché gli aveva fatto incontrare il suo vecchio compagno di caccia ad Ironforge, e ora a Thelsamar si era imbattuto nel meccanico di Gilda, come lo aveva chiamato lui. Uno con cui non aveva mai avuto grandi rapporti, visto che era entrato a far parte della Gilda relativamente tardi. Stonegear lavorava e collaborava con i nani di Gilda già da tempo, ma Novedita non si era mai interessato troppo alle vicende di copper esplosivo, minerali e orpelli da ingegneri. Non si chiese neanche se il nano avrebbe voluto unirsi alla spedizione: di sicuro aveva già parlato con Mirillano e probabilmente non avrebbe voluto perdere quest’occasione. D’impatto fu quasi stizzito dalla presenza del nano, ma si ricredette subito. Pensandoci bene non aveva mai speso tempo con Stonegear al di fuori di Dun Morogh, ed era curioso di vedere come si sarebbe comportato ora.
Novedita si avvicinò al tavolo e subito lo sguardo di Mirillano corse ad incrociare il suo, e dopo un sorriso Mirillano salutò:
“Ben arrivati messeri, speravo di non dover attendere molto, e difatti così è stato! Com’è andato il viaggio?”
“Una passeggiata di salute, come sempre,” rispose Novedita accomodandosi al tavolo, al fianco di compare SkoomA, “nessun problema di sorta…”
“Messere cagno è sempre modesto e di poche parole,” lo interruppe SkoomA, “potrebbe ben dire, a gran merito, che abbiamo affrontato gagliardi pericoli e messo fine alla balorda e insignificante vita di almeno quaranta o cinquanta gnoll prima di mettere piede in questa onorevole città! Io stesso…”
“Un momento,” chiese preoccupato Mirillano, “le bestie non sono ferite vero? Dersello sta bene?”
“Non preoccuparti, non ce n’è davvero bisogno!” riprese SkoomA, “gli equini sono in buone mani se viaggiano con me!”
“Nulla di grave caro Mirillano, Dersello ha solo preso un bello spavento. Quello sì, ma niente di più… e vorrei ricordare al nostro paffuto nanetto che di gnoll ce ne saranno stati non più di venticinque…forse le libbre d’alcool raddoppiano la sua vista…”
“Sì sì, venticinque ne avrai visti tu, con occhi di uomo anziano, ma ti assicuro che altrettanti se la sono data a gambe una volta udito il crepitio del mio gagliardo schioppo…! Al sol sentir l’odore meraviglioso della mia polvere, altrettanti ne fuggiranno ogni volta ch’io incederò in queste terre fradicie!!!”
Dopo aver pronunciato questo breve discorso, in un crescendo di tono vocale, SkoomA eruppe in una fragorosa risata e fu subito imitato da Stonegear. Un cameriere arrivò in quel momento portando al tavolo un otre di birra, e lo stesso Stonegear allungò impazientemente le mani verso il contenitore, togliendolo dalle mani del cameriere per versare il prima possibile il liquido nelle coppe. Sorridendo soddisfatto riempì i quattro calici e poi levò il suo, dicendo: “Alla salute nostra, e alla propizia di questa riunione!”
Le quattro mani che reggevano altrettanti calici viaggiarono a mezz’aria verso il centro del tavolo e si scontrarono rumorosamente. Tutti mandarono giù almeno mezzo bicchiere, e dopo qualche schiocco di labbra ci fu un momento di silenzio. “Non preoccupatevi,” riprese Stonegear, “ho già detto al cameriere di raddoppiare l’ordine. A breve ci sazieremo!”
“Ottimo, almeno una questione è sistemata…” disse Novedita, “almeno potremo parlare tranquilli…”
“A proposito Stonegear,” si intromise SkoomA, “ ma non eri a Winterspring?”
“Sì dannazione,” rispose secco Stonegear, “sono tornato da poco via grifone, dopo una sosta a Thelsamar. La spedizione è stata sciolta ai piedi del Monte Hyjal. I goblin si sono nascosti in qualche caverna o chissà dove e aspettano che si liberi la via per uscire allo scoperto. Molti non se la sono sentita di avventurarsi a stanarli su quella montagna pericolosa, così ognuno è tornato alla propria città! E’ stato uno scacco completo! Ora volevo andare da Frad Swiftgear per avere notizie di un progetto comune, e ho incontrato Mirillano qui…è stata una piacevole sorpresa!”
Novedita riprese a parlare: “Allora Mirillano, che notizie da nord ovest?!”
“Ho fatto una breve sosta a Southshore e parlato con alcune persone. La città è già al corrente che un esercito si sta muovendo verso nord e che molto probabilmente passerà dalle loro parti. Le scorte di grano sono state trasferite dalle fattorie alla città e la guardia è aumentata…i cittadini temono razzie da parte dell’Esercito del Nord e non si fidano di nessuno. Alcune vecchie torri di guardia sparse per i crocevia della regione sono attualmente in riparazione, ed è stata piazzata una nave vedetta nel porto. La cosa strana è che si tratta di un Incrociatore Elfico, probabilmente sono a corto di navi…”
“Strano,” lo interruppe Novedita, “Southshore non ha mai avuto una grande flotta ma poteva permettersi benissimo una o due navi da combattimento. Che le loro navi siano state comprate, o requisite? Magari proprio dall’Esercito dei Beduini…”
“Questo non lo so con certezza messere,” riprese Mirillano, sospirando. “La capitaneria di porto è restia a fornire informazioni. Alcuni marinai mi hanno detto che le due navi armate sono in riparazione, ma non hanno detto in quale cantiere.”
“Non che ce ne siano molti,” rispose Novedita, “di certo l’Alleanza non è nota per la possente flotta, duecento o trecento anni fa forse…ma non ora. Ormai l’unico grande porto è quello di Theramore, gli altri sono porti minori.”
“Bah, bisognerà venire a capo anche di questo.” sentenziò SkoomA. Dopo una piccola pausa riprese: “Mirillante, che ci dici a proposito della carovana?”
“Ho provato a chiedere a diverse persone in città, ma nessuno sembra aver visto o sentito parlare di questa carovana. Ho chiesto anche ai soldati di pattuglia ma non ne sapevano assolutamente niente. Poi ho fatto un giro intorno alla città e mi sono spinto ad est fino a poco oltre la prima torre di guardia. Non ci sono segni evidenti di lotta che possano far pensare ad un assalto ad una carovana. Almeno la prima parte del tragitto fuori città è pulita, ma non ho arrischiato nell’andare a vedere oltre. La regione è sempre frequentata da banditi…ho preferito tornare il più velocemente possibile qui a Menethil.”
“Forse il tuo viaggio a Southshore è stato un mezzo fallimento.” concluse Novedita. “Hai reperito delle informazioni ma non sono completamente attendibili purtroppo. Del resto non si poteva pretendere molto nel poco tempo che avevi e senza molti mezzi. In ogni caso ci siamo fatti un buon quadro della situazione.”
“Quasi sicuramente la carovana di danari è stata un’invenzione dei comandanti dell’esercito,” disse SkoomA scuotendo la testa, “non potevano comunque farne arrivare a destinazione in salvezza se dovevano passare da Thandol Span…e la questione delle navi non è poi così d’importanza compare cagno.”
“Noi ci stiamo ostinando a pensare che Thandol Span sia nemico di quest’Esercito del Nord…ma questo non è un esercito regolare, non ha una bandiera alleata. Potrebbero addirittura essere in combutta chissà.”
I tre compari rimasero per un breve secondo a fissare Novedita. Dalla loro espressione si vedeva che un pensiero simile non li avrebbe mai sfiorati. Stonegear fu il primo a prendere la parola, un secondo prima di SkoomA che fu costretto a fermarsi alla prima sillaba.
“I Nani Oscuri di Thandol Span amici di qualcuno? Har har, devo sentirne ancora molte prima di morire!”
“I Nani Oscuri non farebbero mai comunella con degli sbandati!” disse poi Skooma, “Potrei capirne un legame d’onore con potenti stregoni, demoni o elfi oscuri, che forse vi sarebbe uno scambio equo…cosa hanno i non-caprini del Nord che serva ai Nani?”
“Non ne ho idea,” rispose Novedita, “e in ogni caso era solo un pensiero…”
“Aspettane,” disse brusco SkoomA, “il prigioniero che prendemmo disse che avrebbero attaccato Dun Modr e attraversato le Highlands. Ha detto proprio così, attaccato. Se era un ufficiale importante e ne sapeva la verità, sarà così. A meno che tu, messere ladro budersio, non abbia invece acchiappato lo stalliere o il cappellano pensando di far grande missione d’ispionaggio cagno…ah ah! Ne avremmo a ridere per un paio d’anni a raccontarlo agli avventori di casa Stonegear!”
“A quel punto avremmo anche a riderne di come il grande eroe SkoomA abbia sconfitto il prode stalliere a legnate! In ogni caso, a quanto pare non abbiamo nessuna certezza per il momento.” Disse Novedita.
“Come pensate di agire a questo punto?” chiese Stonegear con aria interrogativa.
“Io credo che ci sia poco da fare se non aspettare,” rispose Novedita. “Dobbiamo attendere che l’Esercito del Nord arrivi anella regione e vedere come si comporteranno al passo di Thandol Span. Dobbiamo anche tenere d’occhio gli stessi nani neri il prima possibile per vedere se si nota qualcosa di strano.”
Nel frattempo, il cameriere di prima era arrivato al tavolo reggendo quattro piatti di carne di rettile e verdure fumanti. I quattro compari si tuffarono silenziosamente nel pasto e per qualche minuto nessuno parlò. Erano tutti affamati.
Durante la cena, Novedita guardò attraverso la finestra che stava direttamente alla sua destra. Attraverso i vetri vide che la pioggia si stava infittendo e, anche se non era grossa, martellava la terra ininterrottamente. Anche il vento si stava alzando, lo notava dai mantelli degli uomini che erano fuori e dal leggero ondeggiamento di una nave.
“Cambia il tempo,” disse SkoomA senza smettere di masticare, “sta arrivando un bell’acquazzone di palude! Se continua così, domani ci sarà ancora più nebbia di oggi e il poco terreno stabile muterà in una poltiglia di fango. Sono proprio curioso di vedere come se la caveranno i nostri compari dell’Esercito…credo proprio che ci faremo delle belle risate a vederne di uomini incapaci finire nelle sabbie mobili o a dimenarsi tra i denti di un coccodrillo, o magari ad essere tirati per gli arti da una ventina di murloc affamati!”
“Avete ragione messere SkoomA,” rispose Mirillano, “questo tempaccio li rallenterà non poco. Meglio per noi, avremo più tempo per organizzarci e per decidere.”
Tutti ripresero a mangiare tranquillamente dopo il breve intermezzo, mentre il tempo andava peggiorando. Molti marinai ora erano accorsi sui pontili, coperti da incerate impermeabili, e stavano utilizzando altre corde per assicurare le navi agli ormeggi. Quei pochi che erano a bordo delle navi scesero giù e preferirono sostare al riparo di piccole pensiline sotto la pioggia battente piuttosto che far la guardia su una nave traballante. Gli scaricatori interruppero il lavoro e copersero velocemente le casse già scaricate con grossi teli, assicurandoli al suolo con pietre massicce. Il vento ora era molto forte e si avvertivano soventi spifferi in alcuni punti dove il legno delle finestre andava lentamente cedendo.
“Serataccia!” disse ad alta voce l’oste sorridendo, mentre passava attraverso i tavoli. Si diresse lestamente in cucina, si caricò diversi ciocchi di legna e andò a ravvivare il fuoco nella sala. In quello stesso istante, la porta della locanda si spalancò, ed una zaffata di vento freddo entrò insieme a una trentina di persone trafelate, bagnate ed infreddolite. Si trattava in maggioranza dei marinai che fino a poco prima stavano lavorando sui pontili. L’ampia sala della taverna andò pian piano riempiendosi di altri avventori, che man mano si sedevano sulle panche, sulle sedie vuote o per terra, dato che i tavoli erano stati tutti velocemente occupati. Intirizziti e tremolanti, si sfregavano le mani per riscaldarsi mentre alcuni mettevano i mantelli o le scarpe ad asciugare presso il fuoco. L’oste, impegnato dietro il banco delle bevande, sorrise mentre si sfregava le mani per altri evidenti motivi; senza staccare lo sguardo dalla sala, protese la mano dietro di sé e bussò alla parete di legno. Dopo qualche secondo, uno dei cuochi uscì dalle cucine. Vedendo la sala riempita si passò una mano sulla fronte, capendo subito che la serata sarebbe stata ancora lunga. L’oste dispensò altri ordini al capocuoco, che rientrò velocemente nelle cucine. Pochi secondi dopo, due nani più giovani uscirono dalle cucine; uno si diresse al piano superiore, mentre l’altro stava accendendo un secondo fuoco in un altro angolo della sala dove era stato costruito un secondo camino più piccolo. Quello che era salito al piano superiore riscese in fretta e tornò alle cucine, seguito a breve da un altro nano che scendeva lentamente le scale con un grosso broncio sulla faccia. Aveva l’aria di essere stato svegliato da poco, ed anche lui si diresse alle cucine. Ne uscì poco dopo con due botti di birra sottobraccio, ed iniziò a spillare la bevanda in maniera lenta e ipnotica, riempiendo macchinosamente una lunga fila di boccali.
“Spero ci sia ancora posto per dormire,” disse Novedita rivolto a Stonegear, alzando la voce per coprire il brusio che si andava formando. “Con tutta questa gente non vorrei che terminassero le stanze a disposizione…”
“Nessun problema Novedita,” rispose il nano sorridendo, “mi sono preoccupato di fermare altre due stanze appena siete arrivati. Per noi il posto c’è. Quattro stanze di prima classe, con bagno caldo!”
SkoomA, nel frattempo, aveva ingurgitato l’ultimo boccone di pane e si era alzato, con in mano la coppa vuota, per andare a farsela riempire dal nano che stava distribuendo birra. Tornò poco dopo al tavolo, ma rimase in piedi.
“Io vado a sedermi dinanzi al focaraccio compari, e bevo una birra in pace. Se mi volete sono lì.”
SI diresse in mezzo alla calca che sedeva per terra e si mise tra la gente che era lì, bevendo e attaccando discorsi con tutti. La discussione si era animata e tutti partecipavano ridendo e raccontando le loro storie. Si sentivano parlare almeno tre o quattro lingue in quel gruppo di marinai e viandanti, tra nani, elfi e umani, ma tutti parevano a loro agio. Qualcuno tirò fuori degli strumenti a corda, e il leggero motivetto di accompagno che si andava creando dava un giusto sfondo alla serata.
“Io mi unisco alla combriccola,” disse Stonegear scendendo dalla sedia, “se volete ritirarvi nelle stanze basterà dire all’oste di darvi le chiavi a mio nome. In ogni caso ci ha notati tutti e quattro prima, non ci sono problemi…a dopo!”
Mirillano e Novedita erano rimasti al tavolo,e finivano di bere le loro birre.
“Messere, credo che farò una visita alle bestie,” disse Mirillano alzandosi ed indossando il suo mantello, “voglio vedere se stanno bene e già che ci sono controllo ce non ci siano facce strane attorno ad essi e alle loro bardature. Sarò di ritorno presto!”
Così dicendo allacciò il mantello, calò in testa il cappuccio ed uscì sotto la pioggia battente. Novedita era rimasto solo al tavolo, ma si alzò presto per avvicinarsi al gruppo di persone sedute a terra. Ebbe la scaltrezza di portarsi dietro la sedia con lo schienale, per non dover sgomitare tra la calca a terra. Si sedette dietro Stonegear e caricò la sua pipa, mettendosi a fumare senza tuttavia prendere parte ad alcun discorso. Scambiò alcuni sguardi con tre viandanti seduti vicino a lui, e riconobbe dei viaggiatori del deserto. Avevano la pelle scura, come la sua, e vestivano abiti chiari consistenti in lunghi sai e mantelli, con turbanti bianchi. Anche le loro particolari calzature ed i loro monili indicavano una provenienza simile. Probabilmente erano dei commercianti di Tanaris.
“Ar’hod sherid.” disse Novedita guardando i tre in volto.
“Ar’hod sherid!” risposero i tre, inizialmente sorpresi di sentire qualcuno parlare il proprio linguaggio. Del resto Novedita conservava forse solo il colore della pelle per essere ricollegato agli abitanti dei deserti del sud. I suoi modi erano ormai viziati dalla vita solitaria e dalle maniere di Azeroth, e anche il suo aspetto facciale spesso traeva in inganno. SkoomA, seduto poco lontano, colse lo scambio di saluti e disse a Novedita: “Ma tu parli con questi?”
“Certo. Sono originari di Tanaris, parlano la mia stessa lingua nativa. Non capita spesso di vederli da queste parti…” poi si rivolse nuovamente ai tre: “Heril nifa’s neshanna!”
I tre risero di gusto, poi si avvicinarono a Novedita per intrattenere una discussione tra corregionali. Il loro tono si fece più sommesso, mentre uno dei tre Tanariani mostrava a Novedita alcune mercanzie che avrebbero gradito vendere o barattare.
Nel frattempo anche Mirillano era tornato, e si era seduto in terra a bere e chiacchierare con tutti. Dopo circa un’ora, fu lui il primo ad alzarsi e a ritirarsi.
“Messeri io vado a dormire. Questi ultimi due giorni mi hanno stancato un po’…almeno per domani sarò al meglio! Prendo le mie cose e vado, vi saluto!”
“A domani mirillante, non farti le saccoccette!” gli rispose SkoomA alzando a lui l’ennesimo bicchiere di birra. Ormai era notte, e più della metà degli avventori si era ritirata a dormire. Quelli che non avevano una stanza si erano accordati con l’oste: data la situazione di emergenza a causa del maltempo, aveva acconsentito a farli dormire a terra, nel salone principale, per un prezzo scontato alla metà. Naturalmente lui stesso sarebbe rimasto a vigilare, insieme ad un altro nano, scambiandosi i turni di guardia. Qualcuno andò a coricarsi; altri erano ancora svegli, come SkoomA ed il suo degno compare Stonegear. Seduti ad un tavolino nei pressi delle ultime braci calde, chiacchieravano semi ubriachi dei loro argomenti preferiti.
“…e poi mastro Stonegear, siamo passati alla stazione di Dun Algaz, e che Muradin ci fulmini se non è vero…”
“…io non voglio essere fulminato per causa tua piscione!”
“E va bene, va bene. Dovrò ricominciare il discorso…e magari cambiarlo allora…”
“E sia.”
“Di cosa stavo parlando…?”
“Hmm…non so…forse di quando ti stavi pisciando nelle mutande ferrate e io scopersi il malaffare…”
“No no, non fare il mannerro…ecco, stavamo a Dun Algaz, mi faceva male il culo perché quel cavallo del mirillante non sa cavalcare, e scesi per vederne se potevo comprare fulmini…cioè proiettili per i miei schioppi e, che Muradin…mi fulmini se non è vero, non avevano più lo straccio di un bossolo da venderne! Sono a corto di munizioni ma non voglio comprarne qui, la qualitade è minore…”
“Ne sei sì a corto messere caprino, che sono passato io prima di te a comprarne in quantità. E già ne trovai pochi, che gli ufficiali del maledetto esercito sono passati a far piazza pulita per i loro archibugieri incapaci, prima di me…secondo te sanno tirare di archibugio?”
“E’ vero, porco il mondo! Il mercante disse di un nano puzzolente di olio motore che passò ad acquistare gli ultimi bossoli…chi poteva essere se non tu? Uno dei tuoi garzoni gaglioffi…bene in ogni caso dammene, ho bisogno di proiettili…Che roba hai? Aggrappanti?”
“Sì…ho dei bellissimi bossoli aggrappanti…”
“Anche saccenti e perforanti?”
“Anche saccenti e perforanti. Ci sarà da divertirsi mastro SkoomA!...”
“E sai, io ho portato un grosso barile di polvere. Se hai qualche istrumento possiamo fabbricare qualche bomba. O anche confezionare proiettili per gli archibugi…”
“…stai calmo messere SkoomA, la situazione è sotto controllo, io ho con me anche un mortaio portatile…”
“Pfff…!” SkoomA ridacchiò, “domattina sveglieremo gli inabitanti a grassi colpi di bombarda e vi sarà da riderne…!”
“Har, har! Domattina lo farò io mentre tu ne dormirai grasso e stanco!”
La pioggia ormai si era calmata, e Novedita era uscito all’aria aperta, nella notte, e si intratteneva ancora con i tre viandanti di Tanaris. Dopo aver concluso qualche affare, tornò in taverna e si avviò in silenzio verso la sua camera. Stonegear era già andato a dormire mentre SkoomA era rimasto a sonnecchiare su uno sgabello. Quando vide Novedita si scosse e si decise a raccogliere le sue cose ed andarsene a dormire. I due salirono le scale insieme, e scoprirono che anche al piano di sopra c’era gente a dormire sul pavimento. Nella resa generale qualcuno era sgattaiolato verso i piani superiori per poter scroccare un posto riparato e dormire senza pagare.
Tra questa gente vi erano altri due che Novedita riconobbe essere abitanti di Tanaris. Sedevano davanti una porta, e questa era proprio la porta che SkoomA doveva attraversare per andare a dormire.
“Ah’rod enad…” disse Novedita ai due, che risposero. SkoomA rimase impalato davanti a quello che gli ostruiva il cammino, che stava fumando un sigaretto artigianale da un lungo bocchino dorato. Sembrava non avere la minima intenzione di spostarsi. Novedita fece per aprire la sua porta, e disse rivolto a SkoomA: “Buonanotte.”
“Aspetta un momento messere cagno, dì a questo beduino di togliersi di mezzo che devo entrare.” Poi si rivolse all’uomo e gli disse in tono sommario:” Ehi arod en, togliti di mezzo che devo andare a dormirne.”
“Arod.” Scimmiottò l’uomo dopo aver emesso dei cerchi di fumo, e subito prese a ridere a bassa voce, ma insistentemente, seguito dal compagno. Novedita non aveva ancora richiuso la porta.
“Dai arod sono stufo di giocarne, ripassane domani e berremo in solerzia ma ora è il momento che mi ritiri privatamente. Spostati!” disse SkoomA in tono deciso.
“Ah’rod, shean issani!” disse l’uomo che ostruiva la porta al compagno, e questi prese a ridere istericamente. Anche l’altro riprese a ridere, e neanche si accorse di un pugno pesante che stava cadendo sulla propria testa. SkoomA lo colpì proprio sul punto più alto del cranio, e l’uomo si portò le mani in testa, contraendo il volto in una smorfia di dolore.
L’altro continuò a ridere, sebbene ebbe l’accortezza di alzarsi ed allontanarsi lentamente dalla scena. “Te l’avevo detto di toglierti dalle scatole arod, ora togliti da solo se no ti trascino a calci fino a Ironforge e ti butto nella Grande Forgia insieme a tutti i tuoi compari ammalati!”
L’uomo colpito si alzò e si allontanò in fretta senza proferir parola, mentre il compagno ancora ridacchiava, tenendosi lo stomaco con una mano. Incrociando lo sguardo con SkoomA, egli tentò di smettere di ridere e protese una mano in avanti dicendo: “Minàs, minàs…!” anche se non riusciva a smettere di ridere, si allontanò dalla scena senza ulteriori inviti.
Novedita era ancora sulla soglia, e rideva sommessamente. “Minàs significa scusa, probabilmente ha capito la lezione da solo…non c’è niente di meglio che una lezione pratica eh? Buonanotte, a domani!”
Novedita chiuse la porta dietro di sé ed analizzò la stanza. Niente male, spaziosa e pulita, ed il bagno caldo era una vera genialata. Una grossa botte, poggiata su un treppiedi di metallo, era riempita d’acqua riscaldata da braci sotto il treppiedi. Un pezzo di sapone ed un asciugamano erano stati messi a disposizione su un tavolino.
Novedita si calò volentieri nel bagno rilassante, e vi spese una mezz’ora buona, fumando un ultima piccola dose di tabacco, prima di coricarsi. Una serata tranquilla e senza troppi discorsi e macchinazioni varie lo aveva lasciato rilassato, libero di chiacchierare e svagarsi, e riuscì a prendere sonno velocemente.
 
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novedita
view post Posted on 8/12/2009, 02:08




Il rumore della città che si destava diede un sereno risveglio ai quattro amici. Di prima mattina, quando l’aria era ancora fredda e pungente, Mirillano fu il primo ad uscire dalla propria camera. Dopo essersi vestito, scese ed uscì a respirare la fresca aria mattutina. Si preoccupò di far mangiare e bere i cavalli, poi si spinse fino alle porte di Menethil Harbor per dare un’occhiata al panorama circostante.
La pioggia battente della notte prima aveva appesantito molto il terreno, come previsto, e la nebbia già impediva di vedere oltre trenta piedi dal proprio naso. Uscire dalla città era decisamente pericoloso, pensò. Si grattò la testa cercando di pensare alla prossima mossa.
“Non preoccuparti, verso metà giornata la nebbia di solito si dirada. Nel primo pomeriggio saremo in grado di muoverci.”
Mirillano si girò e vide la figura di Stonegear parlargli a poca distanza.
“E tu che cosa avresti esattamente in testa? Vuoi andare a Thandol Span?” chiese Mirillano.
“No di certo … almeno non per ora. Sai, non sono poi tanto sicuro di volermi arrischiare in un’avventura del genere … in realtà avrei da fare qui alle Wetlands per un paio di giorni al massimo, poi avevo in mente di tornarmene a Dun Morogh al deposito.”
“Cos’hai da fare qui?” chiese Mirillano incamminandosi verso il porto, seguito dal suo amico.
“Devo visitare uno gnomo con il quale sto lavorando ad un progetto. Sto tentando di migliorare la gittata e la precisione del mio mortaio portatile in bronzo prima di immetterlo sul mercato. Spero di riuscire a cavar fuori qualcosa … ”
“Ma non ti sei stufato di costruire e sperimentare?” chiese Mirillano.
“No di certo,” rispose Stonegear, “è sempre stata la mia passione. Credo che morirei se mi fermassi.”
“Non fraintendermi, non dico che devi lasciar stare. “ Nel frattempo i due erano arrivati sul molo ed osservavano una delle due navi ripartire verso il largo. “Dico solo che una volta ogni tanto potresti mettere la tua conoscenza e la tua abilità al servizio di qualcos’altro che non sia solo il commercio ed il lavoro … non ti piacerebbe unirti a noi?”
“Ci sto pensando su,” ammise Stonegear, “e comunque la cosa mi tenta. Deciderò in giornata cosa fare.”
Anche SkoomA ora si era svegliato, ed era uscito sorridendo dalla locanda. Fece una passeggiata in cerca dei suoi compari e trovò Mirillano e Stonegear presso la riva del mare, poco lontani dal molo.
“Dobbiamo rifare più spesso queste seratine tra noi!” disse, mentre si toglieva gli stivali e le calze. Andò ad immergere i piedi nelle fredde acque portuali, emettendo un verso di piacere nel momento in cui entrò in contatto con l’acqua. Un secondo dopo dalla sua bocca uscì un forte: “AAH!” e sobbalzò all’indietro. Si guardò il piede e vide che un piccolo e giovane murloc glie lo aveva addentato ma ora, non potendo affondare molto con i suoi dentini, stava solo mantenendo la presa guardando dubbioso verso la faccia di SkoomA.
Arrabbiato, quest’ultimo afferrò la creatura con una mano e la scaraventò lontano nelle acque del mare, come un bimbo che lancia un sassolino. Il gorgoglio del murloc si andò via via affievolendo man mano che si allontanava , per terminare con un sordo tonfo quando incontrò l’acqua.
La scena era stata vista da quattro o cinque altre persone, e tutti se la ridevano di gusto, quando uno sputo cadde dall’alto e andò a spiaccicarsi a pochi centimetri dai piedi di SkoomA. Alzando lo sguardo, il nano vide Novedita affacciato ad una ringhiera del piano superiore della locanda.
“Scendi qui mannerro catarroso, te la do io una cura per la tosse … ti basterà mangiare il mio guanto di ferro!! Piuttosto vedi di sbrigarti che sei sempre l’ultimo a tirare su le flaccide membra dal giaciglio notturno … forse dovresti lasciar bere i veri nani e tornartene a casa o tra i tuoi boschetti!”
“Che fretta c’è?” gli rispose Novedita dal balcone. “Con questa nebbia finiresti per farti mangiare da qualcosa. Anche se dubito che qualcuno o qualcosa abbia il coraggio di farlo … “
“La nebbia generalmente si disperde un po’ verso metà giornata. Prima è quasi impossibile mettersi in viaggio!” disse Stonegear a Novedita.
Senza rispondere, Novedita rientrò nella locanda, e riuscì un paio di minuti dopo per raggiungere i compagni. Poi riprese a parlare:
“Vorrà dire che prima di quell’ora resteremo qui. Nel frattempo io vado a sistemare l’equipaggiamento, dovreste farlo anche voi. Stonegear, spero tu non abbia più della metà della paccottiglia di nonno SkoomA altrimenti dovremo comprare un carro … come sei messo?”
Stonegear parve esitare.
“Ah ah, lo sapevo io,” sfotté SkoomA, “il vecchio barile di lardo non ce la fa a starci dietro!”
Mirillano e SkoomA risero; Stonegear tentò di spiegare ma SkoomA lo interruppe immediatamente:
“Sei un vero pisciasotto! E poi ne dici di me e delle mie braghe ferrate … scommetto cento copper che te ne tornerai a Dun Morogh! Avanti, stiamo solo andando a vedere come quattromila uomini si fanno massacrare dai non morti … che sarà mai?”
Stonegear rimase a riflettere un paio di secondi, poi disse a Novedita: “Ho un po’ di bagaglio. Sono venuto qui per visitare un ingegnere e ho degli strumenti di lavoro e un mortaio con me, più l’armamento personale. Non ho scorte di cibo né cavalcatura perché prevedevo di restare qui poco, ma vuol dire che mi adatterò.” Poi si rivolse a SkoomA e disse: “Mi devi cento copper pisciasotto!”
“D’accordo allora,” disse Novedita, “vieni con me, e vediamo se riusciamo a trovare un modo per caricarci tutto dietro … diamo un’occhiata alla tua roba!”
SkoomA fece per andarsene, aggiungendo che sarebbe andato con Mirillano a controllare i viveri ed eventualmente procurarsene altri. Stonegear lo tirò per la manica e gli disse di nuovo:
“Ricordati che mi devi cento copper … har har!”
Dopo un paio d’ore, il tempo necessario per i preparativi, i quattro si ritrovarono alla locanda per mangiare e decidere il da farsi. Mirillano fu il primo a parlare.
“Messeri, vi son scorte di cibo e acqua sufficienti per cinque giorni. Direi che siamo tranquilli. I cavalli sono in buone condizioni … “
“ … ma abbiamo troppa roba dietro,” lo interruppe Novedita, “io e Stonegear ci siamo accorti che non possiamo portare dietro tutto quanto solo con due bestie.”
“Ma io non voglio cacciar soldi per far star comode le chiappe di Pilot!” disse SkoomA.
“Ad ogni modo, non abbiamo soldi per comprare una cavalcatura ora … non era previsto,” disse Novedita, “ma c’è una soluzione. Alle porte della città ci sono un paio di arieti libere. Bè non proprio libere, sono sicuramente di qualcuno visto che sono sellate, ma non gli da importanza nessuno sembra. Ciondolano avanti e indietro sul ponte davanti la città … con la nebbia che c’è si potrebbe, diciamo, aiutarne una ad uscire dal campo visivo delle guardie. Ci vuole solo un’idea sul come.”
“Dobbiamo creare un diversivo, così le guardie volgeranno l’attenzione altrove … ” suggerì Mirillano.
“Io ho un mortaio portatile vi ricordo,” disse Stonegear, “non credo ci sia di meglio per dare un bello spavento a questa gente di palude! Potremmo fingere un malfunzionamento o qualcosa del genere … ”
Novedita disse la sua: “Buona idea, cercate solo di non fare troppi danni … io aspetterò fuori la città, cercherò di rimanere fuori dal campo visivo delle guardie e aspetterò che l’ariete arrivi verso di me. Spero di non prendere un’incornata … non sono mai stato un buon pastore.”
“Se volete posso farlo io messere,” si offrì prontamente Mirillano, “ho padronanza con le bestie, anche se di arieti non me ne intendo molto.”
“Va bene Mirillano, apprezzo la tua iniziativa. Allora è deciso: dirigiti fuori città, ma stai molto attento a non farti vedere. La nebbia ti aiuterà, non dovresti avere problemi. SkoomA e Stonegear, andate a prendere il vostro bel tubo sparatutto e vedete di fare un bel casino, ma non troppo lontano dalle porte della città. Io mi farò casualmente trovare nei pressi delle porte e darò una mano all’ariete se ne avrà bisogno, o fermerò qualcuno che voglia uscire … ci rincontreremo tutti fuori città insieme a Mirillano.”
SkoomA non aveva preso parte alla discussione ma l’idea gli piaceva molto, almeno così parve dal suo sorriso. Mirillano fu il primo a uscire, a dorso del suo cavallo, destando solo qualche dubbio sguardo da parte dei soldati. Probabilmente lo avevano preso per un pazzo. Novedita intanto passeggiò vicino le porte della città tenendo il suo cavallo per le redini. Si piazzò alle spalle di una delle due arieti e si affrettò ad offrire un ottimo sigaro di Tanaris ad una della guardie, facendogli qualche domanda di routine.
Dopo pochi secondi si udì una breve ma potente deflagrazione ed un forte rimbombo metallico susseguì. Vicino al lato ovest di Menethil Keep si vide baluginare un lampo e poi del denso fumo grigio si impadronì dell’aria circostante. L’esplosione era stata molto forte e nei secondi che seguirono ci fu uno scompiglio incontrollato: le guardie delle porte, dopo qualche secondo di sgomento, sguainarono le spade e accorsero a vedere cosa fosse successo. Anche gli arcieri sulle mura si erano voltati, e tenevano le frecce incoccate e tese scrutando all’interno della cerchia muraria. Si udì qualche urlo di sgomento, e la maggior parte dei cittadini che si trovavano nei pressi si gettò istintivamente a terra. La reazione peggiore la ebbero gli animali: il cavallo di Novedita si impennò e, mentre il suo padrone tentava di calmarlo, una delle due arieti si era voltata e scappava nella sua direzione. Il vecchio gaglioffo riuscì a scartare in tempo ma dovette effettuare una brutta caduta per non essere investito.
Novedita emise un grugnito di disappunto mentre si rialzava, toccandosi la schiena. Dell’altra ariete non c’era traccia alcuna, e ormai non sarebbe riuscito a catturare quella che correva per i vicoli del paese, inseguita dai nani che tentavano di calmarla; decise di avvicinarsi ai suoi amici nani per vedere cosa succedesse. Come c’era da aspettarsi, SkoomA e Stonegear avevano imbastito una piazzata sul perché e come fosse successo l’incidente, dato che il capitano delle guardie esigeva spiegazioni. L’uno e l’altro si alternavano nel fornire ipotesi.
“Te ne dicevo di non tenerne la pirite nell’istesso zaino in cui v’è l’acciarino … ! Ma tu non ne ascolti mai … ah, sempre a berne liquori e dir facezie!”
“Sei stato tu a lasciarne che l’olio motore scivolasse verso il meccanismo di innesco … non confezioni bene le tue sporte … !”
“E’ impossibile, la rigatura era stata fatta a dovere, ci deve essere stata un’avaria nel serbatoio secondario … come vedi la sega a retro innesco è in condizioni lascive … “
“Che ciancicherie vai sacciando, non fare il nano con me … piuttosto la polvere fina è troppo secca ed infiammabile a temperature decisamente poco aserte. Come vedi ne manca una quantitade … “
“Sentite, non ho più voglia di ascoltare storie!” sbottò il capitano. “Non tollero che ci siano incidenti del genere all’interno delle mura … ci sono pene severe per questo. Ma dato che si tratta di due rispettabili professionisti come voi, sono disposto a chiudere un occhio per questa volta … “
“Ben gentile, mastro d’arme,” disse SkoomA, e poi si batté sul petto e aggiunse: “Questo nano d’onore sa riconoscere un gentiluomo. Di sicuro la vostra clemenzia vi sarà riconosciuta!”
I nani fecero per andarsene, ma il capitano li fermò. “Non ho finito. La multa per aver messo in pericolo la cittadinanza è di cinquanta monete d’argento, o la confisca di beni per egual valore, o in alternativa lo stato di prigionia per tre giorni nella fortezza.”
A malincuore, i due nani dovettero sborsare metà somma per uno per corrompere l’uomo. Mentre se ne andavano, seguiti da Novedita, discutevano sul fatto che se ci fosse stato un capitano nano la cosa sarebbe andata diversamente. La breve diatriba fu conclusa da SkoomA, che motteggiò imbronciato:
“Gli umani sono troppo affamati di copper.”
Appena fuori città, Novedita disse ai nani: “E’ probabile che abbiamo fatto un buco nell’acqua. Non sono riuscito a controllare le arieti … avete provocato un boato assurdo!”
I nani risero tra loro. “Niente male eh?” disse Stonegear, “Il miscuglio di zolfo umido col il colpo a salve fa sempre un grande effetto! Lo usiamo spesso per le nostre grettissime feste della birra a Thunderbrew Village … riesce a risvegliare anche i più ubriachi!“
Per buona sorte, una delle due arieti era fuggita proprio nella direzione di Mirillano, che non aveva avuto alcun problema a calmare la bestia e a tenerla per le redini.
“Ottimo lavoro Mirillano,” disse Novedita, “ci hai proprio salvato le chiappe. Stava per andare tutto all’aria … “
“Nessun problema messere, è bastato dargli un paio di carote … con le erbacce che mangiano qui … “
Nel frattempo, il sole si era levato e la nebbia, come previsto, si stava diradando. Il campo visivo aumentava lentamente, e ci si poteva muovere con discreta agilità.
“Non c’è tempo da perdere ora, “ riprese Novedita, “bisogna andare subito a vedere in che condizioni è l’Esercito del Nord, e a che punto è arrivato. Non abbiamo la minima idea di dove siano, visto che sono praticamente due giorni che non abbiamo contatto visivo. Forza SkoomA, monta l’ariete e torniamo verso Dun Algaz … una nuova missione di spionaggio ci aspetta!”
“Speriamo di non catturare l’addetto alle latrine stavolta!” disse SkoomA ironico, mentre selezionava l’equipaggiamento da portare e prendeva dimestichezza con la bestia.
“Non ce ne sarà bisogno nano caprino … piuttosto tieni vigile l’occhio e salda la presa sul fucile, che la palude è il vero nemico, non l’esercito dei fantaccini!”
“Credo che io e Mirillano vi aspetteremo da Frad Swiftgear. Nel frattempo tenterò di concludere quella cosa con lui … “ disse Stonegear.
“Ce l’hai un cannocchiale Pilot?” chiese SkoomA mentre iniziava a far trottare la bestia, “Se ti riesce comincia a scrutare verso i passi di montagna … dobbiamo saperne di più sui loro piani … non scordarne che essi lancian copper come noi.”
“Torneremo il prima possibile,” aggiunse Novedita, “anche se forse non riusciremo a raggiungervi prima che faccia notte. Se non ci vedete tornare, significa che passeremo la notte al sito di scavi di Whelgar, che potrebbe essere più vicino da raggiungere. E se domattina non siamo ancora tornati, iniziate a preoccuparvi!”
“A presto dunque messeri,” disse Mirillano, “provvederò io a tenere d’occhio i nani neri mentre Utno smercia! Se succede qualcosa vi informerò.”
A questo punto, senza ulteriori commiati, i due cavalieri partirono sul sentiero che riportava verso Loch Modan. Mirillano e Stonegear stettero a guardarli finché le figure non sparirono nella nebbia.
“Allora,” disse Mirillano, “dov’è questo Grad o Frad o com’era?”
“Non lontano mastro pelato, ma dobbiamo fare attenzione … caricheremo tutto su Dersello e procederemo cautamente a piedi. Non temerne, terrò lo schioppo pronto e sarò vigile. Io vado avanti, la bestia nel mezzo. Tu guardaci le spalle d’accordo?”
Mirillano sentì un brutto brivido salire sulla sua schiena. Annuì senza parlare, poi indossò la sua cotta di maglia leggera e l’elmo di metallo. Tirò fuori dal suo zaino un paio di grossi stivali di cuoio placcati e li sostituì ai suoi stivali semplici. Completò il tutto con un lucente cinturone in mithril, recante l’insegna della città di Southshore, un lungo mantello mimetico e dei guanti d cuoio. Impugnò saldamente lo scudo, saggiandone la comodità, per mettere finalmente mano alla sua mazza. Durante tutta questa cerimonia, Stonegear era rimasto ad osservarlo.
“Niente paura,” lo incoraggiò, “al massimo ci sarà da dare una o due martellate su qualche muso balordo. Tanto con questa nebbia devono avvicinarsi … e se lo fanno, avrai il privilegio di vedere come questa doppietta possa tirarne giù un mucchio intero in un paio di colpi!”
“Lo spero.” concluse Mirillano in tono molto serio. “Morire tra questa merda non mi andrebbe proprio giù.”
 
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view post Posted on 8/10/2016, 23:25
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Sono convinto che manchi qualcosa...
 
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Fu così che, armi alla mano e sensi allertati, Mirillano e Stonegear iniziarono a marciare verso nord. L'iniziale buona visibilità rinfrancò non poco il cuore dell'umano che, sentendosi naturalmente più tranquillo, abbassò un poco la guardia e rivolse qualche domanda al suo compagno di viaggio. Gli parlava e lo ascoltava senza poterlo vedere, impedito com’era dalla placida figura di Dersello che si lasciava trasportare nella piccola carovana che si era formata:
“Dunque, sono curioso di sapere quanto dista da qui l’abitazione di codesto ingegnere vostro compare...non mi sono mai trattenuto a lungo in questa regione e davvero non saprei come orientarmi...”
“Stai tranquillo don Mirillano,” gli rispose con solerzia il nano, “mezz’ora al massimo e saremo a destinazione. Anche se il terreno non è dei migliori, l’abitazione di Swiftgear non è lontana dalla città, sarebbe un suicidio abitar più che a due tiri di schioppo dalle mura. A meno che tu non abbia la testa dura come Whelgar e scelga di far pianta stabile in un nido di raptor!”
“Credi che dovremo imbatterci in qualche spiacevole avventura? Non ho proprio voglia di menar le mani...a dire il vero non sono neanche molto allenato...negli ultimi tempi non ho mai maneggiato armi e...”
“Di certo se continuiamo a cianciare in questo modo potremmo attirarci qualcosa addosso!” lo interruppe bruscamente Stonegear, fattosi improvvisamente più nervoso. Sporgendo lievemente la testa verso sinistra, Mirillano poteva osservare Stonegear incedere sì a passo sicuro, ma voltarsi incessantemente da destra a sinistra ogni manciata di secondi, per aver più campo visivo possibile. Mirillano smise allora di parlare, concentrandosi sui suoni circostanti. Tutto quello che sentiva, almeno per ora, erano i ritmici passi degli stivali del nano, il lento ambio del proprio cavallo e i battiti del suo cuore che gli arrivavano in gola. Cominciò a chiedersi se aveva fatto bene a fidarsi ciecamente di tutte le direttive impartitegli nel corso degli ultimi giorni. Di certo, pensò, Novedita e SkoomA non avrebbero arrischiato una spedizione tanto insicura ed una simile divisione di forze se non fossero stati sicuri della riuscita. O forse sì? Ricordò vaghi spezzoni di frasi ascoltate da bambino, quando i rozzi tutori dell’orfanotrofio e le bisbetiche vecchie donne che si occupavano dei lavori domestici motteggiavano e sentenziavano sul mondo intero, anche se non si erano mai mossi da Elwynn ed avevano partecipato al massimo a qualche sagra delle castagne o ai raccolti di avena a Westfall. Secondo loro, gli uomini, i nani e tutti gli altri esseri dominanti il loro mondo erano tutti uguali, messuno era infallibile e a prescindere dalla razza bisognava dubitarne sempre delle intenzioni. Non ricordò il nesso di questo episodio con quello che stava pensando poco prima, e scordò velocemente anche quello; si sentì un po’ confuso.
Il suo cuore sobbalzò improvvisamente quando Stonegear fermò bruscamente il cavallo con la canna del fucile e, contemporaneamente, alzò la mano sinistra per indicare a Mirillano di fermarsi. Il nano si voltò per un momento, assicurandosi di avere l’attenzione di Mirillano, quindi, senza proferir motto alcuno, puntò lentamente la canna dell'arma verso destra, e succesisvamente davanti a lui. Aguzzando la vista, Mirillano distinse due figure umanoidi, invero piuttosto grandi e massicce per trattarsi d’elfi, umani o addirittura tauren. Sebbene parzialmente celate dalla nebbia e dalla vegetazione, Mirillano vide chiaramente le due figure avanzare verso di loro, per poi apparentemente voltarsi e riprendere a muoversi lentamente in direzioni differenti. Mirillano rimase fermo, indeciso sul da farsi, e rivolse uno sguardo interrogativo al nano. Questi, quasi rispondendo alla silenziosa domanda posta da Mirillano, si voltò e disse con voce sommessa:
“Elementali della palude. Mai avuto problemi con loro, generalmente nessun viaggiatore riporta brutte esperienze dal loro incontro. O perlomeno, nessuno che abbia passato molto tempo in loro compagnia...tienili solo d’occhio, continuiamo a camminare.”
“Elementali? Cosa sono?” chiese Mirillano.
“E che ne so io,” rispose laconico il nano, “si chiamano così perché sono composti da qualche elemento...piante, erba, alghe, acqua, legno, terra, non lo so! So solo che è come se facessero parte di questa terra. Vivono negli acquitrini qui intorno, e non so di cosa si cibino, ragion per cui è meglio che non ci soffermiamo oltre.”
I due ripresero il cammino, seppur più allertati di prima, mentre i due elementali sembrarono non mostrare particolare interesse per le tre figure, abbastanza insolite per il posto. Mirillano tirò un sospiro di sollievo e si affrettò a seguire Stonegear, pregando che il viaggio terminasse a breve. Dopo un paio di minuti però si accorse che mentre uno dei due elementali era sparito dalla vista, l’altro sembrava mostrare un rinnovato interesse per i nuovi ospiti della palude e, seppur a passo lento e goffo, si era chiaramente messo alle spalle dei due e ne seguiva solertemente la scia.
“Mastro Stonegear,” disse allora nervoso Mirillano, “credo che uno dei due compari voglia far conoscenza...non hai forse uno di quei tuoi petardi dalla luce viola che fanno svolazzar via le gallinelle del portico...”
Il nano si voltò nuovamente per qualche istante, dapprima aguzzando la vista dietro le lenti dei suoi occhiali, poi aggrottando fronte e labbra in una espresisone grottesca che solo i nani erano in grado di proporre. Disse poi: “Di certo non spaventerebbe un colosso come quello! Pie’ veloce e nervi saldi, continuiamo a camminare...si stancherà!”
Sebbene Mirillano e Stonegear tentassero di seminare l’inseguitore col loro passo, l’elementale ora mostrava un vivissimo interesse per la combriccola, o per le vettovaglie trasportate, ed emettendo uno strano e profondo verso a metà tra il labiale ed il gutturale prese ad incedere velocemente, seppur barcollando, imitando grottescamente la corsa di un umano. In poco tempo la creatura si era avvicinata, e voltandosi su sé stesso Mirillano poté distinguerne i tratti al meglio. Quale orrore! Il volto ridotto ad un ammasso di bubboni, croste e nodosità simili ad un vecchio tronco di una foresta stregata, la bocca storta ed asimmetrica in cui albergavano strani spuntoni simili a denti, gli occhi piccoli, liquidi e luminosi ed un corpo completamente ricoperto di vegetazione marcia e parassiti, l’elementale non era certo una vista incoraggiante, specialmente per il cuore di qualcuno che non faceva della guerra una ragion di vita. Nel momento in cui l’elementale prese a tendere i propri arti superiori verso Mirillano, Stonegear si mosse velocemente in retroguardia e, mettendosi al fianco sinistro di Mirillano, esplose due colpi di doppietta consecutivi a distanza molto ravvicinata, mirando al centro del bersaglio. Simultaneamente all’esplosione, Mirillano vibrò istintivamente un colpo di mazza davanti a sé, chiudendo gli occhi per un attimo. Non vide, ma sentì di impattare contro qualcosa di molto duro, ed il contraccolpo gli fece dolere il polso. In un secondo si sovrapposero le brevi urla di battaglia dei due, il fragore dello sparo ravvicinato, la sorda mazzata ed il gemito di spavento dell’elementale. Un attimo dopo, la figura umanoide fuggiva goffamente lontano dai due compari che lentamente tornarono alle posizioni di guardia. Mirillano tenne le briglie del cavallo, guardingo, mentre Stonegear dedicò un minuto abbondante a scrutare nervosamente intorno a sé, assicurandosi di non avere altri ospiti indesiderati.
“Te l’avevo detto,” disse infine, in modo eccitato, all’umano, “al massimo ci saranno da vibrare uno o due colpi di mazza...e...hai visto che colpo? Te l’avevo detto che la mia doppietta è imbattibile a distanze ravvicinate! CC 18/6! Di’ un po’, non l’hai forse visto?”
“A dire la verità no messere nano,” rispose Mirillano, rinfrancato ma ancora un poco scosso, “non credo di aver capito bene cosa sia successo...non ti dispiace credo, se ci rimettiamo in cammino senza indugiare...”
La seconda parte del viaggio scorse senza incidenti ulteriori. Stonegear a dire il vero si era fatto più guardingo, e non smetteva di puntare le sue canne gemelle ora da una parte, ora dall’altra. Mirillano, dal proprio canto, era rincuorato dalla veloce reazione che avevano avuto contro l’elementale, anche se l’efficacia dell’attacco era stata tutt’altro che ottimale; ma, pensò, se le minacce di quella zona erano un paio di elementali da tenere a bada come si fa con una scacciacani contro un paio di randagi, non c’era troppo da temere.
La nebbia aveva appena cominciato a diradarsi, quando i due giunsero in vista di due costruzioni. Una delle due era più bassa e squadrata, l’altra alta il doppio ma più affusolata, quasi piramidale.
“Siamo arrivati dunque,” disse ad un tratto più rilassato Stonegear, “lì abita Swiftgear! Pochi minuti e saremo al sicuro!”
Le due costruzioni non erano proprio in linea con la direzione di marcia di Mirillano e Stonegear; quest’ultimo, a causa della nebbia e dell’inesistenza di un sentiero vero e proprio, si doveva affidare solo alla propria memoria e al proprio istinto per ritrovare la via, ed aveva sbagliato direzione, seppur di poco. L’arrivo richiese ancora qualche nervoso minuto più del previsto.
Avvicinandosi, Mirillano si rese conto che la costruzione più bassa era rettangolare, ad un solo piano, e costruita in pietra. Di certo, pensò, ci vuole una massiccia dose di forza di volontà per trasportare pietra e legno in una zona simile e mettersi a lavorare per tirar su un edificio del genere in mezzo alla natura selvaggia ed impietosa. Ma poi si ricordò del suo unico viaggio a Winterspring, dove la natura infieriva in modo molto più impietoso su chiunque volesse placarla con strade e città, e di come alcuni goblin, ed i nani in minor parte, vi avessero preso fissa dimora. E si ricordò del singolare compagno di viaggio di quella volta...Andromalius il Mago Nero...sembrava un momento lontanissimo. E sembrava ancor più insolito che due persone così diverse tra loro potessero trovarsi ad interagire, ancor più così lontani da casa. Già, una casa. Guardando a terra, Mirillano scoprì con sgomento di non ricordare come ci si sentisse “a casa”. Che significasse una famiglia, una casa abitata con altri lavoratori, un tetto diviso con altri cento bambini poveri, una sicura dimora fortificata di pietra e legno, era una sensazione rada e troppe volte caduca per essere di ferma presa sulla sua anima. Come una fragranza inalata per un breve secondo, una volta ogni anno, di cui si raccoglie a fatica un lontano ricordo, flebile e delizioso allo stesso tempo. Incorporeo, ma presente.
Una luce che si spegneva dalla finestra ed il rumore di un chiavistello che girava lo fece tornare alla cruda realtà. Uno gnomo con uno strana specie di cappello metallico in testa sbucò dalla porta di ingresso dell’edificio e si avviò a passo svelto verso le due figure.
“Swiftgear! Salute a te! Spero te la passi bene!” esordì Stonegear abbozzando un mezzo sorriso.
“Mai stato meglio nanaccio...che notizie dal deposito?” gli fece eco sorridente lo gnomo. Aveva una voce che a tratti sobbalzava nello stridulo, per poi tornare ordinaria.
“E che ne so,” disse allegramente Stonegear, “manco da almeno un mese...spero solo di non ritrovare l’officina crollata o esplosa quando sarò lì!”
“Se l’hai lasciata in mano a dei sozzi due volte migliori di quelli che ho incontrato l’ultima volta che sono passato, sarà un miracolo ritrovare in ordine un angolino del tuo sgabuzzino!” continuò lo gnomo, “Mai visto tanto disordine lì!”
“Ohibò, e quando ne passasti in visita?” chiese Stonegear. “Sono forse rimbecillito a tal punto da non averti costretto a trattenerti per lo meno mezza giornata tra liquori et esperimenti d’ogni sorta?”
“Ma no, è stato solo una settimana fa...ero in giro ad Ironforge e mi sono proposto di passare da te, volevo venire a parlare di affari.” disse Swiftgear. Poi riprese a parlare, facendo piccoli gesti circolari con le mani guantate: “I nostri accordi, sai.”
“Ah sì, bene, bene, non ci crederai ma sono qui per lo stesso motivo!” rispose eccitato Stonegear, “Cosa hai che bolle in pentolaccia?”
“Grasse sapienze,” rispose Swiftgear, “Ma ne parleremo dentro. Venite, entrate. Lo spazio è poco come al solito...ma lo divido volentieri. E dimmi, chi è il tuo compagno di viaggio? Si tratta anche di un buon compagno di Gilda?”
“Puoi dirlo forte,” si intromise Mirillano, silenzioso fino a tal punto, “sono Mirillano di Southshore! Poco avvezzo alle paludi, ma a quanto pare anche all’inferno c’è un posto sicuro e ospitale!”
“Sono sicuro che se parli così delle mie amate paludi, non hai davvero mai visto l’inferno! Forza, tutti dentro, avremo occasione di parlare di tutto ciò con le chiappe comode!”
“Dove posso lasciare il cavallo?” chiese Mirillano.
“Nel granaio dovrebbe esserci abbastanza spazio.” gli rispose Swiftgear dopo aver speso qualche secondo a grattarsi la testa pensoso. Subito dopo già rientrava in casa. Ne uscì poco dopo porgendo distrattamente una chiave a Mirillano, mentre rimaneva voltato per tentare di ascoltare Stonegear, che già cianciava di artifizi vari. Mirillano portò il cavallo verso l’altro edificio, una struttura semplice in legno, ivi lo introdusse e lo legò ad un montante della parete. Dopo averlo liberato dal peso del carico e rifocillato, lo lasciò riposare e si diresse verso l’abitazione dello gnomo, trascinandosi appresso l’equipaggiamento.
“Vado ad avvertire mia moglie del vostro arrivo.” Disse Frad non appena anche Mirillano fu entrato ed ebbe chiuso la porta dietro di sé. “Ci facciamo portare del caffè caldo e ci sediamo a parlare...sai, fortunatamente mi trovi in un momento libero, non ho urgenze. E’ al piano di sotto, torno subito.” Detto ciò, lo gnomo prese una stretta scala che conduceva al piano sotterraneo, canticchiando un motivetto e picchiando ritmicamente la mano sul corrimano di metallo. Mirillano si liberò quindi del bagaglio, accantonando tutto in un angolo, e si sedette ad un ampio tavolo che stava al centro della stanza. Intorno a sé poteva osservare quello che era a tutti gli effetti un laboratorio: non differiva molto dall’officina di Stonegear, tranne forse per il fatto che ci fosse un po’ più d’ordine, pensò, e magari differenti strumenti, arnesi e manufatti, ma questo non avrebbe potuto dirlo con sicurezza. Benché in Gilda lo studio e lo sviluppo dell’ingegneria erano tenuti in gran conto, lui non se ne era mai occupato direttamente, e trovava difficile seguire i ragionamenti e le spiegazioni che non fossero poco più che basilari. Gli vennero in mente con gioia, tuttavia, le immagini delle dozzine di volte che aveva dovuto sorbirsi, più o meno volentieri, lezioni e discorsi vari su ogni sorta di diavoleria nanica e gnomica, anche se in genere sono i nani quelli più invadenti con le chiacchiere, e non averci tirato via un tubo di utile il più delle volte. Il periodo vissuto lavorando direttamente per Stonegear era stato però, senz’altro, un’esperienza unica ed intensa, e si ritenne soddisfatto e felice che Jezzail l’avesse avviato su quel cammino...
“E’ stato difficile farle interrompere il lavoro,” disse Frad risalendo le scale tenendo in mano un vassoio con un bricco fumante e tre tazze , “mia moglie sta facendo l’inventario del magazzino e della dispensa, si scusa per non essere presente. Salirà a salutarvi più tardi.”
Frad Swiftgear versò caffè nero a tutti e riprese velocemente a parlare: “E dunque Utno, questo caro amico che porti con te si cimenta nell’ingegneria come noi?”
“A dire la verità no Frad,” disse Mirillano, rispondendo direttamente alla domanda, “ho passato un periodo lavorando al deposito ma con differenti mansioni...non sono mai riuscito ad entrare in simbiosi con questa arte come fate voi, ma ammiro codesta abnegazione. Anche una volta entrato nella Gilda ho mantenuto le stesse mansioni, così non mi sono mai cimentato...a parte usare qualche archibugio...”
“E dunque di cosa ti occupi?” chiese Frad.
“Il nostro Mirillano è un...a dire la verità è un tuttofare,” si intromise Stonegear, “anche se questa definizione lo sminuisce di sicuro. Egli ha lavorato in molte regioni di Azeroth, sa coltivare, allevare, cucinare, conosce la natura e le sue risorse come nessun altro, ha nozioni di costruzione e riparazione, sa far musica e molto altro. E’ responsabile ufficiale del vettovagliamento...har har! Ti assicuro che messere Mirillano è anche un’ottima compagnia in qualsiasi occasione, che sia viaggio periglioso o di piacere, festa di paese ed ebbro banchetto, qualsiasi cosa tu voglia realizzare, credimi, al fianco di un compagno come Mirillano riuscirà meglio!”
“Forse così è un po’...troppo,” rise Mirillano, “ma in effetti è di tutto questo che mi sono sempre occupato. Non capisco di ingegneria né di alchimia, mi sono sempre occupato di ciò che mi stava più direttamente davanti agli occhi...”
“Oh sì,” commentò Frad, “di persone dedite alla vita in questo modo ne esistono poche sai. Non biasimarti mai se pensi di avere nozioni e capacità in meno agli altri...quello che tu sai fare è qualcosa di prezioso.”
Dopo i convenevoli sorprendentemente formali e profondi, che in effetti erano abbastanza rari in Gilda, Frad Swiftgear e Utno Stonegear unirono le loro arzigogolate menti in un discorso tecnico riguardo il loro precedentemente menzionato “affare”. A Mirillano parve di capire che si trattasse di migliorare le prestazioni di un’arma del nano tramite un congegno dello gnomo, ma si perse presto nei dettagli tecnici e rivolse nuovamente la sua attenzione alla casa-laboratorio in cui si trovava.
“Allora vecchio nano unto di grasso...ho sempre pensato che ti abbiano chiamato Utno per non chiamarti Unto, ma il tuo destino era già scritto...mostrami la nuova bombarda.”
“Eccola qui!” rispose solerte Stonegear, tirandola fuori dallo spesso sacco in cui la teneva e sbattendola sul tavolo di metallo. “Fabbricata circa un mese e mezzo or sono, modello AAAL 2/2! Corpo in solido acciaio e mithril rivettato, treppiedi in ferro, miscela di polveri standard – almeno per il momento – arco di puntamento 25°-55° e puntatore universale balistico di ultima generazione per artiglierie leggere...l’unica cosa che mi lascia insoddisfatto è il raggio d’azione. Vorrei aumentarlo almeno del 30%. Che novità hai?”
“Eh eh, vecchio Stone, durante gli ultimi dieci giorni ho lavorato ad un’aggiunta alla canna di circa quaranta centimetri, solidissimi truesilver e rethban, placcatura in mithril, binari di scorrimento e di aggancio universali! Vanno bene per qualsiasi modello AAL e AAAL...ora vieni giù con me che facciamo qualche prova sulla tua arma, ma sono sicuro che possiamo implementare il raggio d’azione del 50%!”
“E’ fantastico!” rispose entusiasta Stonegear, “Porto subito tutto al piano di sotto e ci mettiamo al lavoro!”
I due ingegneri scesero al piano di sotto senza degnare Mirillano di interesse, e tutto ciò mentre la moglie dello gnomo saliva al piano di sopra per una pausa, decisa a preparare un ottimo pranzo seppur in ora tarda. Mirillano si offrì di aiutare la donna, che accettò con piacere e scambiò opinioni, pareri e trucchetti dell’arte culinaria col suo nuovo ed inaspettato compagno di fornelli. Per lo meno, pensò Mirillano, c’è qualcosa da fare mentre aspetto che Stonegear finisca di giocare al cannoniere con Frad. La cucina era angusta ma forniva tutto il necessario, e la compagnia della gnoma era piacevole. Ella non si intendeva di ingegneria come il suo sposo, ma aveva nozioni sufficienti per aiutarlo con la manodopera. In più si occupava delle vendite ai clienti e degli inventari periodici, data la sua precisione in tali lavori.
Nel frattempo al piano inferiore, una sorta di magazzino diviso in vari settori da pareti leggere e provvisto di una piccola area di vendita dietro una saracinesca, Frad e Utno montarono con successo l’aggiunta alla bombarda. Dopo aver eseguito delle prove con polveri traccianti rosse, per stabilirne la distanza, poterono concludere con soddisfazione il loro sodalizio, attestando che l’arma ora tirava ad una distanza aumentata di circa il 40%. La neonata arma fu ribattezzata col nome di AAAM 2/3 ‘Swiftstone’, e si stabilì una produzione iniziale di cinque pezzi per i test, e di successivi sessanta. Avrebbero diviso i guadagni in proporzione di 60% a Stonegear e 40% allo gnomo, che parve piuttosto soddisfatto. Egli apostrofò quindi Stonegear:
“Allora, c’è dell’altro o abbiamo concluso qui?”
“A dir la verità, vorrei chiederti qualcosa sui nani di Thandol Span...che novità hai?”
“C’è di mezzo del lavoro per la tua gilda immagino, eh?” rispose Frad, assumendo un’espressione più corrucciata.
“E’ così...a breve, per quanto so, un esercito di qualche migliaio di arimigeri passerà di qui e dovrebbe attraversare il passo...non si sa se con la forza o meno...e noi li stiamo seguendo. Avrei bisogno di osservare il versante della montagna per vedere cosa succede.”
“Hai fatto bene a dirmelo,” rispose lo gnomo mentre si puliva le mani ed il volto, “sarebbe stato incauto mettersi ad osservarli senza sapere niente prima. Sai, loro sanno che io sono qui, e sanno cosa faccio. Hanno strumenti di osservazione e rilevamento spie molto avanzati, come puoi immaginare, e non gradiscono i curiosi in momenti particolari. Diciamo che non li gradiscono mai...di norma, ogni tanto faccio una panoramica del versante nord della regione, ed essi non interferiscono a patto che io non vada a mettere troppo il naso nei loro affari. Sai, tre settimane fa uno di loro si è presentato alla mia porta. Non immagini la sorpresa, ed il terrore che ho provato a vedere il suo brutto naso di fronte a me.”
“Ah si?” rispose preoccupato Stonegear, “e cosa è successo?”
“Niente di grave. Mi ha chiesto se poteva acquistare della polvere di zolfo finissima, del mithril grezzo e della citrina. Gli ho venduto una piccola quantità di tutto, per non dispiacerlo, ma sospetto che sia venuto qui per rendersi conto di ciò che stavo facendo. Si è guardato velocemente attorno, ed è sceso con me al piano inferiore mentre prendevo le scorte dal deposito. Immagino sia venuto a farsi un’idea di cosa stessi eventualmente progettando, e se tramavo contro di loro. Era insolitamente alto, aveva la barba nera e ispida, e spessa come mai avevo visto, sembravano quasi aculei conficcati nella sua faccia. I capelli nerissimi e arruffati, un corpo che pareva temprato nell’acciaio e due mani grosse più della mia testa. Sembrava disarmato ma avrebbe potuto staccarmi la testa dal collo senza sforzi particolari. Gli occhi di fuoco, e degli strani bracciali di ferro massiccio ai polsi, avrei detto quasi dei ceppi da prigioniero. Ma si è comportato bene e senza stranezze, e dopo pochi minuti era tutto finito. Ha pagato in copper sonante.”
“Dunque?”
“Voglio solo avvisarti che ultimamente mi sono parsi in attività più fervente del solito. Ne ho avvistati diversi pattugliare non lontano da qua...in genere non si allontanano dai piedi della montagna e dal passo, che ad occhio nudo sembra comunque deserto. Da quello che mi dici, però, sembrano in fermento per l’arrivo degli uomini in armi. Se vuoi dare un’occhiata fallo pure, ma usa il mio rilevatore e nessun cannocchiale dei tuoi. Possono rilevare la tua presenza e non saprei come spiegargli poi le tue azioni. In nome della nostra amicizia ti concedo di farlo, ma stai molto attento...riuscirai a non mettermi a repentaglio?”
“Puoi starne sicuro, ma ora sento odor di vivande! Saliamo a pranzo che tua moglie e Mirillano avranno sicuramente unito le loro abilità per un pasto degno di un re!”
Durante il pasto, a base di una squisita fettina panata di raptor, Stonegear avvertì Mirillano della pericolosità dell’operazione, e del fatto che avrebbe dovuto condurla lui stesso. Dopo mangiato, la gnoma tornò al suo lavoro e a Mirillano quindi non restò che appisolarsi su un piccolo divano mentre Frad e il suo compare Utno andavano sulla piccola torretta sita sul tetto dell’abitazione. Stonegear notò con vivo piacere che si trattava di una torretta monoposto rotante, dotata di sistemi di puntamento e visione notturna, sistema di ingrandimento visivo, lenti intercambiabili di ogni tipo, binari per inserire artiglierie leggere ed un’armatura di acciaio spessa quindici centimetri. Guidato dai nervosi comandi dello gnomo, il nano si apprestò dunque ad osservare il versante della montagna. Poco dopo, non poté non notare una grossa colonna di archibugieri neri, vestiti di quel tipico mantello rosso scuro e dell’elmetto argentato con lente di mira incorporata, che usciva da un pertugio segreto della montagna e si dirigeva a presidiare il passo. I nani sparirono uno ad uno nelle postazioni di difesa, ma Stonegear non si propose di utilizzare il rilevatore termico, sarebbe stato sicuramente scovato. Vide anche quello che presumibilmente era un ufficiale dare ordini ad altri due nani che sparirono velocemente nella montagna, da dove due minuti dopo un’altra colonna di archibugieri ed una di fanteria pesante si mobilitarono per andare a presidiare il passo. I fanti neri erano particolarmente impressionanti: vestivano caschi di metallo nero molto spessi, lasciando la faccia inosservabile, ed avevano scudi alti rivettati e spuntonati piuttosto minacciosi. Si muovevano in silenzio e con compostezza, ed andarono a sparire come la prima colonna aveva fatto. Dopo una ventina di minuti, e dopo aver visto altre colonne muoversi, Stonegear tornò di sotto e lo gnomo si rilassò visibilmente. Andò poi a destare Mirillano per informarlo del tutto.
“Tutte queste colonne in movimento significano forse che i nani sono all’erta immagino...” disse quest ultimo, che da quando era a casa di Swiftgear non aveva parlato molto.
“Lo puoi dire forte,” intervenne Frad, “in genere i loro spostamenti sono molto ridotti. Quando mobilitano colonne intere vuol dire che si aspettano movimento dalle loro parti. Io spero solo” aggiunse preoccupato, “che questo esercito non crei problemi di sorta...ne risentirebbe tutta la regione. I nani neri non si sono mai spinti molto oltre i loro confini di superficie locali, ma non vorrei sperimentare la loro ira.”
“Credo che sia sufficiente così,” aggiunse Stonegear, sedendosi al grosso tavolo di metallo al centro della stanza ed accingendosi ad oliare la sua doppietta, “ora dobbiamo solo aspettare che i nostri compagni tornino...Frad, ti dispiace un po' di compagnia per un'altra giornata?”
“Ah, non mi avevi detto che c’erano altri compagni della tua gilda,” disse Frad sorpreso, “chi c’è?”
“Al momento ci sono Novedita e SkoomA in perlustrazione nelle paludi ad est,” rispose Stonegear, “dovrebbero essere qui al più tardi per domattina. Non preoccuparti per noi, ci sistemeremo per la notte qui, nei sacchi a pelo, e non daremo nessun disturbo.”
 
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Nel frattempo, SkoomA e Novedita avevano percorso buona parte del tragitto che riportava verso Loch Modan. Aiutati dalla strada insolitamente sgombra di pericoli e dalla visibilità tutto sommato buona, avevano cavalcato ben oltre il sito di scavi Whelgar, senza incontrare l’ombra di gnoll né di altre bestie di palude. Anche i vecchi e stretti valichi sui monti a sud, generalmente utilizzati dagli orchi Dragonmaw, sembravano in disuso e apparentemente sguarniti. I due compari, avvezzi agli assalti degli orchi di palude, avevano attraversato guardinghi il tratto di sentiero che costeggiava quella zona pericolosa, ma non era successo niente che fosse degno di nota. Quando furono giunti non molto distanti dall’ampia curva descritta dal sentiero prima di giungere alla valle acquitrinosa di fronte l’entrata del tunnel, i due tirarono le briglie delle cavalcature e si fermarono a riposare qualche minuto e a fare il punto della situazione. SkoomA scese dal suo nuovo ariete e diede un’occhiata in giro, guardingo. Al che Novedita gli disse:
“Guarda verso lo stagno alla tua sinistra...li vedi quei crocolischi?”
“Sì, li ho notati,” rispose il nano, “ed il loro comportamento è insolito. Sono immobili sott’acqua ma tengono il muso fuori. Sono spaventati, hanno fiutato qualcosa di minaccioso. E dev’essere qualcosa di grosso, altrimenti avrebbero già preso a strisciare verso di noi...”
Così dicendo, Skooma mosse qualche passo in avanti e si chinò in ginocchio. Tastò il terreno, si guardò intorno e poi posò l’orecchio a terra. Rimase in silenzio ad ascoltare quello che la terra gli comunicava, come aveva imparato dai suoi maestri cacciatori, i “padri”, come li definiva lui. Tra di loro ovviamente figurava anche il vecchio Harro, suo vero padre naturale. Una figura bizzarra almeno quanto il figlio che aveva concepito cent’anni prima. Dopo un paio di minuti silenziosi, il nano tornò in posizione eretta e si rivolse al suo compagno di viaggio:
“La terra trema,” disse, “qualcosa di imponente si sta muovendo poco lontano da noi. E’ una fortuna che ci siamo fermati prima...rischiamo di incappare nelle loro avanguardie, semmai ne avessero. Secondo me sono quasi arrivati, credo siano nella valle a fronte della bocca del tunnel. D’ora in poi ci converrà avanzare al trotto e stare attenti.”
“Dici bene, non credo che si accamperanno nelle paludi, a meno che non siano dei completi sprovveduti. E sperando che il tuo orecchio ammalato non si sbagli...sei sicuro di quello che dici vecchio balordo?”
“Certo che sì!”, gli rispose impettito SkoomA, “I miei sensi non si sono certo indeboliti...ma bando alle ciance mastro linguaccia, che se non deridi non sei mai appagato! E ora alle armi! Non ci faremo trovare impreparati ad una eventuale scaramuccia...”
“Ti ricordo ancora una volta che non siamo in guerra con loro...”
“Mano all’equipaggiamento messer cagno, che in ogni caso si sia pronti!” disse gagliardo il nano, indossando il suo elmo e i pesanti gambali in modo piuttosto plateale. Pareva un vecchio colonnello fuori servizio che si veste borbottando per andare a presenziare la sua ennesima parata. Dopodiché, con gesti calcolati e mano caprina, si assicurò che il fucile fosse ben carico e pronto a sparare, risalì in sella e riprese veementemente a parlare:
“Non ne ricordi forse, del dì in cui fummo quasi sorpresi dai mercenari di Ratchet, quando si andò in gagliarda caccia nelle paludi a nord di Theramore? Eppur s’era arrivati molto a sud della regione della savana, ma fummo costretti ad una repentina deviazione. Finimmo per costeggiare l’intera zona e dovemmo farci strada schiacciando quei dannati murloc uno ad uno finché il villaggio non fu raso al suolo...”
“Sì,” continuò Novedita, “era uno dei nostri primi viaggi in coppia, gli albori del lustro...trovammo quell’altare nel loro villaggio, e ricordo che depredammo monili e ori, prima che uno sciamano sopravvissuto ci maledì nel suo gorgogliante linguaggio...”
“Un secondo dopo la sua testa saltava al cantar del nanico moschetto!” riprese SkoomA, “Che bei tempi! Un continente da iscoprire, scavare e sfruttarne...copper in abbondanza, liquori, nere magie et pugna aserta...”
Il tempo dei ricordi durò poco: SkoomA si fermò nell’istante stesso in cui inserì il primo piedone nella staffa, aggrottando le sopracciglia. Sferragliando nella sua armatura, si chinò nuovamente a terra ed appoggiò entrambe le mani. Raccolse un pugno di terra e la lanciò delicatamente in aria, restando a fissare la direzione che prendeva la terra cadendo. Posò nuovamente entrambe le mani a terra e guardò fisso dinanzi a sé. Dopo qualche secondo di silenzio, interrotto solo dai sommessi rumori di palude, si voltò verso il compagno e lo ammonì:
“Via! Via di qui messere cagno presto...! Siamo in una posizione assai poco caprina...”
“Potresti spiegare meglio...!” rispose nervosamente Novedita, mentre iniziava a tirare indietro le briglie del proprio cavallo.
“Un tiro di schioppo! Verso il sentiero alla tua destra...le rocce sono grandi abbastanza e la strada sgombra!” fece SkoomA, indicando un sentiero che si incamminava su in alto, verso i monti a sud della regione. Era così allarmato che nel parapiglia, invece di montare sull’ariete, lo trascinò con tutta la sua forza a piedi, avanzando verso il sentiero. La bestia belò brevemente di dolore, ma non ebbe tempo di lamentarsi oltre dato che il suo nuovo padrone la stava quasi soffocando a causa dell’imbragatura troppo stretta. Quel vecchio porco era perfettamente in grado di trascinare una vacca con le mani, pensò sbigottito Novedita mentre lo sorpassava a cavallo, nella sua stessa direzione.
“Che diamine succede? Perche non monti in groppa?” gli urlò Novedita con rabbia.
“Non sbraitare! Al tratturo!” lo esortò il nano, che nel frattempo stava perdendo terreno.
Novedita andò a posizionarsi dietro un grosso masso addossato ad una parete del sentiero. In questo modo aveva due lati su quattro completamente coperti, e poté smontare e tentare di tenere tranquillo il cavallo, anche se gli riuscì difficile. Dovette far forza sul morso un paio di volte in modo piuttosto vigoroso. Non molto lontano, verso l’alto, stavano le tane degli orchi Dragonmaw, e quella non era per niente una buona posizione. Estrasse velocemente spada e stocco, tenendo i sensi allertati e guardando ora verso l’alto, ora verso valle. Il nano, ansimando, era appena riuscito a raggiungere il nascondiglio e a spingere l’ariete verso l’angolo dove stava anche il cavallo, quando si udì un deciso galoppare provenire da valle.
“Proviene dalla valle ad est!” disse preoccupato SkoomA.
“Dal rumore direi che sono almeno in due.” aggiunse Novedita.
“Sono almeno in quattro!” gli rispose SkoomA.
Novedita si posizionò all’estremità del masso, irrigidendo il corpo, e sporse lievemente la faccia a valle. Il nano fece la stessa cosa, ma il gaglioffo lo esortò a tener d’occhio il sentiero a monte, senza proferir parola. Il trambusto si fece via via più forte, finché l’umano non vide spuntare delle figure a cavallo. Erano almeno in sei o sette, ed avevano l’aria di essere un gruppetto armato e pericoloso. All’altezza del bivio, la piccola compagnia si fermò al cenno di una figura che stava al centro della formazione. Il cuore di entrambi i compari ebbe un deciso sussulto quando Novedita segnò a SkoomA, nella loro maniera convenzionale, le parole banda e torre. Banda voleva significare un numero di elementi compreso generalmente tra i 5 e i 10, e la parola torre significava posizione di all’erta, guardinga, difensiva. SkoomA, preoccupato, proferì una sola parola a bassa voce:
“Sortilegi.”
Aguzzando la vista, sebbene a fatica, Novedita notò che le figure disposte a proteggere il centro erano in armatura pesante ed avevano armi lunghe, presumibilmente lance da carica. Non molto adatte alla palude, pensò. Necessitano di un buon raggio visivo e terreno ottimale per una carica... Ad uno sguardo più sforzato, la figura centrale rivelò indossare paramenti diversi: qualcosa che somigliasse ad un mago. SkoomA, nel frattempo, aveva abbandonato l’idea di controllare le retrovie ed aveva preso un cannocchiale, di dimensioni tascabili. Osservando tramite la sua lente d’agata, il nano poté vedere in volto l’uomo al centro della combriccola.
“Che vedi?” gli chiese Novedita con un filo di voce, volgendo ora l’attenzione verso l’alto, temendo di veder sbucare orchi da un momento all’altro.
Ancora un segnale, il nano stavolta segnava occhio magico. Ma poi non resistette, e parlò:
“Un mago. Che sappia maledirti o infliggerti i cagni dolori degli elementi, questo io non lo so...ma ha gli occhi di fuoco. La faccia è torva, e si volta in tutte le direzioni, osserva, parlotta. I cavalieri scrutano, ma loro non ved...”
SkoomA tirò improvvisamente via il cannocchiale e si ritrasse dietro il masso. Uno sguardo al compare gli fece capire di attendere in silenzio. Dopo un lungo minuto, in cui presumibilmente il mago o presunto tale continuava a scrutare i dintorni, il gruppo di uomini a cavallo ripartì, dirigendosi verso ovest.
“Vanno verso la città!” disse SkoomA.
“Per quanto ne sappiamo potrebbero anche deviare verso Thandol Span o addirittura aspettare che scendiamo per circondarci...siamo in una brutta posizione. Tu che consigli mastro nano?”
“Tu hai sempre una solerte via di uscita messere cagno...a dir la verità io aspettavo una tua soluzione...ah, se quel pisciasotto di Stonegear fosse stato qui avrei potuto mostrargli come usare il suo mortaio! Vedi, torno a dirtene che dovevamo portarne uno da noi...! Avrei potuto puntarne sul cagno osservatore e sorprendere l’allegra brigata di cavalleria di sua maestà il vecchio incartapecorito tnadasso il traditore!”
Ignorando i motteggi impropri, e cercando di non pensare a chi si riferisse il nano, Novedita lo sfotté:
“Aspetti sempre che mamma ti tolga dai guai? Quel tuo grosso culo è tuo e devi badarne da te! Vuoi un’idea? L’avrai!”
Dopo aver riflettuto per non più di trenta secondi, Novedita disse al nano: “Ragioniamo. Quel gruppo armato era sicuramente un’avanguardia dell’Esercito del Nord. Un gruppo di esploratori. E in quanto tale, non può restare staccato dal grosso dell’esercito a lungo. I casi sono tre: o perlustrano fino alla città, o si avviano direttamente a Thandol Span oppure torneranno verso il grosso degli uomini a breve.”
“Si tratta di capire qual’è la scelta più logica.” disse a sua volta SkoomA. “Io non credo che vadano in cittade. L’esercito intero, intendo. Non ha senso fermarsi lì dopo essere stati giorni fermi a Loch Modan. Avranno provviste. Saranno riposati. Forse qualcuno di loro vi si recherà, per i loro cagni motivi tipo fotterne, comprare liquori o parlare con qualcuno...”
“Io scarterei anche Thandol Span. Anche se è campato in aria, mi pare strano che i nani neri si prestino a simili giochi. Prima ne passano una decina, si mettono alle spalle dei nani e poi arrivano gli altri. Non credo che ai nani piacciano malaffari del genere.”
“Un po’ azzardata come spiegazione.” Disse il nano, severo.
“E’ più che altro una sensazione...del resto non abbiamo molto in mano.”
“Dunque ritieni che torneranno verso i compagni d’armi messer sozzitade?”
“Credo di sì. Se non dovessero farlo prima che cali il sole, opereremo una sortita notturna. Le bestie saranno abbastanza riposate, anche se non credo che l’ariete sia addestrata alle lunghe corse...”
“Di notte sarà dura muoversi a tentoni nella palude...” disse preoccupato il nano, “dovremo costeggiare il versante montuoso e stare all’erta.”
“Non dirmi che hai paura mastro nano...siamo usciti da situazioni peggiori! So bene però che l’età incede ed il passo caprino si fa insicuro...non preoccuparti, se dovessi rovinare a terra e finire travolto dalla cavalleria nemica, dirò a tutti che sei morto con onore pugnando ad ascia levata!”
“Puoi starne certo che morirò ad ascia levata un di’! E ricorda che il miglior passo caprino va ben oltre il galoppare di un destriero...”
“Direi che è il momento di una pausa pranzo,” disse sorridendo Novedita, massaggiandosi la pancia, “finirò quel formaggio che ha portato Mirillano, e berrò tutta la birra...no, mastro nano, tu aspetta! Faremo a turni...non vorrai che un orcaccio affamato ci rovini la scampagnata!”
I due compari mangiarono a turni; mentre uno riposava, l’altro vegliava. Poi diedero del pane completamente raffermo alle bestie, infine entrambi fecero una fumata, ancora seduti dietro la roccia che li occultava dagli sguardi a valle. Nel frattempo avevano deciso di tagliare direttamente verso l’abitazione di Frad Swiftgear anziché tornare a Menethil Harbor: anche se la via per la città era più sicura, avrebbero guadagnato tempo trovandosi già nel posto migliore se fossero andati a nord ovest.
Dopo un paio d’ore, quando la luce stava affievolendosi, un lontano rumore scosse l’attenzione dei due. La fortuna aveva loro arriso ancora una volta, dato che spiando verso valle poterono notare una colonna di cavalieri viaggiare verso est. Con ogni probabilità si trattava degli esploratori passati prima, e che ora tornavano ad unirsi all’esercito. Passarono al galoppo e non si fermarono, concentrati forse a sfruttare fino all’ultimo raggio di sole della giornata. Appena furono passati, Novedita e SkoomA si guardarono in faccia per un paio di secondi prima di iniziare simultaneamente a prepararsi per riscendere. Armi alla mano, dapprima al lento trotto, scesero il sentiero e poi, al voltar della strada, si diressero verso nord ovest aumentando la velocità. Il sole calò poco dopo e furono costretti ad accendere due torce per proseguire il cammino. Dovettero rallentare di molto il passo: giacché stavano tagliando per il cuore della palude, oltre alle insidie del terreno, c’era da stare attenti agli gnoll. Le fiaccole accese potevano attirarli in qualsiasi momento, ma non se ne poteva fare a meno. Fortunatamente, gli gnoll erano tutt’altro che silenziosi predatori notturni: generalmente riposavano al calar del sole, anche se ci si poteva sempre imbattere in qualcuno di loro il cui stomaco brontolasse troppo forte per farlo riposare serenamente.
Stavano viaggiando da molto tempo, troppo tempo forse. Non conoscevano benissimo la strada e a furia di continue piccole deviazioni, ora per evitare un villaggio di gnoll, ora per sfuggire alle melme mortali, si ritrovarono a notte inoltrata mentre erano ancora nella palude selvaggia.
“Non era così che avevo previsto il viaggio!” disse nervosamente SkoomA, gettando in acqua la torcia ormai esaurita ed accendendone una nuova. “Siamo nella direzione giusta, ma stiamo aggirando continuamente ostacoli! Rischiamo di perderci completamente...”
Fu allora che una specie di sommesso ma deciso ruggito si udì a pochi passi da loro. Da quello che pareva solo uno stagno alto mezzo metro, e con velocità spaventosa, un grosso elementale di palude emerse torreggiando nei suoi tre metri e più di altezza. Era strano che un elementale facesse agguati del genere, pensò Novedita mentre già metteva mano alla spada...
Il cavallo di Novedita si impennò immediatamente ed il suo padrone non fece in tempo a vibrare un primo fendente a causa del repentino spostamento del corpo. Fu una fortuna. Le braccia dell’elementale si tesero verso l’alto, mentre una voce profonda pronunciava parole difficili da comprendere:
“Verde...guardiano. Coloro che...non sono nemici della natura...non sono miei nemici.”
I due compari si resero conto di avere di fronte a loro il Guardiano Verde. Il Guardiano, come lo chiamava semplicemente la gente di Menethil. Giravano mille storie, vere e false, su questa figura che abitava la palude, e la rarità degli incontri contribuiva ad alimentarne la fama. C’era chi diceva fosse uno spietato demone a caccia di anime. Chi lo additava come la guida degli elementali, che rabbiosamente rivendicavano la palude, ed un giorno avrebbe raso al suolo le mura della città ed affogato tutti gli abitanti; altri dicevano fosse solo una leggenda, mentre taluni erano pronti a giurare di essere stati inseguiti e quasi catturati da questo dissennato predone delle acque limacciose. Le teorie più fantasiose lo vedevano invece come una creazione dei nani neri, un portento tecnologico, un golem di metallo e fango costruito per terrorizzare ed egemonizzare la palude.
Novedita ricordò il suo compagno dalle orecchie a punta, il druido Kyir, e di come egli gli avesse spiegato, una notte anni or sono dinanzi un focolare, che il Guardiano Verde fosse una sorta di anima guida e protettrice della palude.
“Egli è un potente spirito della natura,” gli aveva detto, “e benché l’aspetto e il linguaggio non favoriscano l’approccio amichevole, di per sé è spirito puro e rappresenta, in quanto tale, la giustizia assoluta della natura. Non fa del male se non avverte una vera minaccia contro la stabilità della regione. Le catene alimentari e lo sfruttamento di suolo e bestiame non lo accorano. E’ il corso della vita, è l’equilibrio, ed esso ne fa parte e lo preserva. Non temerlo, se non hai rimorsi di coscienza verso la natura...”
La voce del nano lo riprese dal lampo del ricordo. SkoomA, il vecchio caprone che carica a testa bassa qualsiasi cosa non gli vada a genio, stava parlando con il Guardiano Verde.
“Guardiano Verde,” lo apostrofò, “aiuta questi due solerti messeri a trovarne la retta via, l’amico Frad ci aspetta e dobbiamo raggiungere i compagni di pugna! Cosa ne sarà della nostra giusta missione, altrimenti?”
Il Guardiano stette a guardare i due amici, impassibile. Il respiro pesante, ciondolava a destra e a sinistra ondeggiando le lunghe braccia nodose. Dopo qualche secondo disse:
“Come...il Guardiano Verde...può essere utile?”
“Proviamo un linguaggio più semplice!” Disse sommessamente Novedita, poi, alzando il tono di voce, si rivolse all'elementale e chiese: ”Guardiano, puoi mostrarci la via per la dimora dello gnomo? Egli vive ad ovest, solitario nella palude.”
Il gigantesco elementale si voltò lentamente e prese a camminare dritto davanti a sé. I due compari lo seguirono in silenzio, e non intervennero neanche quando, incontrando un accampamento di gnoll, il Guardiano pensò bene di tirar dritto senza aggirare l’ostacolo e nel cammino divelse le baracche che incontrava e schiacciò senza pietà tutti i canidi che non facevano in tempo a spostarsi. La vista del Guardiano Verde causò un tale fuggi fuggi che il nano e l’umano non dovettero neanche mettere mano alle armi. L’ariete e il cavallo, dal canto loro, non parvero per nulla innervosite dagli eventi, e anzi seguirono da sole il Guardiano nel suo tragitto, senza bisogno di essere direzionate da redini, morsi e speroni. Dopo circa un’ulteriore ora di viaggio, durante la quale il tempo fu scandito solo dai passi del Guardiano e dagli zoccoli delle cavalcature, lo strano gruppo arrivò in vista dei due edifici abitati da Frad. Il Guardiano avanzò fino ad una decina di metri dalla casa e si arrerstò nel momento in cui una porta si aprì ed un esserino minuto ne uscì, in religioso silenzio, reggendo una lampada in mano.
“Perbacco,” disse sommessamente Frad, con un sorriso sul volto, “la tua Gilda non si smentisce mai...fa sempre ingresso in grande stile!”
Subito dietro di lui uscì Mirillano, che si arrestò allibito sgranando gli occhi di fronte a tale visione. Rimase impietrito a guardare, ebbe quasi un mancamento e poi proferì:
“Il Guardiano Verde! E’ la prima volta che lo vedo! E’...è fantastico!”
Novedita e SkoomA percorsero gli ultimi metri che li separavano dagli edifici e smontarono. Si voltarono ad osservare la figura del Guardiano Verde, mentre SkoomA gli parlava un’ultima volta:
“Addio Guardiano! Grazie per la traversata!”
L’elementale rimase ad osservare il gruppetto per pochi secondi, poi si voltò senza dire niente, e ripartì nella direzione opposta. Come in un rituale rimasero tutti in silenzio, nella notte, a veder sparire il Guardiano Verde nelle coltri della palude.
La giornata era stata lunga ed impegnativa per tutti quanti: tra cavalcate nella palude, esplorazioni, incontri ravvicinati, fughe, lavoro d’ingegneria, osservazione dei nani neri, cucina, colpi di mortaio in città e furti di bestiame, ognuno aveva speso energie e, data l’ora tarda, tutti furono più che lieti di addormentarsi. Lo gnomo, dopo una veloce stretta di mano coi nuovi arrivati, condusse il terzetto in casa, parlando a bassa voce:
“Ho fatto più spazio possibile sul pavimento. Ci sono coperte e cuscini, sistematevi pure come volete. A domattina!”
Così dicendo si ritirò al piano sottostante. Stonegear già dormiva della grossa: ronfava beato a bocca aperta tra tre cuscini e altrettante coperte arrotolate a casaccio sul pavimento. Doveva essere un po’ sbronzo. SkoomA non poté trattenersi dalle ultime considerazioni della giornata:
“Ah vedete poi ne dice a me che sono il pisciasotto! Il bimbo dorme della grossa! Guardatelo, il grande artigliere imperiale di sua maestà Budersio IV, nipote di Santippe figlia di Giocacca! Har har!”
Novedita e Mirillano liberarono una piccola risata al fuori programma di una giornata faticosa. Non contento, SkoomA tirò via tutte le coperte e i cuscini a Stonegear, e ridacchiando si andò a coricare in un angolo, mentre una pioggia battente che iniziava a scendere conciliò un rapido sonno.
 
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Sanzjnni
view post Posted on 11/10/2016, 00:12




Cos'è codesta infamitade? Qual canaglia usa gaglioffo lo nome di Lo Mastro?
 
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