Mastro
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| Fu così che, armi alla mano e sensi allertati, Mirillano e Stonegear iniziarono a marciare verso nord. L'iniziale buona visibilità rinfrancò non poco il cuore dell'umano che, sentendosi naturalmente più tranquillo, abbassò un poco la guardia e rivolse qualche domanda al suo compagno di viaggio. Gli parlava e lo ascoltava senza poterlo vedere, impedito com’era dalla placida figura di Dersello che si lasciava trasportare nella piccola carovana che si era formata: “Dunque, sono curioso di sapere quanto dista da qui l’abitazione di codesto ingegnere vostro compare...non mi sono mai trattenuto a lungo in questa regione e davvero non saprei come orientarmi...” “Stai tranquillo don Mirillano,” gli rispose con solerzia il nano, “mezz’ora al massimo e saremo a destinazione. Anche se il terreno non è dei migliori, l’abitazione di Swiftgear non è lontana dalla città, sarebbe un suicidio abitar più che a due tiri di schioppo dalle mura. A meno che tu non abbia la testa dura come Whelgar e scelga di far pianta stabile in un nido di raptor!” “Credi che dovremo imbatterci in qualche spiacevole avventura? Non ho proprio voglia di menar le mani...a dire il vero non sono neanche molto allenato...negli ultimi tempi non ho mai maneggiato armi e...” “Di certo se continuiamo a cianciare in questo modo potremmo attirarci qualcosa addosso!” lo interruppe bruscamente Stonegear, fattosi improvvisamente più nervoso. Sporgendo lievemente la testa verso sinistra, Mirillano poteva osservare Stonegear incedere sì a passo sicuro, ma voltarsi incessantemente da destra a sinistra ogni manciata di secondi, per aver più campo visivo possibile. Mirillano smise allora di parlare, concentrandosi sui suoni circostanti. Tutto quello che sentiva, almeno per ora, erano i ritmici passi degli stivali del nano, il lento ambio del proprio cavallo e i battiti del suo cuore che gli arrivavano in gola. Cominciò a chiedersi se aveva fatto bene a fidarsi ciecamente di tutte le direttive impartitegli nel corso degli ultimi giorni. Di certo, pensò, Novedita e SkoomA non avrebbero arrischiato una spedizione tanto insicura ed una simile divisione di forze se non fossero stati sicuri della riuscita. O forse sì? Ricordò vaghi spezzoni di frasi ascoltate da bambino, quando i rozzi tutori dell’orfanotrofio e le bisbetiche vecchie donne che si occupavano dei lavori domestici motteggiavano e sentenziavano sul mondo intero, anche se non si erano mai mossi da Elwynn ed avevano partecipato al massimo a qualche sagra delle castagne o ai raccolti di avena a Westfall. Secondo loro, gli uomini, i nani e tutti gli altri esseri dominanti il loro mondo erano tutti uguali, messuno era infallibile e a prescindere dalla razza bisognava dubitarne sempre delle intenzioni. Non ricordò il nesso di questo episodio con quello che stava pensando poco prima, e scordò velocemente anche quello; si sentì un po’ confuso. Il suo cuore sobbalzò improvvisamente quando Stonegear fermò bruscamente il cavallo con la canna del fucile e, contemporaneamente, alzò la mano sinistra per indicare a Mirillano di fermarsi. Il nano si voltò per un momento, assicurandosi di avere l’attenzione di Mirillano, quindi, senza proferir motto alcuno, puntò lentamente la canna dell'arma verso destra, e succesisvamente davanti a lui. Aguzzando la vista, Mirillano distinse due figure umanoidi, invero piuttosto grandi e massicce per trattarsi d’elfi, umani o addirittura tauren. Sebbene parzialmente celate dalla nebbia e dalla vegetazione, Mirillano vide chiaramente le due figure avanzare verso di loro, per poi apparentemente voltarsi e riprendere a muoversi lentamente in direzioni differenti. Mirillano rimase fermo, indeciso sul da farsi, e rivolse uno sguardo interrogativo al nano. Questi, quasi rispondendo alla silenziosa domanda posta da Mirillano, si voltò e disse con voce sommessa: “Elementali della palude. Mai avuto problemi con loro, generalmente nessun viaggiatore riporta brutte esperienze dal loro incontro. O perlomeno, nessuno che abbia passato molto tempo in loro compagnia...tienili solo d’occhio, continuiamo a camminare.” “Elementali? Cosa sono?” chiese Mirillano. “E che ne so io,” rispose laconico il nano, “si chiamano così perché sono composti da qualche elemento...piante, erba, alghe, acqua, legno, terra, non lo so! So solo che è come se facessero parte di questa terra. Vivono negli acquitrini qui intorno, e non so di cosa si cibino, ragion per cui è meglio che non ci soffermiamo oltre.” I due ripresero il cammino, seppur più allertati di prima, mentre i due elementali sembrarono non mostrare particolare interesse per le tre figure, abbastanza insolite per il posto. Mirillano tirò un sospiro di sollievo e si affrettò a seguire Stonegear, pregando che il viaggio terminasse a breve. Dopo un paio di minuti però si accorse che mentre uno dei due elementali era sparito dalla vista, l’altro sembrava mostrare un rinnovato interesse per i nuovi ospiti della palude e, seppur a passo lento e goffo, si era chiaramente messo alle spalle dei due e ne seguiva solertemente la scia. “Mastro Stonegear,” disse allora nervoso Mirillano, “credo che uno dei due compari voglia far conoscenza...non hai forse uno di quei tuoi petardi dalla luce viola che fanno svolazzar via le gallinelle del portico...” Il nano si voltò nuovamente per qualche istante, dapprima aguzzando la vista dietro le lenti dei suoi occhiali, poi aggrottando fronte e labbra in una espresisone grottesca che solo i nani erano in grado di proporre. Disse poi: “Di certo non spaventerebbe un colosso come quello! Pie’ veloce e nervi saldi, continuiamo a camminare...si stancherà!” Sebbene Mirillano e Stonegear tentassero di seminare l’inseguitore col loro passo, l’elementale ora mostrava un vivissimo interesse per la combriccola, o per le vettovaglie trasportate, ed emettendo uno strano e profondo verso a metà tra il labiale ed il gutturale prese ad incedere velocemente, seppur barcollando, imitando grottescamente la corsa di un umano. In poco tempo la creatura si era avvicinata, e voltandosi su sé stesso Mirillano poté distinguerne i tratti al meglio. Quale orrore! Il volto ridotto ad un ammasso di bubboni, croste e nodosità simili ad un vecchio tronco di una foresta stregata, la bocca storta ed asimmetrica in cui albergavano strani spuntoni simili a denti, gli occhi piccoli, liquidi e luminosi ed un corpo completamente ricoperto di vegetazione marcia e parassiti, l’elementale non era certo una vista incoraggiante, specialmente per il cuore di qualcuno che non faceva della guerra una ragion di vita. Nel momento in cui l’elementale prese a tendere i propri arti superiori verso Mirillano, Stonegear si mosse velocemente in retroguardia e, mettendosi al fianco sinistro di Mirillano, esplose due colpi di doppietta consecutivi a distanza molto ravvicinata, mirando al centro del bersaglio. Simultaneamente all’esplosione, Mirillano vibrò istintivamente un colpo di mazza davanti a sé, chiudendo gli occhi per un attimo. Non vide, ma sentì di impattare contro qualcosa di molto duro, ed il contraccolpo gli fece dolere il polso. In un secondo si sovrapposero le brevi urla di battaglia dei due, il fragore dello sparo ravvicinato, la sorda mazzata ed il gemito di spavento dell’elementale. Un attimo dopo, la figura umanoide fuggiva goffamente lontano dai due compari che lentamente tornarono alle posizioni di guardia. Mirillano tenne le briglie del cavallo, guardingo, mentre Stonegear dedicò un minuto abbondante a scrutare nervosamente intorno a sé, assicurandosi di non avere altri ospiti indesiderati. “Te l’avevo detto,” disse infine, in modo eccitato, all’umano, “al massimo ci saranno da vibrare uno o due colpi di mazza...e...hai visto che colpo? Te l’avevo detto che la mia doppietta è imbattibile a distanze ravvicinate! CC 18/6! Di’ un po’, non l’hai forse visto?” “A dire la verità no messere nano,” rispose Mirillano, rinfrancato ma ancora un poco scosso, “non credo di aver capito bene cosa sia successo...non ti dispiace credo, se ci rimettiamo in cammino senza indugiare...” La seconda parte del viaggio scorse senza incidenti ulteriori. Stonegear a dire il vero si era fatto più guardingo, e non smetteva di puntare le sue canne gemelle ora da una parte, ora dall’altra. Mirillano, dal proprio canto, era rincuorato dalla veloce reazione che avevano avuto contro l’elementale, anche se l’efficacia dell’attacco era stata tutt’altro che ottimale; ma, pensò, se le minacce di quella zona erano un paio di elementali da tenere a bada come si fa con una scacciacani contro un paio di randagi, non c’era troppo da temere. La nebbia aveva appena cominciato a diradarsi, quando i due giunsero in vista di due costruzioni. Una delle due era più bassa e squadrata, l’altra alta il doppio ma più affusolata, quasi piramidale. “Siamo arrivati dunque,” disse ad un tratto più rilassato Stonegear, “lì abita Swiftgear! Pochi minuti e saremo al sicuro!” Le due costruzioni non erano proprio in linea con la direzione di marcia di Mirillano e Stonegear; quest’ultimo, a causa della nebbia e dell’inesistenza di un sentiero vero e proprio, si doveva affidare solo alla propria memoria e al proprio istinto per ritrovare la via, ed aveva sbagliato direzione, seppur di poco. L’arrivo richiese ancora qualche nervoso minuto più del previsto. Avvicinandosi, Mirillano si rese conto che la costruzione più bassa era rettangolare, ad un solo piano, e costruita in pietra. Di certo, pensò, ci vuole una massiccia dose di forza di volontà per trasportare pietra e legno in una zona simile e mettersi a lavorare per tirar su un edificio del genere in mezzo alla natura selvaggia ed impietosa. Ma poi si ricordò del suo unico viaggio a Winterspring, dove la natura infieriva in modo molto più impietoso su chiunque volesse placarla con strade e città, e di come alcuni goblin, ed i nani in minor parte, vi avessero preso fissa dimora. E si ricordò del singolare compagno di viaggio di quella volta...Andromalius il Mago Nero...sembrava un momento lontanissimo. E sembrava ancor più insolito che due persone così diverse tra loro potessero trovarsi ad interagire, ancor più così lontani da casa. Già, una casa. Guardando a terra, Mirillano scoprì con sgomento di non ricordare come ci si sentisse “a casa”. Che significasse una famiglia, una casa abitata con altri lavoratori, un tetto diviso con altri cento bambini poveri, una sicura dimora fortificata di pietra e legno, era una sensazione rada e troppe volte caduca per essere di ferma presa sulla sua anima. Come una fragranza inalata per un breve secondo, una volta ogni anno, di cui si raccoglie a fatica un lontano ricordo, flebile e delizioso allo stesso tempo. Incorporeo, ma presente. Una luce che si spegneva dalla finestra ed il rumore di un chiavistello che girava lo fece tornare alla cruda realtà. Uno gnomo con uno strana specie di cappello metallico in testa sbucò dalla porta di ingresso dell’edificio e si avviò a passo svelto verso le due figure. “Swiftgear! Salute a te! Spero te la passi bene!” esordì Stonegear abbozzando un mezzo sorriso. “Mai stato meglio nanaccio...che notizie dal deposito?” gli fece eco sorridente lo gnomo. Aveva una voce che a tratti sobbalzava nello stridulo, per poi tornare ordinaria. “E che ne so,” disse allegramente Stonegear, “manco da almeno un mese...spero solo di non ritrovare l’officina crollata o esplosa quando sarò lì!” “Se l’hai lasciata in mano a dei sozzi due volte migliori di quelli che ho incontrato l’ultima volta che sono passato, sarà un miracolo ritrovare in ordine un angolino del tuo sgabuzzino!” continuò lo gnomo, “Mai visto tanto disordine lì!” “Ohibò, e quando ne passasti in visita?” chiese Stonegear. “Sono forse rimbecillito a tal punto da non averti costretto a trattenerti per lo meno mezza giornata tra liquori et esperimenti d’ogni sorta?” “Ma no, è stato solo una settimana fa...ero in giro ad Ironforge e mi sono proposto di passare da te, volevo venire a parlare di affari.” disse Swiftgear. Poi riprese a parlare, facendo piccoli gesti circolari con le mani guantate: “I nostri accordi, sai.” “Ah sì, bene, bene, non ci crederai ma sono qui per lo stesso motivo!” rispose eccitato Stonegear, “Cosa hai che bolle in pentolaccia?” “Grasse sapienze,” rispose Swiftgear, “Ma ne parleremo dentro. Venite, entrate. Lo spazio è poco come al solito...ma lo divido volentieri. E dimmi, chi è il tuo compagno di viaggio? Si tratta anche di un buon compagno di Gilda?” “Puoi dirlo forte,” si intromise Mirillano, silenzioso fino a tal punto, “sono Mirillano di Southshore! Poco avvezzo alle paludi, ma a quanto pare anche all’inferno c’è un posto sicuro e ospitale!” “Sono sicuro che se parli così delle mie amate paludi, non hai davvero mai visto l’inferno! Forza, tutti dentro, avremo occasione di parlare di tutto ciò con le chiappe comode!” “Dove posso lasciare il cavallo?” chiese Mirillano. “Nel granaio dovrebbe esserci abbastanza spazio.” gli rispose Swiftgear dopo aver speso qualche secondo a grattarsi la testa pensoso. Subito dopo già rientrava in casa. Ne uscì poco dopo porgendo distrattamente una chiave a Mirillano, mentre rimaneva voltato per tentare di ascoltare Stonegear, che già cianciava di artifizi vari. Mirillano portò il cavallo verso l’altro edificio, una struttura semplice in legno, ivi lo introdusse e lo legò ad un montante della parete. Dopo averlo liberato dal peso del carico e rifocillato, lo lasciò riposare e si diresse verso l’abitazione dello gnomo, trascinandosi appresso l’equipaggiamento. “Vado ad avvertire mia moglie del vostro arrivo.” Disse Frad non appena anche Mirillano fu entrato ed ebbe chiuso la porta dietro di sé. “Ci facciamo portare del caffè caldo e ci sediamo a parlare...sai, fortunatamente mi trovi in un momento libero, non ho urgenze. E’ al piano di sotto, torno subito.” Detto ciò, lo gnomo prese una stretta scala che conduceva al piano sotterraneo, canticchiando un motivetto e picchiando ritmicamente la mano sul corrimano di metallo. Mirillano si liberò quindi del bagaglio, accantonando tutto in un angolo, e si sedette ad un ampio tavolo che stava al centro della stanza. Intorno a sé poteva osservare quello che era a tutti gli effetti un laboratorio: non differiva molto dall’officina di Stonegear, tranne forse per il fatto che ci fosse un po’ più d’ordine, pensò, e magari differenti strumenti, arnesi e manufatti, ma questo non avrebbe potuto dirlo con sicurezza. Benché in Gilda lo studio e lo sviluppo dell’ingegneria erano tenuti in gran conto, lui non se ne era mai occupato direttamente, e trovava difficile seguire i ragionamenti e le spiegazioni che non fossero poco più che basilari. Gli vennero in mente con gioia, tuttavia, le immagini delle dozzine di volte che aveva dovuto sorbirsi, più o meno volentieri, lezioni e discorsi vari su ogni sorta di diavoleria nanica e gnomica, anche se in genere sono i nani quelli più invadenti con le chiacchiere, e non averci tirato via un tubo di utile il più delle volte. Il periodo vissuto lavorando direttamente per Stonegear era stato però, senz’altro, un’esperienza unica ed intensa, e si ritenne soddisfatto e felice che Jezzail l’avesse avviato su quel cammino... “E’ stato difficile farle interrompere il lavoro,” disse Frad risalendo le scale tenendo in mano un vassoio con un bricco fumante e tre tazze , “mia moglie sta facendo l’inventario del magazzino e della dispensa, si scusa per non essere presente. Salirà a salutarvi più tardi.” Frad Swiftgear versò caffè nero a tutti e riprese velocemente a parlare: “E dunque Utno, questo caro amico che porti con te si cimenta nell’ingegneria come noi?” “A dire la verità no Frad,” disse Mirillano, rispondendo direttamente alla domanda, “ho passato un periodo lavorando al deposito ma con differenti mansioni...non sono mai riuscito ad entrare in simbiosi con questa arte come fate voi, ma ammiro codesta abnegazione. Anche una volta entrato nella Gilda ho mantenuto le stesse mansioni, così non mi sono mai cimentato...a parte usare qualche archibugio...” “E dunque di cosa ti occupi?” chiese Frad. “Il nostro Mirillano è un...a dire la verità è un tuttofare,” si intromise Stonegear, “anche se questa definizione lo sminuisce di sicuro. Egli ha lavorato in molte regioni di Azeroth, sa coltivare, allevare, cucinare, conosce la natura e le sue risorse come nessun altro, ha nozioni di costruzione e riparazione, sa far musica e molto altro. E’ responsabile ufficiale del vettovagliamento...har har! Ti assicuro che messere Mirillano è anche un’ottima compagnia in qualsiasi occasione, che sia viaggio periglioso o di piacere, festa di paese ed ebbro banchetto, qualsiasi cosa tu voglia realizzare, credimi, al fianco di un compagno come Mirillano riuscirà meglio!” “Forse così è un po’...troppo,” rise Mirillano, “ma in effetti è di tutto questo che mi sono sempre occupato. Non capisco di ingegneria né di alchimia, mi sono sempre occupato di ciò che mi stava più direttamente davanti agli occhi...” “Oh sì,” commentò Frad, “di persone dedite alla vita in questo modo ne esistono poche sai. Non biasimarti mai se pensi di avere nozioni e capacità in meno agli altri...quello che tu sai fare è qualcosa di prezioso.” Dopo i convenevoli sorprendentemente formali e profondi, che in effetti erano abbastanza rari in Gilda, Frad Swiftgear e Utno Stonegear unirono le loro arzigogolate menti in un discorso tecnico riguardo il loro precedentemente menzionato “affare”. A Mirillano parve di capire che si trattasse di migliorare le prestazioni di un’arma del nano tramite un congegno dello gnomo, ma si perse presto nei dettagli tecnici e rivolse nuovamente la sua attenzione alla casa-laboratorio in cui si trovava. “Allora vecchio nano unto di grasso...ho sempre pensato che ti abbiano chiamato Utno per non chiamarti Unto, ma il tuo destino era già scritto...mostrami la nuova bombarda.” “Eccola qui!” rispose solerte Stonegear, tirandola fuori dallo spesso sacco in cui la teneva e sbattendola sul tavolo di metallo. “Fabbricata circa un mese e mezzo or sono, modello AAAL 2/2! Corpo in solido acciaio e mithril rivettato, treppiedi in ferro, miscela di polveri standard – almeno per il momento – arco di puntamento 25°-55° e puntatore universale balistico di ultima generazione per artiglierie leggere...l’unica cosa che mi lascia insoddisfatto è il raggio d’azione. Vorrei aumentarlo almeno del 30%. Che novità hai?” “Eh eh, vecchio Stone, durante gli ultimi dieci giorni ho lavorato ad un’aggiunta alla canna di circa quaranta centimetri, solidissimi truesilver e rethban, placcatura in mithril, binari di scorrimento e di aggancio universali! Vanno bene per qualsiasi modello AAL e AAAL...ora vieni giù con me che facciamo qualche prova sulla tua arma, ma sono sicuro che possiamo implementare il raggio d’azione del 50%!” “E’ fantastico!” rispose entusiasta Stonegear, “Porto subito tutto al piano di sotto e ci mettiamo al lavoro!” I due ingegneri scesero al piano di sotto senza degnare Mirillano di interesse, e tutto ciò mentre la moglie dello gnomo saliva al piano di sopra per una pausa, decisa a preparare un ottimo pranzo seppur in ora tarda. Mirillano si offrì di aiutare la donna, che accettò con piacere e scambiò opinioni, pareri e trucchetti dell’arte culinaria col suo nuovo ed inaspettato compagno di fornelli. Per lo meno, pensò Mirillano, c’è qualcosa da fare mentre aspetto che Stonegear finisca di giocare al cannoniere con Frad. La cucina era angusta ma forniva tutto il necessario, e la compagnia della gnoma era piacevole. Ella non si intendeva di ingegneria come il suo sposo, ma aveva nozioni sufficienti per aiutarlo con la manodopera. In più si occupava delle vendite ai clienti e degli inventari periodici, data la sua precisione in tali lavori. Nel frattempo al piano inferiore, una sorta di magazzino diviso in vari settori da pareti leggere e provvisto di una piccola area di vendita dietro una saracinesca, Frad e Utno montarono con successo l’aggiunta alla bombarda. Dopo aver eseguito delle prove con polveri traccianti rosse, per stabilirne la distanza, poterono concludere con soddisfazione il loro sodalizio, attestando che l’arma ora tirava ad una distanza aumentata di circa il 40%. La neonata arma fu ribattezzata col nome di AAAM 2/3 ‘Swiftstone’, e si stabilì una produzione iniziale di cinque pezzi per i test, e di successivi sessanta. Avrebbero diviso i guadagni in proporzione di 60% a Stonegear e 40% allo gnomo, che parve piuttosto soddisfatto. Egli apostrofò quindi Stonegear: “Allora, c’è dell’altro o abbiamo concluso qui?” “A dir la verità, vorrei chiederti qualcosa sui nani di Thandol Span...che novità hai?” “C’è di mezzo del lavoro per la tua gilda immagino, eh?” rispose Frad, assumendo un’espressione più corrucciata. “E’ così...a breve, per quanto so, un esercito di qualche migliaio di arimigeri passerà di qui e dovrebbe attraversare il passo...non si sa se con la forza o meno...e noi li stiamo seguendo. Avrei bisogno di osservare il versante della montagna per vedere cosa succede.” “Hai fatto bene a dirmelo,” rispose lo gnomo mentre si puliva le mani ed il volto, “sarebbe stato incauto mettersi ad osservarli senza sapere niente prima. Sai, loro sanno che io sono qui, e sanno cosa faccio. Hanno strumenti di osservazione e rilevamento spie molto avanzati, come puoi immaginare, e non gradiscono i curiosi in momenti particolari. Diciamo che non li gradiscono mai...di norma, ogni tanto faccio una panoramica del versante nord della regione, ed essi non interferiscono a patto che io non vada a mettere troppo il naso nei loro affari. Sai, tre settimane fa uno di loro si è presentato alla mia porta. Non immagini la sorpresa, ed il terrore che ho provato a vedere il suo brutto naso di fronte a me.” “Ah si?” rispose preoccupato Stonegear, “e cosa è successo?” “Niente di grave. Mi ha chiesto se poteva acquistare della polvere di zolfo finissima, del mithril grezzo e della citrina. Gli ho venduto una piccola quantità di tutto, per non dispiacerlo, ma sospetto che sia venuto qui per rendersi conto di ciò che stavo facendo. Si è guardato velocemente attorno, ed è sceso con me al piano inferiore mentre prendevo le scorte dal deposito. Immagino sia venuto a farsi un’idea di cosa stessi eventualmente progettando, e se tramavo contro di loro. Era insolitamente alto, aveva la barba nera e ispida, e spessa come mai avevo visto, sembravano quasi aculei conficcati nella sua faccia. I capelli nerissimi e arruffati, un corpo che pareva temprato nell’acciaio e due mani grosse più della mia testa. Sembrava disarmato ma avrebbe potuto staccarmi la testa dal collo senza sforzi particolari. Gli occhi di fuoco, e degli strani bracciali di ferro massiccio ai polsi, avrei detto quasi dei ceppi da prigioniero. Ma si è comportato bene e senza stranezze, e dopo pochi minuti era tutto finito. Ha pagato in copper sonante.” “Dunque?” “Voglio solo avvisarti che ultimamente mi sono parsi in attività più fervente del solito. Ne ho avvistati diversi pattugliare non lontano da qua...in genere non si allontanano dai piedi della montagna e dal passo, che ad occhio nudo sembra comunque deserto. Da quello che mi dici, però, sembrano in fermento per l’arrivo degli uomini in armi. Se vuoi dare un’occhiata fallo pure, ma usa il mio rilevatore e nessun cannocchiale dei tuoi. Possono rilevare la tua presenza e non saprei come spiegargli poi le tue azioni. In nome della nostra amicizia ti concedo di farlo, ma stai molto attento...riuscirai a non mettermi a repentaglio?” “Puoi starne sicuro, ma ora sento odor di vivande! Saliamo a pranzo che tua moglie e Mirillano avranno sicuramente unito le loro abilità per un pasto degno di un re!” Durante il pasto, a base di una squisita fettina panata di raptor, Stonegear avvertì Mirillano della pericolosità dell’operazione, e del fatto che avrebbe dovuto condurla lui stesso. Dopo mangiato, la gnoma tornò al suo lavoro e a Mirillano quindi non restò che appisolarsi su un piccolo divano mentre Frad e il suo compare Utno andavano sulla piccola torretta sita sul tetto dell’abitazione. Stonegear notò con vivo piacere che si trattava di una torretta monoposto rotante, dotata di sistemi di puntamento e visione notturna, sistema di ingrandimento visivo, lenti intercambiabili di ogni tipo, binari per inserire artiglierie leggere ed un’armatura di acciaio spessa quindici centimetri. Guidato dai nervosi comandi dello gnomo, il nano si apprestò dunque ad osservare il versante della montagna. Poco dopo, non poté non notare una grossa colonna di archibugieri neri, vestiti di quel tipico mantello rosso scuro e dell’elmetto argentato con lente di mira incorporata, che usciva da un pertugio segreto della montagna e si dirigeva a presidiare il passo. I nani sparirono uno ad uno nelle postazioni di difesa, ma Stonegear non si propose di utilizzare il rilevatore termico, sarebbe stato sicuramente scovato. Vide anche quello che presumibilmente era un ufficiale dare ordini ad altri due nani che sparirono velocemente nella montagna, da dove due minuti dopo un’altra colonna di archibugieri ed una di fanteria pesante si mobilitarono per andare a presidiare il passo. I fanti neri erano particolarmente impressionanti: vestivano caschi di metallo nero molto spessi, lasciando la faccia inosservabile, ed avevano scudi alti rivettati e spuntonati piuttosto minacciosi. Si muovevano in silenzio e con compostezza, ed andarono a sparire come la prima colonna aveva fatto. Dopo una ventina di minuti, e dopo aver visto altre colonne muoversi, Stonegear tornò di sotto e lo gnomo si rilassò visibilmente. Andò poi a destare Mirillano per informarlo del tutto. “Tutte queste colonne in movimento significano forse che i nani sono all’erta immagino...” disse quest ultimo, che da quando era a casa di Swiftgear non aveva parlato molto. “Lo puoi dire forte,” intervenne Frad, “in genere i loro spostamenti sono molto ridotti. Quando mobilitano colonne intere vuol dire che si aspettano movimento dalle loro parti. Io spero solo” aggiunse preoccupato, “che questo esercito non crei problemi di sorta...ne risentirebbe tutta la regione. I nani neri non si sono mai spinti molto oltre i loro confini di superficie locali, ma non vorrei sperimentare la loro ira.” “Credo che sia sufficiente così,” aggiunse Stonegear, sedendosi al grosso tavolo di metallo al centro della stanza ed accingendosi ad oliare la sua doppietta, “ora dobbiamo solo aspettare che i nostri compagni tornino...Frad, ti dispiace un po' di compagnia per un'altra giornata?” “Ah, non mi avevi detto che c’erano altri compagni della tua gilda,” disse Frad sorpreso, “chi c’è?” “Al momento ci sono Novedita e SkoomA in perlustrazione nelle paludi ad est,” rispose Stonegear, “dovrebbero essere qui al più tardi per domattina. Non preoccuparti per noi, ci sistemeremo per la notte qui, nei sacchi a pelo, e non daremo nessun disturbo.”
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